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Sabaudia. Palazzo delle Poste. Nel dibattito interviene l'Associazione Novecento: «Custodiamo la memoria, senza immobilismi»

In relazione alla petizione promossa da alcuni cittadini di Sabaudia per restituire il Palazzo delle Poste di Mazzoni alla sua funzione originaria di palazzo delle Poste, è intervenuta con una nota l’associazione culturale Novecento: È davvero bello vedere tanti cittadini mobilitarsi in difesa di un simbolo delle proprie radici e della propria identità di città di fondazione. Per chi come noi opera da decenni per la valorizzazione di questa memoria comunitaria e della nostra storia, rappresenta un piccolo successo, al quale speriamo di aver contribuito anche noi con la nostra attività editoriale e culturale, con gli eventi, con le mostre, con i convegni e con le attività del Centro di Documentazione sulle Bonifiche, promosso insieme al Consorzio di Bonifica ed alla Regione Lazio. Sul Palazzo delle Poste di Sabaudia però ci permettiamo di contribuire al dibattito, esprimendo un punto di vista diverso da quello contenuto nella petizione popolare consegnata al Sindaco. Abbiamo seguito da vicino tutta la fase preparatoria, le prime riflessioni sull’utilizzo del Palazzo e sulle modalità di recupero e restauro che si intendevano utilizzare. Su un punto ci pare dobbiamo essere tutti d’accordo: il Palazzo non poteva essere lasciato nel degrado e nel lento danneggiamento del tempo. Un simbolo ed una perla architettonica di valore, doveva essere restituita alla sua bellezza ed allo straordinario coraggio architettonico di Mazzoni. Un merito che occorre dare a questa Amministrazione, che ha lavorato per mesi in collaborazione con la Regione Lazio e che ha permesso di avviare le fasi di progettazione e di finanziare i lavori. Sull’utilizzo del Palazzo ci sentiamo però di dissentire da chi vuole a tutti i costi restituire il Palazzo alle Poste. Custodire la memoria, non significa lasciare tutto nell’immobilità. Le tradizioni, le eredità culturali ed in questo caso architettoniche che ci hanno lasciato, ci sono state date per essere portare con noi nel XXI secolo. L’intuito futurista di Mazzoni, il coraggio chi allora edificò Sabaudia e le altre città, fu proprio quello di saper leggere il futuro, di saperlo cogliere. Una opera d’arte come il Palazzo di Mazzoni si legava allora con le Poste perché si legava al futuro, alla modernità. Oggi la grande sfida che dobbiamo saper raccogliere e’ quella di saper conservare, ma anche di saper proiettare il nostro passato nel futuro. In una ottica a medio- lungo termine, il Palazzo può diventare il punto di riferimento per un grande ed auspicato sviluppo del turismo di Sabaudia e dell’intera provincia, luogo di studio e di valorizzazione della memoria. Una realtà entusiasmante come quella della Summer School ben rappresenta questa scommessa: studiare il passato non come museo immobile, ma come spunto, intuizione per il futuro. Tra l’altro occorre ricordare che i fondi di cui il Comune di Sabaudia ha potuto disporre per il Palazzo, erano e sono finalizzati proprio a questo recupero dello stabile in una ottica di promozione del litorale e dell’area. Ovviamente noi di Novecento seguiremo con attenzione il restauro ed il nuovo utilizzo. Intendiamo seguire con attenzione tutte le fasi, per essere certi che la memoria della Città di Fondazione sia rispettata scrupolosamente. Le Poste oggi sono una azienda sicuramente importante. Ma sono un servizio ai cittadini, che può essere ospitato tranquillamente altrove. Mentre il Palazzo di Mazzoni non può che diventare quello che nell’idea dell’architetto doveva essere: il simbolo della capacità della gente d’Italia e di Sabaudia di sfidare il futuro, di costruirsi un futuro. Ieri anche le Poste potevano essere questo simbolo. Domani potrà esserlo il nuovo Palazzo. Siamo convinti che Angiolo da dove ci guarda, non potrà che essere al fianco di chi vuole “lanciare la sfida alle stelle”. Mantenendo salde le radici.

Mauro Cascio


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