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Latina. Acqualatina, polemiche sterili. Paride Martella: «È diventata una palla. Tutti vogliono dare il calcio. Ma così è un gioco al massacro»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Paride Martella, presidente di Acqualatina. Una realtà che sta creando polemiche e contrasti con la cittadinanza. Vogliamo dire qualche parola? «Acqualatina è una realtà che doveva nascere in forza di legge, quindi non è stata una volontà dei singoli politici. Una società importante, che dovrà sicuramente pensare al futuro delle acque. E da un po' di tempo a questa parte, anche se pochi lo sottolineano, le cose sono cambiate. Pensiamo a quante bandiere blu in più ci sono state l'estate scorsa sul nostro litorale. Pensiamo a quante perdite in meno si sono verificate sul territorio. Il problema di Acqualatina è quello di tutte le società che danno servizi. Chi dà servizi è impopolare; se si devono chiedere dei soldi su qualcosa che si pretende sia dato gratis». L'acqua viene considerato un bene primario... «L'acqua da bere è un bene essenziale. Gli sprechi no. Chi consuma più 120 metri cubi l'anno si deve interrogare sul perché li consuma». Ma le bollette sono aumentate? «No. Il sistema tariffario è rimasto lo stesso. Il prossimo anno ci sarà l'aumento del 4,9%». Perché le polemiche? «È diventata una palla. E tutti vogliono dare un calcio. Ma questo gioco non durerà. Non porta nulla ai tifosi e agli spettatori. È un gioco che porta al massacro». Lei adesso sta giocando, giocherà ancora? «Io ho fatto già due tempi quindi è bene che me ne torni in panchina o in tribuna e che giochino gli altri. Devo dire che non lascio un'eredità pessima. Il fatto stesso di aver fatto partire la società non è poco. Chi verrà adesso deve far partire la società. Tenete conto che il servizio idrico integrato non è mai partito, nemmeno con i Romani».

Elisabetta Rizzo

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