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Latina. Un pranzo coi giornalisti per fare la pace. Luca Barbareschi: «Voglio lavorare. Non sono qui per fare polemiche o campagna elettorale».
Durante l'intervista gli crolla addosso un separè: «È stata Latina Oggi!»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Luca Barbareschi. Ieri, un pranzo informale
con i giornalisti delle principali testate. C'è stata qualche
incomprensione. Cerchiamo di chiarirla. Lei dichiarò che l'arte non è democratica,
che Latina va bonificata dagli artisti locali, che il teatro è stato dato a cani
e porci e in una rivista nazionale che prima del suo arrivo Latina è una città
culturalmente morta. Affermazioni che molti quotidiani del territorio non hanno
gradito. «Io ho detto che voglio far crescere questa realtà, ma tutti insieme,
anche con gli artisti di Latina. Non è una marcia indietro perché è quello che
stiamo facendo. Le nostre produzioni sono costruite con persone di Latina,
il teatro ragazzi è una iniziativa di Latina, il teatro amatoriale ha una sua
stagione ed è fatto da gente di Latina, Palco Comico è una realtà portata avanti
da ragazzi in gamba, che sono di Latina pure loro.
Molti miei collaboratori sono di Latina. E molte di queste cose io qui le ho trovate.
Basta dire questo per dimostrare come sia strumentale interpretare forzatamente
alcune mie dichiarazioni. Il male da correggere è il provincialismo, che non è tipico
solo di Latina. È un discorso molto lento da fare». Il ruolo della fondazione...
«Bisogna raccogliere risorse. Pensiamo a Parma, Torino, Milano, Rovello.
Grazie alla Fondazione si possono fare dei progetti culturali più omogenei e con una
dinamica più veloce. Ma per far questo, per far sì che la Fondazione non sia una
cattedrale nel deserto, bisogna prima lavorare sotto la linea, cioè pensare alle infrastrutture,
e poi lavorare sopra la linea, alle produzioni». È emerso che il Palacultura non ha
l'agibilità. Ma siamo in buona compagnia... «Il teatro di Latina ha una agibilità temporanea,
altrimenti non potremo operare. La Scala di Milano non l'ha avuta per decenni.
Idem per il San Carlo di Napoli. Noi abbiamo leggi all'avanguardia senza avere
le infrastrutture adatte. Applichiamo direttive europee senza avere gli spazi dei teatri
europei». Ma torniamo indietro. Quando lei dichiarò che l'arte non è democratica ParvapoliS
si schierò con lei. Non ci si può nascondere dietro un dito, la situazione culturale
di Latina è veramente mediocre. Perché sulla scia della critica bisogna ora valorizzare
la località sacrificando l'eccellenza? «Questo è un tranello. Io non ci casco più. Vi ho
parlato una volta con onestà, perché era quello che volevo fare. Ora vi rispondo in maniera
demagogica. La cultura si fa costruendo prima dei progetti e poi coinvolgendo gli artisti.
Per recuperare i capitali investiti è ovvio che bisogna proporre delle eccellenze.
E in questo bisognerà coinvolgere gli artisti. Ma io vorrei anche far crescere le professionalità
locali, i tecnici, gli operatori. E tutto questo va selezionato minuto per minuto. Ecco,
oggi abbiamo assunto un nuovo ufficio stampa, Simone Sciarretta (tra l'altro vecchia firma
di ParvapoliS, ndR), magari la Calicchia se lo mangerà o si mangerà lui la Calicchia, speriamo.
Tutti crescono. Tutti iniziano un lavoro e speriamo lo portano fino alla fine». Ma Latina,
lei disse, non deve subire passivamente ma andare in giro per l'Italia e portare le sue produzioni.
«Io voglio che Latina diventi un palcoscenico talmente importante, che quando vorremo dare
i premi ad artisti di Latina importanti ed affermati, questi non ci snobbino. Perché questo
è avvenuto. Quest'anno abbiamo premiato come è noto Michele Placido, Franca Valeri, Arnoldo
Foà. Perché quelli di Latina, quelli famosi, non sono voluti venire. Questo è offensivo.
Noi che crediamo in Latina invece siamo qua. Chi è interessato a Latina e vuol fare le
cose serie sarà accolto a braccia aperte. Tra l'altro volevo far sì che fosse possibile
"finanziare" un posto in teatro, per avere il proprio nome in quel posto come si fa nelle
Sinagoghe o nelle chiese. Chi invece vuole fare polemica o della campagna elettorale
sciocca avrà le porte chiuse. Noi siamo qui per lavorare. Buon lavoro a loro. E a me».
Il 30 il primo mercoledì letterario dedicato alla lotta alla pedofilia...
«Sì, un tema importante». A questo punto dell'intervista un collega di Rai Tre urta
involontariamente nel separè che rovina addosso a Barbareschi.
«Questo è un attentato. Sono stati quelli di Latina Oggi!».
Elisabetta Rizzo
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