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Latina. Io sto con Barbareschi. Maria Corsetti: «Mica volevo difendere gli artisti locali». Domani su ParvapoliS la replica di Barbareschi

Ragazzi, mica penserete che mi sono messa a difendere gli artisti locali? Solo che mi sorprende il fatto che Barbareschi, dopo più di un anno che è qui, dica che deve ancora conoscerli e valutare. Tanto per fargli qualche nome, almeno sa da che parte iniziare, ricordiamo il collaudato Nino Bernardini, che oltre ad essere un bravo attore, sa anche insegnare l’arte della recitazione. E non ci scordiamo del più giovane Piero Morelli, della compagnia Opera prima. E facciamogli sapere al romano Barbareschi degli anni in cui a Latina ci si divertiva con la guerra fredda tra la stagione del Palazzo della Cultura, firmata Carlo Fino - sul palco saliva Laura Curino con il suo magnifico lavoro su Camillo Olivetti. C’era l’incredibile Leo Bassi che tirava arance contro il pubblico. Abbiamo visto Il gabbiano di Checov portato in scena da Nekrosius e l’Arlecchino di Strehler - ed i pomeriggi al liceo classico Dante Alighieri, dove l’appassionato preside Giorgio Maulucci invitava personaggi del calibro di Moni Ovadia, premi Oscar come Nicola Piovani, registi come Mario Martone. A proposito di Mario Martone: quando era direttore del teatro di Roma chiamò Antonio Pennacchi per descrivere "Per antiche vie". Questa era, e continua ad essere, la città senza spunti culturali, dove si attende il redentore per lavarsi dal peccato originale dell’ignoranza. Nessuno ha mai detto di rappresentare solo cose locali, è stato solo detto che parlare di cani e porci riferendosi agli artisti o presunti tali di Latina non è opportuno. Neanche io, parlando di rotonde e di fiori di luce ho parlato di cani e porci.

Maria Corsetti


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