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Latina. Doolin Street. Maria Corsetti: «Mo si è sparsa sta voce che io difendo gli artisti locali. Ma io continuo a detestarli...»

Caro Mauro, mi sono arrivate note di rammarico, in cui venivo accusata che, grazie alle dichiarazioni di Luca Barbareschi, è andata a finire che ho difeso gli artisti locali. Altolà, una cosa simile non l’ho neanche pensata. Penso invece che degli artisti locali e del fatto che uno non va preso in considerazione solo perché è locale si può ragionare. Sono la prima a distinguere gli artisti che sono locali perché nati o cresciuti tra Latina e dintorni ed artisti che sono locali perché improponibili oltre il condominio. Cioè ad apprezzarli, anzi a subirli, sono la madre, la zia e la vicina di casa che non c’ha nient’altro da fare. Questo genere di artisti locali sono però molto solerti nel proporsi e nell’attaccarsi al “chi può” di turno, devastando l’esistenza a chi se li trova – direttori scolastici, assessori alla cultura, semplici consiglieri, giornalisti – appostati pronti all’attacco ad ogni metro con “un progettino di cui volevo discutere”. Ma, oltre all’artista locale sfigato e pesante, c’è l’artista locale che nella vita è una persona che fa tutt’altra cosa – ad esempio l’impiegato, il medico, l’avvocato – e nel tempo che gli rimane a disposizione si diverte a scrivere, a recitare, a suonare, cantare, dipingere. Queste persone meritano un grande rispetto. Qualche settimana fa, di domenica pomeriggio, la “Compagnia degli sgarzoli” ha portato in scena la commedia “L’attuale anacronismo”, scritta e diretta da Filippo Giuliano – ingegnere di giorno e regista di sera. L’ha portata in scena al Doolin. Non ha chiesto il teatro, non ha chiesto il biglietto. Ha usato la fantasia. Ha chiesto al locale di dargli lo spazio e quindi non ha pagato l’affitto della sala. Gli amici che sono andati a vedere lo spettacolo hanno bevuto qualche birra e tutti sono stati contenti. A seguito di queste mie riflessioni mi arriva una e-mail di Gianfranco Iencinella – attore per passione: “Una volta per tutte, ti dico che non esistono gli artisti locali?buoni e cattivi, in quanto tali, perchè sennò ti incarti. Ma solo artisti bravi o non bravi. Non importa la provenienza! Poi esistono i professionisti (locali e non) che lo fanno per professione e per campare, e gli amatoriali (locali e non) che lo fanno perchè gli piace e basta.. e sono gli ingegneri e i medici che dici tu, e anche tra questi ci sono i bravi e i non bravi”. Per Gianfranco Iencinella si distinguono in bravi e non bravi sono gli amatoriali, i professionisti non si toccano. Non sono d’accordo. Anche perché mi si definisce professionista colui che trae il suo reddito dalla sua arte. Allora la zecca locale, quella che c’ha sempre il progettino in tasca e che alla fine a furia di insistenze trova qualcuno che non può dirgli di no perché qualcun altro gli ha detto di dire di sì, è bravo per forza? Caro Mauro, continuo a detestare fortemente gli artisti locali. Ma sul teatro, lo sai, alla fine faccio ecezione per tutti. Tranne per le zecche. Che alla serata di gala della fndazione del teatro c’erano eccome nonostante che, sono sicura, quando ha parlato di cani e porci, era proprio a loro che Barbareschi si riferiva.

Maria Corsetti


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