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Latina. Barbareschi, c'è chi dice no. Paolo Iannuccelli su Il Territorio: «Fosco Maraini il Sindaco Zaccheo lo querelò. Due pesi due misure?»

Fosco Maraini, personaggio di primo livello nel panorama culturale italiano, è stato querelato dal sindaco Vincenzo Zaccheo per aver diffamato Latina su un organo di stampa. Perché il sindaco non ha usato lo stesso metro con Luca Barbareschi, dopo l’intervista rilasciata al mensile Primafila? “Quando sono arrivato, Latina era un terra culturalmente morta”, queste le dichiarazioni del direttore artistico del teatro Gabriele d’Annunzio. La polemica con Barbareschi non ci interessa, sappiamo bene che Latina non è mai stata morta in campo culturale, potremmo citare almeno mille esempi positivi. Anzi, proprio da qualche anno c’è un forte arretramento in questo settore, soprattutto sul piano della qualità. Il sistema bibliotecario di Latina fu elogiato persino da Adriano Olivetti, negli anni sessanta, qui sono cresciuti donne e uomini che hanno fatto parte integrante del migliore panorama culturale europeo. Barbareschi non lo sa e lo ignora. La frase pronunciata dall’autore è pesante, di quelle che assomigliano a macigni. Chissà cosa ne pensano coloro che si riunivano la sera alla libreria di Ignazio Raimondo e formavano il circolo culturale Giovanni Verga. “Formidabili quegli anni”, direbbe Mario Capanna, uomo colto davvero. Latina era un laboratorio di intelligenze, una città viva, dove ci si confrontava con garbo ed educazione nel pieno rispetto delle idee altrui. Il centrodestra ha sempre fatto della propaganda uno dei punti forti della sua azione politica. In questi giorni, assistiamo al’ennesima iniziativa di carattere mediatico, con il Barbareschi in testa, per sviare i cittadini dai reali problemi della città. Mentre la gente mostrava con giustificato orgoglio borghese pellicce e gioielli, a borgo Montello davano fuoco a un pub, sulle migliare si continuava a morire, a Fondi aggredivano una mamma, gli operai della Nexans erano in ansia per il posto di lavoro, la squadra di pallanuoto si recava a Civitavecchia per allenarsi, mancando una piscina, le scuole erano ancora alla ricerca di aule. Alla stessa ora i barboni dormivano alla stazione ed ai giardinetti, mancando un centro di accoglienza, chi si rivolgeva al Pronto soccorso doveva fare la fila, chi non aveva una casa dopo lo sfratto dormiva insieme ai suoi parenti in una sola stanza, i peccati erano fermi per il mare in burrasca. La cultura del fare è quella che manca. Ce la insegnerà Barbareschi?

Paolo Iannuccelli


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