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Latina. Orgoglio comunista. Liberato lo studente sospettato di terrorismo. Angelo D'Arcangeli: «Sono stato vittima di una persecuzione»
Ai microfoni di ParvapoliS, da Parigi, Angelo d'Arcangeli, lo studente di scienze politiche
originario di Priverno arrestato in Francia per sospette attività terroristiche. I nostri
lettori ricorderanno, questa estate, la grande mobilitazione, anche in provincia di Latina,
per la liberazione di Angelo. Quali, Angelo, le emozioni?
«Sono molto contento, sì. Finalmente la persecuzione politica è terminata.
Io sono stato arrestato perché simpatizzante nel Nuovo Partito
Comunista Italiano. Mi sono fatto 4 mesi di galera, in uno
dei carceri più duri della Francia. E tutto questo per una
dura campagna repressiva della banda Berlusconi in combutta
col governo francese in atto dal 2003. Devo ringraziare la grande mobilitazione
che si è avuta in Italia, in Francia, ma anche in Belgio e Germania.
Il giudice ha tentato di costruire un'accusa, pur di tenermi dentro, legata
ad ipotesi di terrorismo, lontano dai miei orizzonti e da quelli del nuovo PCI».
Perché sei stato scagionato e, soprattutto, non ritieni che se questa storia ha avunto
un lieto fine allora in fondo della Magistratura si deve aver fiducia?
«Quindici giorni fa il giudici rifiutò di
firmare la mia scarcerazione.
Diceva che io non avevo un domicilio fisso in Francia, e io ne ho 4, diceva
che potevo influenzare i testimoni, ma non ci sono testimoni, diceva che potevo inquinare le
prove, ma non ci sono prove. Lunedì scorso il giudice ha cambiato dall'oggi al domani
questa versione. Si è reso conto dei miei domicili e dell'assenza di prove e testimoni».
Eri in stato di isolamento? «Ho subito il trattamento riservato ai prigionieri
politici. La cella era ispezionata una volta alla settimana, avevo restrizioni
nell'ora d'aria e la mia corrispondenza era accuratamente scremata».
Quando potremo rivederti qui in Italia? «Io qui ho l'obbligo di firma e non posso
lasciare la Francia. È ovvio che non vedo l'ora di lasciarmi alle spalle
questa esperienza».
Elisabetta Rizzo
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