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Latina. Su Il Territorio continua la saga di Barbareschi. Ancora Maria Corsetti: «Teniamocelo. Un tipo così dove andiamo a ritrovarlo?»
A pensarci bene un personaggio così dove andiamo a ritrovarlo. Dove lo recuperi uno che disconosce a tal punto i principi elementari della diplomazia, che ti invita per chiarimenti tutt’altro che chiari e come apre bocca riesce a fornire spunti per un’altra quindicina di articoli. Certo, non è gratis, ma comunque dobbiamo tenercelo, tanto vale prenderla bene. La cosa che sorprende è quel suo malcelato senso di disagio nel lavorare a Latina. Traspare anche quando dice di stare qui perché si tratta di un luogo interessante, pieno di potenzialità. Si indigna per accuse che non gli sono state mai rivolte, almeno dalla stampa locale. È perseguitato dalla smania altrui di pettegolezzo sulla vita personale, cosa che la stampa pontina proprio non ha mai praticato e che non intende fare in futuro. Avrò la memoria corta, ma non mi sembra che nessun giornalista di questa città abbia insinuato legami extra-professionali tra lui e la sua assistente. Quello che fa Barbareschi nella sua vita privata, ma anche quello che fanno i nostri politici ed i nostri amministratori non ci interessa. Dice che quando è salito sul palco del Manzoni di Milano al pubblico non importava lo spettacolo in scena, ma quello dietro le quinte. Scusi Barbareschi, anche se ci dicono provinciali, certe stupidità non ci appartengono. Magari, se una persona molto conosciuta del nostro territorio si sposa, gli facciamo gli auguri anche a mezzo stampa, ma solo se sappiamo che gli farà piacere. Se stabilisce una forma privata, rispettiamo la privacy. Per rispettare la privacy non ci serve l’intervento del garante, riusciamo benissimo a lavorare e pensi, addirittura a seguire la cronaca, senza ledere non solo i diritti altrui, ma anche rispettandone la sensibilità. Barbareschi, giovedì a pranzo, ha parlato di codice etico. Come se non esistessero già regole di deontologia professionale e a quelle ci atteniamo nel nostro lavoro. Di regole ulteriori non abbiamo bisogno, non siamo una specie a parte. Quanto al suo lavoro di direttore artistico nessuno vuole contestarlo a priori. Ci ha sorpreso – questo è vero – la sua nomina, avremmo voluto capire i criteri secondo i quali era stato scelto Barbareschi invece che un altro professionista, non necessariamente locale. Perché, nonostante il nostro orgoglio, questa è stata sempre una terra di grande accoglienza. La nostra gente arriva da ogni angolo d’Italia e del mondo. È arrivata e continua ad arrivare qui per lavorare, si figuri se non vogliamo fare lavorare lei. Aspettiamo di vedere gli ulteriori esiti del suo lavoro. La serata di gala non ci è piaciuta e - nonostante sulla stampa nazionale che a lei piace tanto, continuino a confondere il terzo millennio con il ventennio fascista – siamo liberi di dirlo e di scriverlo. Abbiamo torto? Forse ci siamo seduti dalla parte del torto, visto che tutti gli altri posti erano occupati.
Maria Corsetti
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