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Latina. Porto di Foce Verde, un bluff. La denuncia di Legambiente: «Le incredibili alchimie di un progetto urbanistico venuto dal nulla»
Qualche mese fa, ragionando sul fatto che il Comune di Latina aveva chiesto alla Sogin l’acquisizione delle aree di sua proprietà, situate tra il pontile e la vecchia centrale nucleare e constatando al contempo che erano (e sono tuttora) in corso le procedure per la realizzazione del deposito “provvisorio” delle scorie derivanti dallo smantellamento; domandandoci se era plausibile che le future imbarcazioni ricoverate in darsena, prima di uscire in mare, dessero prima un’occhiata se potevano incorrere nella trattoria di qualche proiettile sparato dal Poligono di tiro; ci ponevamo una domanda (vista l’evidente inconsistenza economica attuale di quei terreni) e ci davamo una risposta autoriflessiva. “In condizioni normali di mercato, chi è quell’imprenditore (pazzo) interessato ad acquisire quei terreni?”. “A meno che”- era la risposta – “qualcuno non si inventi di realizzarci un porto!”». Così Legambiente.
«Questa è la cronaca riassuntiva di quell’invenzione.
Abituati da sempre alla constatazione del fatto che quando una amministrazione propone un progetto completamente avulso dall’evoluzione economica del suo territorio (basti citare il progetto di Setiapolis sui Lepini, il progetto della Città di Dio sugli Ausoni, il Parco del Cinquantenario a Latina o il recente mega centro commerciale a ridosso della Pontina nel Comune di Cisterna – tanto per non fare distinzioni di colore politico dei proponenti), quasi sempre si tratta del solito tentativo di creare un pretesto (eventualmente avallabile dalla Regione Lazio) per variare la destinazione d’uso di terreni agricoli (sempre e puntualmente già acquisiti dalle società richiedenti la variazione), perché una volta cambiata la destinazione d’uso, il comune ci può fare quello che vuole; quindi siamo andati subito a confrontare il grazioso progetto preliminare dell’Ing. Alberto Noli sul Porto di Foce Verde con le risultanze catastali, rispetto alla proprietà dei terreni interessati.
Sovrapponendo le due cartografie, ci si è accorti immediatamente che proprio là dove l’Ing. Noli prevede la realizzazione della penetrazione del mare nell’entroterra per la realizzazione delle darsene, dei moli e del cosiddetto “Marina Village” (in soldoni decine di migliaia di metri cubi di cemento), c’è già pianificata una mega lottizzazione edilizia con tanto di frazionamento particellare, che in qualche caso arriva a delimitare aree di 2 (due) metri quadrati. Le particelle risultano intestate in gran parte ai componenti di una nota famiglia che fino a poco tempo fa possedeva un caseificio nel territorio di Sermoneta (che evidentemente ha ritenuto più vantaggioso abbandonare l’attività agroalimentare per effettuare investimenti immobiliari in forte odore di speculazione), mentre le restanti particelle che dovranno rappresentare le strade di accesso e comunicazione interna alla lottizzazione, nonché quelle destinate a servizi (verde pubblico, aree di sosta, ecc.) appartengono al Comune di Latina, lo stesso che sta pianificando il Porto di Foce Verde sugli stessi terreni.
L’atto notarile che a reso possibile la trascrizione al Registro Catastale di quel frazionamento (che a tutt’oggi risulta classificato come particelle di terreni agricoli con tanto di indicazione dei relativi redditi agrari e dominicali), è stato stipulato in data 2 Luglio 2003, tra il funzionario Dirigente del Settore Urbanistica del Comune di Latina, appositamente incaricato all’uopo dal Sindaco, in rappresentanza dell’ente comunale e dai membri della suddetta famiglia. L’atto recita il titolo: “ Convenzione per l’attuazione dei criteri perequativi afferenti l’attuazione delle previsioni urbanistiche dei comprensori costieri della Marina di Latina, ai sensi dell’art. 28 delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano Particolareggiato di Esecuzione (P.P.E. ndr), approvato dal Consiglio Comunale con delibera del 22 Ottobre 1980 N. 202”.
Al di là della formulazione complessa del titolo dell’atto, si tratta di una prassi che (dalle nostre parti) è “vecchia come il cucco”: un privato acquista dei terreni agricoli dove, come in questo caso, c’è una qualche previsione edificatoria in base ad un datato P.P.E. (adottato 25 anni fa a seguito del PRG di Piccinato), contestualmente acquista un altro appezzamento agricolo nella stessa zona e chiede al Comune la cosiddetta “compensazione” della volumetria edificatoria acquisita; invece di realizzare quella volumetria “blanda e diffusa” – parole di Cervellati (cioè 0,25 metri cubi per ogni m.q.) sui quei terreni, si chiede di concentrarla in una unica zona (ma guai a chiamarla lottizzazione), regalando contestualmente al Comune quelle aree che poi serviranno per i servizi, esentando quindi l’ente da improbabili espropri che eventualmente dovrebbero rendersi necessari per realizzare quegli stessi servizi (la cosiddetta “compensazione” delle aree tanto in voga al Comune di Latina).
Nell’atto si parla “tranquillamente” di condomini (quattro), di realizzazioni abitative (trenta) per un totale di 27.747,5 metri cubi (acquisiti “di diritto” dal proprietario), nonché di marciapiedi, di parcheggi, di aree destinate al verde pubblico (aree cedute “gratuitamente” al Comune dal proprietario dei terreni), che complessivamente interessano un’area di circa 12 ettari e che, ripetiamo, guarda caso, rappresenta proprio il “cuore” territoriale del progetto dell’Ing. Noli.
A questo punto, essendo evidente la totale contraddizione tra le due pianificazioni in fase di adozione dal Comune di Latina, non restava che verificare l’ordine cronologico degli atti per stabilire dove fosse avvenuta la “conversione sulla via di Damasco” per la realizzazione del Porto di Foce Verde.
La concessione per la realizzazione della lottizzazione (pardon dell’intervento edilizio) è stata approvata dalla Commissione Edilizia del Comune in data 7 Febbraio 2003; l’atto notarile citato è stato stipulato il 2 Luglio dello stesso anno; l’incarico all’Ing. Noli è stato conferito dalla Giunta nell’Ottobre di quello stesso anno; la presentazione del progetto preliminare del Poro di Foce Verde è avvenuta nel Giugno 2004, anche e soprattutto a seguito della nostra denuncia pubblica su quello strano incarico, senza che vi sia stato alcun atto di indirizzo del Consiglio Comunale.
Nel frattempo la Sogin pubblica un bando (gennaio 2004) per la realizzazione di una centrale a ciclo combinato e avanza la richiesta (marzo 2004) per la realizzazione del deposito “provvisorio” delle scorie provenienti dalla dismissione della centrale nucleare. Contestualmente il Sindaco Zaccheo (fine gennaio 2004) incarica due esperti per valutare gli effetti del decommissioning: la relazione, consegnata appena tre mesi dopo, giace indisturbata in qualche cassetto dell’amministrazione comunale.
Ora si sta procedendo alla redazione del progetto definitivo del Porto di Foce Verde che, guarda sempre il caso, prevede una gigantesca variazione di destinazione d’uso di tutte quelle aree e così ognuno avrà i “suoi” metri cubi attualmente non previsti: i privati della lottizzazione già “acquisita”, le società che nel frattempo hanno comprato tutti i terreni interessati dal progetto e soprattutto la Sogin che avrà le cubature per realizzare la centrale a ciclo combinato e il deposito delle scorie e in cambio, magnanimamente, cederà “gratuitamente” al Comune alcune aree che ipoteticamente dovrebbero essere occupate dal progetto, ma che in realtà, a ben vedere, altro non sono che aree dove realizzare ulteriori cubature. Non potendo più sperare in un avvallo “accondiscendente” da parte della Regione Lazio per l’approvazione della variante (a causa della sconfitta del centro destra alle ultime elezioni), adesso si tenta la strada, attraverso l’apposito emendamento inserito nella legge finanziaria in fase di approvazione, di far dichiarare dal Ministero delle Infrastrutture questo tipo di progetti come “priorità di interesse nazione” e pertanto autorizzabili dallo stesso Ministero, scavalcando a piè pari tutte le autorizzazioni degli enti locali, iniziando dalla Regione.
Vista la sequenza di questi atti, il progetto del Porto di Foce Verde altro non è quindi che uno specchio per le allodole per portare a casa la variazione di destinazione d’uso di tutti quei terreni compresi tra Borgo Sabotino, la centrale nucleare, Foce Verde e il Poligono di tiro; la prova definitiva è stata da noi acquisita in queste ultime ore.
Il Comune di Latina stà completando l’iter autorizzativi di una piccola variante al P.P.E. di Borgo Sabotino.
La variante è stata richiesta da una nota impresa edile del luogo che sta realizzando una serie di villette a schiera sulla strada per Foce Verde (anche qui guai a chiamarla lottizzazione); la richiesta è stata accolta dal Consiglio Comunale lo scorso mese di maggio. Era successo che nella concessione edilizia rilasciata nel 2001 (in tutto e per tutto uguale a quella su illustrata) non si erano accorti che un complesso di 4 villette a schiera andava ad interessare e ad occludere una canaletta di scolo delle acque meteoriche che (come per tutta la Bonifica) è attualmente di proprietà del Demanio. A seguito della richiesta di acquisto da parte della società costruttrice, gli Uffici Demaniali della Regione Lazio hanno risposto picche in quanto “la canaletta in oggetto svolge tutt’oggi le sue indispensabili funzioni di smaltimento delle acque piovane in eccesso”. In tutto si tratta di 191 m.q che restano quindi “intoccabili” dal cemento e per ovviare a ciò il Comune ha concesso una variante “ad hoc” di oltre 1.600 m.q. (anche se non tutti edificabili) alla società richiedente.
Risulta pertanto definitivamente evidente che se il Demanio e la Regione non hanno concesso l’occupazione di un piccolo (ritenuto) insignificante pezzo di canaletta, a maggior ragione non concederà mai l’autorizzazione per far scomparire un intero tratto di costa (geologicamente ad alto rischio di erosione), nonché gli interi tratti finali (quelli che immettono nel Canale delle Acque Alte) del fosso di Mastropietro e del canale della Colmata che verrebbero letteralmente spazzati via dal progetto dell’Ing. Noli.
Tutto questo al Comune di Latina lo sa già e per questo, ora, si tenta la strada di quel curioso comma nella legge finanziaria, perché tutte le altre strade sono sbarrate, mentre gli “interessi” coinvolti premono sempre di più (il 9 Aprile si vota).
Chiarito quindi che l’intero progetto del Porto di Foce Verde è un gigantesco bluff, resta da capire cosa passa nella testa di questi amministratori che non esitano a mettere insieme scorie nucleari, nuove centrali, cannonate del Poligono, insediamenti residenziali per la peggior specie di turismo, fantasiose realizzazioni cantieristiche e concorsi di idee che dovrebbero interessare tutta la marina tranne che quella disgraziata area.
A volte ci sentiamo nelle condizioni di chi (per deformazione) individua “magagne” dovunque, anche dove non esistono, ma questa volta abbiamo la sensazione di trovarci di fronte a una vicende tra le più “sporche” che ci sia capitato di affrontare.
Pertanto, al fine di fugare questo dubbio, sorge spontanea la domanda:“On. Sindaco Vincenzo Zaccheo, che cosa ha da dire, pubblicamente, al riguardo?”
Perché, mai come questa volta: chi tace, acconsente».
Mauro Cascio
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