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Latina. La Medaglia d'argento al valor civile. Antonio Pennacchi sull'Indipendente: «E perché non d'oro? Che, siamo arrivati secondi?»
Come tutti gli anni che Cristo manda sulla terra, anche quest’anno, il 18 di dicembre, Latina ha festeggiato la sua fondazione. O meglio, in realtà era stata fondata il 30 giugno 1932 – posa della prima pietra – e il 18 dicembre era stata solo inaugurata. Dice: “Alla faccia! In sei mesi?”. In sei mesi. Mica era una variante di valico. Comunque noi festeggiamo il 18, inaugurazione, forse perchè il 30 giugno – fondazione vera e propria – il Duce non c’era, non c’era voluto venire: “Che cazzo mi rappresenta sta Littoria?”. Poi invece la notizia fece furore su tutta la stampa estera e allora, all’inaugurazione, il 18 dicembre 1932 si mise in pompa magna a dire che aveva fatto tutto lui e poi non è andato più via, stava sempre qua e ciaveva pure un giro di amanti e da allora festeggiamo il 18 e il Comune scrive sempre, sopra i manifesti: “Fondazione”, perchè gli pare brutto, all’assessore, scrivere “Inaugurazione”.
Comunque quest’anno è stata festa grande, perché il Presidente della Repubblica ci ha concesso e mandato – o meglio, l’ha mandata alla città – la medaglia d’argento al valor civile per il lavoro svolto dai pionieri in mezzo a mille sacrifici, dolori, sangue e anche perdite di vite umane, per la bonifica e redenzione delle Paludi Pontine e costruzione della città. Il sindaco Zaccheo non stava nella pelle: “Questa medaglia mi rende fiero ... Primo perchè rende onore alla memoria dei pionieri, ne esalta i duri sacrifici e la immensa portata sociale dell’opera di bonifica realizzata... Secondo, perché decreta la fine della dannazione della memoria e delle tendenze all’uso politico delle esperienze del passato, ufficializzando, con l’assoluzione di Latina da una sorta di peccato originale, l’era della pacificazione”. E tutti a battere le mani.
Ora, a parte il fatto che già c’era venuto Pertini nel 1982 a dire: “Mussolini progettò la bonifica pontina e riuscì a far crescere il grano dove c’erano paludi e malaria. Fu una grande opera, sarebbe disonesto negarlo. Ricordo che il mio amico Treves era preoccupato: Sandro, mi diceva, se questo continua così siamo fregati” – e lui ci venne di persona il 18 dicembre in consiglio comunale, lui che si era fatto 12 anni di carcere sotto il fascismo – io non ci vedo proprio nessunissima assoluzione. La medaglia l’hai data a Latina, mica a Littoria. Fammi richiamare Littoria, se proprio mi vuoi assolvere. Sennò sempre damnatio memoriae è.
P.S. – Fra tanti applausi però, il solo cav. Sensi, nel mio bar, s’è messo a dire: “Ma che cazzo mi rappresenta una medaglia d’argento? Perchè non me l’hai data d’oro? E che so’ arrivato, secondo? Me la potevi dare di latta. Cisterna ce l’ha d’oro”. Hai voglia a dirgli che Cisterna – un paesetto qua vicino – è stata distrutta dalla guerra: “Pure noi!”. “Ma Cisterna ha fatto resistenza”. “E pure noi!”, s’è messo a strillare il cav. Sensi: “Guarda qua”, e ha tirato fuori una prima pagina tutta scolorita della Domenica del Corriere del 13 febbraio 1944, con tavola di Achille Beltrame che ritrae, sullo sfondo celeste dei poderi Onc, un gruppetto di coloni con tanto di baffi, doppiette ed elemetti del ’15-18: “Sulla piana pontina gruppi di rurali romagnoli” – c’era scritto sotto – “armati di moschetti e fucili da caccia, difendono al fianco dei soldati germanici le terre redente dal proprio lavoro: asserragliati nelle case coloniche, essi aprono il fuoco su pattuglie esploranti anglo-americane”. “Più resistenza di questa? Altro che Cisterna”, diceva il cav. Sensi: “Di platino, me la devi dare tu a me la medaglia”.
Antonio Pennacchi
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