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Sabaudia. Pasolini, una giornata di studio. Angelo Favaro: «La sua vita privata ci interessa poco. I suoi scritti invece restano un magistero»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Angelo Favaro. Una giornata in ricordo di Pasolini, il 5 dicembre presso l'aula consiliare di Sabaudia. Per quale motivo questa iniziativa? «Innanzitutto dobbiamo sottolineare proprio il fatto che la giornata di studi si svolgerà a Sabaudia. Sabaudia è una città che Pasolini amò molto. Qui si rilassava, rifletteva, scriveva. Siamo a 30 anni della morte e non potevamo non ricordarlo così. Lui torna a vivere a Sabaudia. Tutti abbiamo in mente l'immagine di Pasolini che cammina per le dune, un'immagine che abbiamo visto più volte nei documentari. Ebbene, quelle sono le dune di Sabaudia nelle quali si ritrovava con Bertolucci o Dacia Maraini». Perché un convegno? «Una giornata intensa che ha un titolo particolare: "Un sordo sottobosco dove tutto è natura". Interverranno professori universitari per fare il punto sugli studi pasoliniani. Sul suo afflato pedagogico». Pedagogico Pasolini? «Se noi andassimo a leggere gli Scritti corsari, o le Lettere luterane scopriremmo un Pasolini attuale, un profeta dell'Italia politica, sociale e culturale. Da studiare e riscoprire da parte degli studenti. Ha un grande spirito illuminista e pedagogico». Molti contestano a Pasolini la patente di "artista" o di "intellettuale". Debole il suo impianto teorico, rozza la sua tecnica narrativa o cinematografica... «Io direi, e qui non ho nessun problema, che Pasolini invece è il massimo intellettuale del secondo novecento in Italia. Avremmo oggi tanto bisogno di un intellettuale critico, duro, aspro come Pasolini. Oggi gli intellettuali sono schierati da una parte e dall'altra e non riescono ad essere una coscienza critica fino in fondo, essere super partes, aldilà». Pasolini e la cronaca. Che valutazioni fa sul delitto? «Mi sono ritrovato ad intervistare quelli che sono stati i ragazzi di vita che Pasolini frequentava ad Anzio. E mi è stato riferito che esattamente una settimana prima dell'omicidio Pasolini si trovava al Porto di Anzio in una situazione di coinvolgimento sessuale. All'improvviso arriva una macchina. Lui si allontana strattonando questi ragazzi, cosa che lui non avrebbe mai fatto. È salito sulla sua macchina – la stessa che passò sul suo corpo, finendolo, la settimana successiva – e fuggì via. Quella sera, mi hanno raccontato, Pasolini era terrorizzato. Pelosi ha ritrattato pochi mesi orsono dicendo che per 30 anni ha mantenuto questo segreto per paura che fosse fatto del male alla sua famiglia. E si è fatto 30 anni di carcere». Un mistero aperto... «Che tale resterà. Ma lui resta un grande maestro, aldilà della sua vita privata. I suoi scritti sono un magistero».

Elisabetta Rizzo

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