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Latina. Primarie. Antonio Pennacchi sull'Indipendente: «A sinistra siamo capaci di inventarci chissà cosa pur di perdere. È il cupio dissolvi...»
A me da piccolo mi hanno insegnato che, quando uno si rende conto di avere sbagliato, deve avere la capacità di ammetterlo. E’ inutile che stai a dire: “Ma quali quattro milioni, mica li ha vidimati la questura”. Era un sacco di gente e su questo non si discute. E soprattutto nessuno se l’aspettava, e anche su questo non si discute. Io sono andato a votare a Latina convinto che ci fosse un seggio solo: “Chi vuoi che ci viene”, ho detto a mia moglie, “siamo la città più a destra d’Italia”. E invece a Latina c’era una fila della madonna e non era neanche il seggio nostro, ce ne erano altri quattro e il nostro stava a Borgo Bainsizza, uno dei borghi più fasci, dove una volta ci facevano i campi Hobbit e i paramilitari. E c’era la fila pure là. Come fai a dire che non erano quattro milioni e rotti? Figurati a Reggio Emilia. Ma il punto non è questo.
Io sono andato a votare solo perché, con la storia del proporzionale, m’erano proprio girate le palle: “Adesso basta”, avevo detto, “adesso voto pure per Prodi”. Ma per protesta appunto, mica per lui. Lui non m’era mai piaciuto, per me era un democristiano. Io volevo D’Alema e basta. Pure Veltroni mi sarebbe andato storto. Ma adesso debbo dire che aveva ragione lui, Romano Prodi.
Certo lo so anch’io che una cosa sono le primarie e un’altra le elezioni vere. Da qui a quelle ce ne passa e può succedere di tutto. Il cupio dissolvi – in questo Paese – non è monopolio delle destre e anche a sinistra siamo più che capaci di inventarci chissà cosa pur di perdere. Non è quindi detto – anzi – perché quei quattro milioni e rotti hanno rotto qualcosa anche a sinistra.
Quello era un leader per procura. Gli hanno detto “Vabbe’,” e gliele hanno fatte fare solo per farlo contento, ma nessuno ci credeva, e tutti anzi si credevano che comunque i giochi restavano in mano a loro: “Non ti montare la capoccia, tu sei un capo per finta, un primus sub pares, e fai quello che ti diciamo noi perché i voti sono i nostri: tu da solo conti per te e tua moglie”. E questo invece t’ha portato in piazza quattro milioni e trecentomila persone. Sì, è vero che il merito è tutto di Berlusconi e della destra – perché quello che ha fatto incazzare la gente non è tanto lo specifico del proporzionale, quanto il modo e la iattanza – ma se non era per Prodi le primarie non le facevi.
Adesso non voglio dire che finalmente la nostra è una democrazia compiuta. Sempre oligarchia rimane – non è una rondine che fa primavera – e il sistema dei partiti lo trova subito il modo di neutralizzare ogni spinta dal basso. Ma quattro milioni e passa di persone che escono di casa per andare a votare in elezioni per finta – e fanno pure la fila, e pagano pure – be’, sono una cosa che non s’era mai vista, un grande movimento di massa che dava entusiasmo ed euforia come manco all’Olimpico, specie di questi tempi.
Mo’ quali saranno gli esiti non lo so. Rutelli può anche essere capace di inventarsi chissà cosa e, comunque, in un paese dell’Occidente industrializzato come il nostro le differenze in caso di vittoria, tra uno schieramento e l’altro, non sono esattamente come il giorno e la notte. Però va dato atto a Romano Prodi di essersi inventato lui l’Ulivo, le primarie e le condizioni per costringere finalmente in un solo e moderno partito – se pure ci riesce – ex democristiani ed ex comunisti. Prodi non si è limitato a cavalcare i fenomeni, ma li ha schumpeterianamente indotti e provocati. Li ha progettati. E speriamo che l’anno prossimo – se vince pure le elezioni vere – mi faccia almeno il ponte di Messina e sia un tantino più anticlericale.
Antonio Pennacchi
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