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Latina. Il "santo impostore" pure al Goretti. Mario Guarino: «Si tratta di un truffatore. Che, dopo morto, qualcuno ha preso sul serio...»

Ai microfoni di ParvapoliS Mario Guarino, saggista, autore tra l'altro di "Santo impostore. Controstoria di Padre Pio" (Kaos edizioni). La testimonianza su di un noto quotidiano locale di Margherita Lamberti, 71 anni, figlia di una famiglia di pionieri dell’agro pontino, a cui il "frate Santo" è apparso nell’ospedale Goretti e che, a suo dire, la protegge da 37 anni è l'ultima di una lunga serie. Premesso che per noi laici le credenze religiose, quando fanno star bene, sono positive. Se la fede ti aiuta a tirare a campare per noi puoi anche pregare le tartarughe. Ma fino a che punto la "fede" può giustificare menzogne, truffe, irrazionalità? Dove finisce il rispetto, dove la tolleranza? Se le religioni storicamente date sono la filosofia dei poveri quanto si può abusare? «Guardate, anche per me chi crede è libero di farlo. Se questa signora crede di essere protetta da Padre Pio non sono certamente io a dirle il contrario. È una questione personale». Però... «Intanto va detto che il titolo che l'editore ha messo al mio libro, Santo Impostore, non è un titolo arbitrario. La parola "impostore" è contenuta in ben due decreti del Sant'Uffizio. Sono ambienti cattolici che hanno definito così Francesco Forgione. Se poi si vuole indagare il perché...». Facciamolo. «Io ho svolto un'inchiesta relativa alla figura di Forgione. Mi sono documentato. Vari saggi, sono stato in biblioteche, a San Giovanni Rotondo. Ed ho scoperto che per il Vaticano Padre Pio era una figura un po' anomala. Intanto per la questione delle stimmate che come è noto erano fasulle. E a dirlo non sono io. Ma i medici, cattolici, che lo hanno visto e visitato. Come Padre Agostino Gemelli. Per quanto si sia sempre sottratto a visite, controlli e approfondimenti. Ma ci sono tanti altri motivi che ci fanno dedurre che il personaggio è quantomeno dubbio. Va anche ricordato che, pur essendo un frate, Forgione riceveva di notte le sue "figlie spirituali". Nel mio libro dimostro che erano cortigiane, donne disponibili. Sempre all'interno del convento c'era un traffico di pezzuole intrise del suo sangue che venivano poi vendute dal suo amico e sodale Emanuele Brumatto, un avventuriero torinese che faceva e faceva fare affari d'oro. E poiché arrivavano tanti soldi, da tutte le parti del mondo, c'era un giro a cui erano collegati fatti strani e situazioni equivoche». Lasciamo perdere la fede, uno può credere anche ad un asino che vola, ma perché santificarlo? «Domanda molto opportuna. Il fatto che il Vaticano ha fatto questa scelta si spiega con la natura del Vaticano stesso. Il Vaticano è una multinazionale affaristica. Lo dimostra la storia. Non sto qui a ricordare per esempio i traffici illeciti della Banca Vaticana, lo Ior. A un certo punto Padre Pio è diventata un'entità finanziaria. Dagli anni 50 a San Giovanni Rotondo arrivavano centinaia di milioni. Le proprietà mobiliari e immobiliari sono passate al Vaticano. Padre Pio ha firmato ben due testamenti. Un vero e proprio contratto, dopo la morte, ha fatto sì che passassero di proprietà soldi, case, terreni. Ecco perché il Vaticano ha cambiato atteggiamenti». La chiesa ha sempre approfittato dell'ignoranza e della superstizione popolare. Ma perché oggi, nel cuore della modernità, la gente continua a non capire? «Colpa anche di una cattiva saggistica. Su Padre Pio sono usciti un centinaio di libri tutti celebrativi, scritti da giornalisti spesso del tutto impreparati. Inventando episodi. Inventando miracoli. La linea è quella di prendere in giro la gente. Si è raccontato di tutto. Di un ragazzo con le gambe fasciate che torna a casa zompettando. A Padre Pio che durante la guerra blocca un aereo che doveva sganciare bombe sul convento. Il resto lo hanno fatto le chiacchiere da paese. Così si è creata la favola. E molti colleghi hanno scritto delle panzane grandissime che la gente preferisce alle cose vere». Il confine tra razionale e irrazionale chi lo pone, chi lo stabilisce, la chiesa cattolica? «La chiesa cattolica può dire quello che vuole, come chiunque. Ma la persona, il singolo, l'individuo deve ragionare con la propria testa e verificare sempre, qualsiasi cosa venga detta, chiunque la dica, la chiesa, un ateo. La persona deve giudicare da sé, confrontare le tesi, e ci si augura che siano sempre tante. Non bisogna prendere per oro colato ciò che dice l'ateo, ciò che dice il parroco o ciò che dice il papa. Il raziocinio ci deve essere sempre».

Elisabetta Rizzo

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