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Roma. Attualità di Euripide. Ileana Ghione: «Intere generazioni si sono sempre confrontate sulla guerra e sul suo significato. E in Grecia...»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Ileana Ghione in questi giorni al Teatro Ghione per Ecuba di Euripide. Intere generazioni in tutto il mondo si confrontano in faide sanguinose, come ancor oggi Israele, costretta a fare i conti con il terrorismo palestinese, in Iraq, dove le forze di pace sono impegnate a far sì che quel paese possa essere democratico, in tutto il mondo. Quando verrà il tempo di dire: Basta!? Queste sono le domande che Euripide pone nella sua Ecuba, scritta nel 424 a.c., (la guerra del Peloponneso durava da sette anni, Atene sarebbe stata sconfitta da Sparta nel 404 a.C.). Euripide morì nel 406 a.C., non visse tanto da vedere l’umiliazione di Atene. Probabilmente, era già deluso dalla guerra e contemplava, senza alcuna speranza in tempi migliori, l’accrescersi delle vendette. Egli non era, però, così disilluso come lo fu dieci anni dopo quando scrisse "Le Troiane", un lavoro che ha molto in comune con "Ecuba". Ecuba ci dimostra quanto un lungo soffrire possa abbruttire un essere umano, come ha detto Yeats “Sacrificarsi troppo a lungo può mutare il cuore in pietra” Euripide in Ecuba, come in Medea ed Alcmena nei “Figli di Ercole” ritrae una comunità di empie sorelle: le donne rese vittime dagli uomini, finiscono per agire anche peggio di loro. Esse conoscono le lezioni del cuore e le applicano nelle loro vendette. Sanno come e dove colpire, e come far male, e sono diaboliche nel trovare la vendetta perfetta. Ciascuna di loro, a proprio modo, chiede giustizia. Se fossero state trattate con giustizia, non avrebbero mai commesso quei crimini. Ma che dire di quei politicanti che le hanno rese vittime? Più interessati a propri personali guadagni, piuttosto che al bene della società o alla stessa giustizia? La tragedia pone domande a tutti noi. Bisogna contrastare gli abusi? Come? C’è modo di combattere lealmente? E quanto avanti ci si può spingere? Che cosa sono le leggi non scritte? Dobbiamo attenerci alla regola dell’occhio per occhio o invece porgere l’altra guancia?

Elisabetta Rizzo

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