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Latina. Io sto con Barbareschi. Elisabetta Rizzo: «I toni del direttore artistico forse erano un po' eccessivi. Ma il suo messaggio è giusto»

Secondo un antico detto, il senso del vaso non è il guscio ma il vuoto. Io considero vuota la polemica innescata a seguito dell’intervista a Barbareschi pubblicata su parvapolis. Non credo si possa e debba commentare una dichiarazione, che concordo essere stata forte, parlando dei soldi che vengono dati a Barbareschi. Si è peccato in banalità su questo punto. Peccato, non originale ovviamente, ripetuto anche quando si è generalizzato il discorso. Barbareschi non ha sputato in faccia ai nostri artisti tout court, ha parlato di selezione, di valutazioni da fare per creare una realtà di spessore. Stigmatizzo i toni usati dal direttore artistico del nostro teatro, ma il contenuto non fa una piega. Vogliamo confrontarci con il mercato? Dobbiamo esserne capaci. Tentare di valorizzare le competenze locali, quelle vere, non inventate, è sacrosanto….niente santo, è giusto. Latina non può presentarsi sempre con le pezze al…fondoschiena, non può accontentarsi del piccolo orticello, non può più essere nicchia di se stessa. Deve osare, come con lo spettacolo “ Scoppio d’amore e guerra”. Deve farlo, e non solo, con le competenze locali, purché siano tali. Io non mi accontento, soprattutto in tema di cultura. Si possono e devono aggiungere dei tasselli, cosa impensabile se si resta ancorati al bello locale sempre e comunque. Veramente grave ad esempio è stata l’assenza di Piovani all’apertura della stagione di prosa. E’ questa poca considerazione che deve essere condannata. A questo menefreghismo verso la nostra città bisogna porre rimedio, con le eccellenze però. Tempo fa ho letto una frase di Einstein veramente bella: “La teoria è quando si sa tutto e niente funziona. La pratica è quando tutto funziona e nessuno sa il perché. Noi abbiamo messo insieme la teoria e la pratica: non c’è niente che funzioni…e nessuno sa il perché”. Tentiamo almeno di cambiare rotta!

Elisabetta Rizzo