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Latina. L'egemonia dei furbi. Sull'Indipendente Antonio Pennacchi contro Massimiliano Vittori e Fabio Bianchi: «Mi hanno rubato l'idea»

Qualche sera fa ho rivisto Gianfranco De Turris e, come al solito, dopo un po’ siamo ricaduti a discutere su destra, sinistra, egemonia e cultura. Un paio di giorni appresso, però, ho avuto una riunione con l’Assessore provinciale alla cultura di Latina e con un editore locale cosiddetto “d’area”, che mi hanno richiesto un piccolo contributo scritto al catalogo di una mostra su tutte le città di fondazione costruite in Italia durante il fascismo. La mostra è organizzata dal suddetto assessorato con il contributo della regione Lazio e pare si terrà prima a Latina e poi a Cagliari. Dice: “Embe’, non sei contento?”. E come no, però ho dovuto rifiutare. Si dà difatti il caso che, per tutta la storiografia specifica, fino al 1999 il dato consolidato è unicamente di 12 città nuove costruite dal Duce, e cioè Littoria, Sabaudia, Pontinia, Aprilia, Pomezia, Guidonia, Mussolina, Fertilia, Carbonia, Torviscosa, Arsia e Pozzo Littorio. Stop. Il dato comincia a modificarsi solo dal marzo 2000, con la pubblicazione su LiMes di Segezia e gli altri siti del “Viaggio per le città del Duce” che, lì sopra, il sottoscritto va scrivendo per l’appunto dal 1999. Nel febbraio 2002 poi – ripreso anche nel successivo Metafisica Costruita del Touring Club (marzo 2002) – esce il primo provvisorio catalogo in cui inventario la bellezza di 70 fondazioni, che saliranno a 132 nel libro Viaggio per le città del Duce pubblicato con il compianto Gianfranco Monti (Asefi, 2003). E questo è il dato su cui oggi ragiona l’intera storiografia di “fascismo e città nuove”. Queste ricerche – non essendo di esclusivo taglio accademico-bibliografico, ma soprattutto effettuate sul campo – sono corredate da migliaia di immagini fotografiche e documentazione varia che mi hanno portato più volte, negli anni, a prospettare al comune di Latina nella persona del sindaco Zaccheo, e alla regione Lazio nel suo funzionario preposto, la necessità e i progetti per convegni di studio, mostre specifiche e soprattutto la pubblicazione di un Atlante/Catalogo di tutti i 132 siti di fondazione, grandi o piccoli, belli o brutti, prevedendo di ognuno mappe e piante urbane, foto d’epoca – quando disponibili – e immagini documentative dello stato attuale, che è lo specifico di un approccio che non voglia essere solo feticistico. Visto che però con gli enti non si riusciva a combinare molto, questi progetti nel corso degli anni li ho prospettati più volte anche all’editore locale di cui sopra, con cui avevo – me tapino – amicale frequentazione. Quando gli feci vedere le prime foto di Segezia proponendogli un libro, lui nemmeno sapeva che esistesse e mi rispose: “Ma che vuoi che gliene freghi alla gente, alla gente interessa solo Littoria”. E così per i Borghi di Sicilia. Io però ho continuato a insistere, sia con la mostra che con l’Atlante/Catalogo, e a un certo punto s’è fatto convinto, fino a portare a casa mia anche l’Assessore alla cultura di Cagliari, Giorgio Pellegrini, a visionare i materiali. Adesso invece, se ho ben capito, il progetto è suo e fa tutto lui – con i soldi della Provincia – e io vengo completamente estromesso. Mi fa piacere. Tutto ciò premesso però, io ero comunque anche disponibile a collaborare, a fronte delle garanzie che l’assessore provinciale di Latina mi aveva espresso precedentemente su una partecipazione di tipo almeno coautoriale, in cui avrei potuto contribuire a pieno titolo a progetto, pubblicazione e mostra. Queste sue garanzie sono però venute meno – davanti al muro dell’editore suddetto – nella riunione in oggetto, a conclusione della quale il mio apporto si sarebbe dovuto limitare esclusivamente a un contributo scritto, senza che avessi potuto non solo partecipare, ma nemmeno vedere l’ombra di progetti, materiali e immagini che avrei potuto visionare solo a prodotto finito. Estromissione totale, quindi, da roba che è nata sostanzialmente tutta dalla mia testa. “Io non so”, ho scritto all’Assessore, “per quale arcano motivo questa mostra la debba fare per forza e ad ogni costo – e in assoluta esclusiva – il suddetto editore locale, i cui titoli scientifici, pubblicazioni e contributi in materia non paiono di livello così altrettanto assoluto. Vi auguro comunque di fare la mostra più bella del mondo, che sicuramente verrò a vedere e sulla quale non farò mancare, se del caso, il mio modesto giudizio”. Però io non ci posso stare. Facessero da soli. Solo non vorrei che fosse tutta qua, alla fin fine, la tanto conclamata «egemonia della destra». E a me così mica mi piace. Ma mi sa che non piaccia nemmeno a De Turris.

Nota esplicativa: Gianfranco De Turris, esegeta evoliano, è uno dei più importanti intellettuali di destra; l'assessore provinciale alla cultura di Latina, invece, è Fabio Bianchi; l'editore locale è Massimiliano Vittori; l'importo di spesa previsto, da parte della pubblica amministrazione, è di 87.000 euro, quasi 180milioni di vecchie lire.

Antonio Pennacchi


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