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Latina. L'Unipol, Serra e Di Canio. Antonio Pennacchi: «Mettetevi l'anima in pace. L'apologia di fascismo è un reato. Quella di comunismo no»
Dice: “Ma non è un po’ esagerata tutta questa storia di Di Canio?”. Certo, non si discute. Però è altrettanto vero che lui non può continuare a fare quello che ha fatto. O meglio, se era romanista – almeno per quanto mi riguarda – lo poteva pure fare: mi tengo Cassano, non mi tenevo Di Canio? Però è laziale, e su questo non si transige: lui la deve smettere di fare il saluto romano. Dice: “E Lucarelli allora? Perché può salutare con il pugno e Di Canio non potrebbe con la mano?”. Perché in Italia è vietato e bisogna che ti metti una buona volta il cuore in pace. Non siamo uguali: tu hai fatto le guerre e io no. È il fascismo che ha dichiarato guerra a tutto il mondo, dagli Usa all’Urss, e poi l’ha pure persa. Io l’ho solo subita. Che vai cercando mo’. In Italia l’apologia di fascismo è reato, quella di comunismo no.
Dice: “Ma è una legge ingiusta”. Ah, questo non lo so. Per me è giustissima, anzi, io punirei pure – o meglio: di più – l’apologia di Democrazia cristiana, che quello sì per me è un reato contro l’umanità. Però, se a te non ti sta bene, perché non vai dal presidente del consiglio amico tuo e te la fai levare? Se ne è levate tante per i cazzi suoi, di leggi, fàttene levare una pure per i tuoi, che c’è di male? Ma finché c’è la legge, tu la devi rispettare, punto e basta.
Detto questo, va però chiarito che la colpa vera di Di Canio, con queste cazzate, non è tanto quella di avere creato problemi soprattutto a Fini e ad An – e a me mi può stare pure bene, anzi, peccato solo che nel proporzionale nuovo non c’è più il voto di preferenza, sennò adesso a Roma li sbancava tutti, altro che Saccucci – quanto quella di avere dato la stura alle cazzate dei tromboni: “Ah, la violenza nel calcio! Hai visto Di Canio? Fuori la politica dagli stadi, «dalli all’untore», dalli agli ultras”. Ma andassero a fare in culo per davvero, loro e Di Canio.
Tu mi devi spiegare perché la politica non dovrebbe entrare negli stadi. Pure Michele Serra su Repubblica (che a me peraltro è sempre stato simpatico, almeno fino a qualche tempo fa): “L’ideologia è una cosa seria … non è una cosa da zona Uefa”. È arrivato il chierichetto prodo-veltroniano. Ma vaffallippa, va’. Si andasse a leggere l’Homo ludens di Johan Huizinga: non c’è niente di più serio del gioco, e le ideologie stesse sono una forma di gioco. Il calcio è la sublimazione della guerra, come è spiegato abbondantemente anche nel mio L’autobus di Stalin appena uscito da Vallecchi (dice: “Ma che ti fai la pubblicità da solo?”. Ahò, visto che non me la fa il giornale, me la faccio io), e ogni aggressività che si sublima lì, evita pertanto di reificarsi nel sociale.
Il calcio è l’isola felice della nostra società, altro che violenza. Ogni anno in Italia vengono uccise volontariamente oltre 700 persone: mafia, rapine, droga e malavita, ma soprattutto bambini, mogli infedeli, parenti, vicini di casa e questioni di traffico. Due al giorno. Il che significa – considerando un rapporto di uno a dieci tra il tentato e il riuscito omicidio – che ogni giorno in Italia ci sono almeno 20 persone che escono di casa la mattina per andare ad ammazzare. A 18 gli va male, a due soli gli va bene. Due al giorno. Nel calcio, invece, uno ogni vent’anni. Mi dici, allora, di che cazzo stai parlando? I veri criminali sono quelli che stanno spaccando il giocattolo, con la B a 24 squadre, la A a 20, gli anticipi e i posticipi, le moviole e le impunità del doping.
P.S. – Nello stesso giorno però, in cui Serra pubblicava su Repubblica l’enciclica sul calcio, pubblicava pure, proprio a fianco, un corsivo sull’Unipol e Bnl: “Queste cose non si fanno”. E ciài ragione. Mi pari Rutelli: “Fuori la politica dagli affari”, quando a farli sono io. Finché li fai tu va tutto bene. Io resto con Consorte. Anche con Ricucci. Anzi, pure con Fiorani se mi fai incazzare, altro che Di Canio. Però mi devi spiegare chi gliel’ha venduta a Cragnotti la centrale del latte. Io no. Anzi, io vorrei proprio vedere anche le intercettazioni di Della Valle, Tronchetti Provera, Agnelli vari e Montezemolo. Allora sì che giochiamo a carte pari. Anzi, pure quelle di Abete. Mica mi vorrai venire a dire che Abete non c’entra niente con la politica e la Democrazia cristiana, vecchia e nuova, e pure con il calcio. Quelli – quasi senza una lira delle loro – comandano Bnl e pure il calcio. E poi fanno le Marie Goretti.
Antonio Pennacchi
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