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Roma. Ciao Ivan. Il ricordo di Maurizio Camerata: «La vita è fatta di incontri. E noi ci riteniamo molto fortunati ad averlo incontrato»
Si è spento il Fratello Ivan Mosca, in silenzio, all'alba e spero con il sorriso che aveva l'ultima volta che ci siamo incontrati, su Sua precisa richiesta, al riparo da "occhi curiosi" .
Questo Suo viaggio, inizia all'alba e coerentemente, con la Sua qualifica iniziatica: eques peregrinus a stella mattutina. Per me un'indicazione precisa e ricevuta, su come perseverare nel proseguimento della Nostra Opera, nella ricerca dell'Accademia di Studi sulla Tradizione quale Scienza "Collegium Fraternitatis Eques Peregrinus S.O." che costituimmo il 25 giugno 2004 congiuntamente al compianto Fratello Pier Andrea Bellerio al Grand Hotel di Roma, alla presenza di numerosi intervenuti.
Noi, lo onoreremo sempre con il Nostro Silenzio e quella compostezza su atti, fatti e accadimenti quaternari che in quanto tali, non gli hanno assolutamente impedito di riconoscerci e ritualmente trasmetterci il Suo Sovrano Riconoscimento di "Sovrano" nell'ambito del Rito Scozzese Antico Accettato congiuntamente al compianto "Sovrano" Pier Andrea Bellerio.
Noi, ci riteniamo fortunati, in virtù di alcune Sue parole "... la vita è fatta di incontri ..." e, aggiungendo una frase celebre "... siamo un'occasione per noi e un'opportunità per gli altri". Ci sentiamo ricchi è pieni per quanto ci ha donato spiritualmente, liberamente e spontaneamente. Tale precisazione è necessaria in quanto: Noi non abbiamo mai chiesto e la motivazione è nota ai Soli Figli della Luce.
Da circa due mesi avevamo ricevuto evidenti "segnali" di una Sua "chiamata", ma ritenendo che non ci fossero le "condizioni" di una Nostra presenza nell'ambito dell'Ordine degli Eletti Coen (ove siamo in meditazione), abbiamo scelto di rimanere in Silenzio. Difatti, la circostanza con cui siamo venuti a conoscenza della Sua dipartita è stata per Noi, una conferma indicativa.
Grazie Ivan, per quanto hai fatto nella Tradizione "pro salute populi" e arrivederci alla porta d'Oriente.
Maurizio Camerata
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