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Latina. Delitti imperfetti. Torna in libreria Luciano Garofano. «È inevitabile che la cronaca si spettacolarizzi. Abbiamo imparato dagli Usa»

Ai microfoni di ParvapoliS con il Colonnello Luciano Garofano, comandante del RIS di Parma, il Reparto delle Investigazioni Scientifiche dell'Arma dei Carabinieri. Garofano ha presentato a Latina, nell'ambito degli incontri de "La cultura dal vivo", presso il Palacultura, il suo ultimo libro "Delitti Imperfetti Atto II", in cui analizza nuovi casi che sono stati trattati dal Ris, principalmente la triste vicenda di cronaca legata agli omicidi di Donato Bilancia, il più importante "serial killer" italiano. Una presentazione iniziata con una premessa: «Vi prego, non chiedetemi nulla su Cogne: sia perché - essendo ancora in corso un processo in cui sono consulente del Pubblico Ministero - sono legato al segreto, ma soprattutto perché su Cogne è stato detto troppo e male, e perché il povero Simone merita che lo rispettiamo con il silenzio». Ma l'occasione è troppo ghiotta per parlare di crimini e delitti "perfetti" e "imperfetti": il colonnello Garofano è ormai da anni entrato nell'immaginario degli italiani come il "detective" in camice bianco, che svela gli assassini cercando tracce di sangue e comparando il DNA. Ma è anche l'occasione per conoscere l'uomo Luciano Garofano, che porta avanti la sua difficile missione con umanità e valori profondi (cresciuti proprio nella sua città, Latina) e anche con una buona dose di simpatia. Ecco quindi passare davanti agli occhi le immagini degli omicidi dei coniugi Donegani, dell'infanticidio di Lecco, dell'assassinio dell'ex questore di Andora; ecco le cifre, la triste statistica dei delitti commessi in Italia, molti dei quali vengono risolti proprio grazie alle investigazioni scientifiche (oltre mille quelli di cui nel corso del 2005 si è occupato il Ris, non solo omicidi, ma anche violenze, furti e rapine). Metodo innovativo che però - sottolinea Garofano - non elimina le indagini classiche: «Non ci si può affidare solo all'uno o all'altro metodo, ma rispetto al passato, quanti errori giudiziari sono stati evitati? Il Dna, ad esempio, non ammette errori». Ed è anche l'occasione, a proposito di Dna, di affermare con certezza che le ossa sepolte nel 1994 nel cimitero di Melilla sono proprio quelle di Andrea Ghira, il massacratore del Circeo. Ma le indagini non sono solo a proposito di morti attuali: «Abbiamo avuto un ruolo anche nell'accertare - tramite comparazioni con discendenti viventi - quali fossero le ossa del poeta Matteo Maria Boiardo, che erano finite in una fossa comune». E sempre a proposito di Dna, Garofano ha una richiesta da fare alla politica: «In Italia manca una banca dati del Dna: pensate che da quando è stata istituita in Inghilterra, in quella nazione la percentuale di casi risolti è salita dal 23% al 43%». Ma perché ha scritto questo libro? Forse per esorcizzare tutte queste tragedie? «Ho scritto questo libro nella continuità del primo, per dare una testimonianza ai cittadini su come questo gruppo di tecnici appassionati dei Carabinieri possa dare un contributo alla soluzione dei crimini. E poi per rivolgermi ai giovani: io spero che attraverso questi libri la cultura delle scienze forensi si radichi sempre di più e consenta a tanti giovani di scegliere questo lavoro, preparandosi prima nelle università e poi scegliendo di venire nei nostri laboratori, affinché il cittadino sia servito in maniera sempre più adeguata». Quali sono i delitti che l'hanno maggiormente colpita nel corso delle sue indagini? «Tra quelli che ho raccontato, sicuramente il caso Bilancia, con gli omicidi seriali. Quello che mi ha toccato nel profondo è stato però il duplice omicidio di Novi Ligure, perché credo che nessuno di noi possa giustificare che una sorella di 17 anni possa uccidere il proprio fratello di dodici anni. Tutto il resto purtroppo è letteratura, ma questo ha veramente toccato la mia anima nel profondo». Prendendo spunto dal titolo dei suoi libri, potrebbe esistere un delitto "perfetto", alla luce anche delle nuove tecnologie che consentono approfondite indagini scientifiche? «Credo che la quota dei delitti perfetti sta diminuendo, perché l'indagine si va sempre più perfezionando. Però è inevitabile che per una serie di motivi, risorse spesso non adeguate, mezzi che devono ancora migliorare, che vi sia ancora una quota di imperfezione nelle indagini. Ci dobbiamo muovere verso la perfezione: lo dobbiamo al cittadino, è questo che è essenziale». Lei non ha paura che dalla cronaca nera si stia passando ad una sorta di "spettacolarizzazione" dei delitti e delle successive indagini? «Questo è inevitabile, d'altra parte abbiamo importato da oltre oceano delle serie televisive su queste tematiche, allora è giusto che anche noi facciamo vedere i nostri gioielli, nel senso che - sempre rimanendo nell'alveo della riservatezza e di quello che si può dire - facciamo vedere che noi lavoriamo e crediamo nella nostra missione». Una battuta: cosa ha da dire ai giornalisti? «Che li stimo molto, ma che stiano più attenti e che vengano a frequentare i nostri corsi che teniamo appositamente per loro». Lei ieri ha ritirato il "Premio Immagine": qual è l'emozione di ricevere un premio dalla propria città dalla quale, per motivi di lavoro, è lontano? «È stato bellissimo, mi sono sentito calato nell'intimità di quello che ho vissuto da adolescente. Non a caso ieri ho detto che il sentimento istituzionale è nato qui: la vita ti premia sempre e sono stato premiato dalla mia città alla quale - ribadisco - dedico il premio». La cronaca però torna di prepotenza nella presentazione del volume: alla mente tornano i titoli dei giornali di una calda, afosa estate romana di quindici anni fa, quando un nome, quello di Simonetta Cesaroni, ed un indirizzo, via Poma, sono diventati quasi il simbolo di un delitto insoluto e di un colpevole mai trovato. Ma Garofano, quando gli si chiede se via Poma (su cui sono ancora in corso indagini) sia il delitto perfetto, sorride e risponde: «Forse no».

Andrea Apruzzese

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