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Latina. Lapo, la coca e i trans. Se lo sputtanamento televisivo è premiato dal pubblico basta un Garante per ristabilire principi di buon senso?

È nato prima l'uovo o la gallina? Non esistono più le mezze stagioni! Se mio nonno aveva tre palle era un flipper. La tv di oggi è tv spazzatura. Sagra delle banalità, si dirà. Ma fino ad un certo punto. Un fondo, e non solo, di verità è nascosto sotto l'ultima. La dimostrazione è facile. Ed è alla portata di tutti. Pure nostra. Tutti oramai sapranno che Lapo Elkann, nipote di Gianni Agnelli, è stato ricoverato pochi giorni fa. Motivazione? Non serve specificarlo perché tutte le televisioni nazionali hanno dato prova delle loro capacità di investigazione. Particolari scabrosi, immagini inedite, testimonianze mascherate, retroscena, ricostruzioni, rapporti simulati per rendere più realista il servizio, o servizietto, travestiti braccati e raggirati per strappare un particolare osceno, giornalisti con il tranch per rendersi anonimi agli intervistati, anche se forse il soprabito serviva per aprirlo e far vedere la sorpresona . Neanche la pantera rosa, o meglio, il tenente Colombo sarebbe riuscito a fare di più. La domanda che però ci si sarebbe dovuto porre è il perché di questo accanimento mediatico. Business! Su che cosa però? Sulla vita privata di un uomo che deve essere libero di fare le sue scelte. Striscia la notizia ha superato tutti. La sua parvenza di obiettività, il suo denunciare cose risapute e ovvie non può renderla superiore alla dignità umana. Sappiamo che interverrà il Garante. Non siamo affatto fiduciosi e sappiamo che lo sciacallaggio televisivo, se premiato dal pubblico, non sarà fermato da nessun Garante e da nessun buon senso. Lapo Elkann è un uomo che può far ciò che crede della sua, e ripetiamo, sua esistenza. Se ama vivere la sessualità al di fuori della "norma", se vuole ricercare lo sballo nella peccaminosa droga, sono solo affari suoi. Nessuno di noi può far la morale agli altri, o dipingersi cherubino per far risplendere l'aureola macabra della propria falsità. Se si danneggia altri, la denuncia e l'informazione seria è dovuta, se si vive la vita a modo proprio, allora il silenzio dovrebbe pervadere l'etere. Quanto qualunquismo e moralismo nella televisione di oggi. Noi ci nutriamo di reality, di interviste fatte a casa di madri disperate, di mercato mascherato da sport. Ce lo meritiamo? Probabilmente sì. È necessario però che, nonostante l'essere considerati marionette dirette da mano felpata, ci si scagli contro questo schifoso perbenismo e questa inaccettabile invasione nella sfera personale. Un occhio ci osserva, non quello del grande fratello. Stiamo attenti alle nostre magagne, o forse solo io sono impudica e peccaminosa e devo preoccuparmi?

Elisabetta Rizzo


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