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Latina. Anche la sinistra è genuflessa a Ratzinger. Maria Mantello: «Il capo dei cattolici detta cure e ricette mediche allo Stato...»

Giovedì 12 gennaio, Benedetto XVI ha ricevuto in udienza il Presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, quello della Provincia di Roma, Enrico Gasbarra e il Sindaco di Roma, Walter Veltroni, accompagnati da un gran seguito di assessori e consiglieri. Sarebbe dovuto essere un scambio di auguri di buon anno, ma Ratzinger non si è fatta sfuggire l’occasione per rilanciare i suoi anatemi contro coppie di fatto e aborto. La Chiesa di Roma è preoccupata soprattutto per la paventata legalizzazione delle unioni omosessuali, che violerebbero palesemente il fine da lei attribuito ad ogni rapporto sessuale: la “procreazione”. E in questa prospettiva va inquadrato l’ennesimo richiamo del papa: “è un grave errore oscurare il valore e le funzioni della famiglia legittima fondata sul matrimonio, attribuendo ad altre forme di unione impropri riconoscimenti giuridici, dei quali non vi è, in realtà, alcuna esigenza sociale”. Non sono mancati neppure gli anatemi contro l’aborto, soprattutto se farmacologico: “evitare di introdurre farmaci –ha detto Ratzinger- che nascondano in qualche modo la gravità dell’aborto come scelta contro la vita”. Insomma alla donna non deve essere risparmiata nessuna sofferenza. Niente RU 486, quindi, ma solo il più traumatico intervento chirurgico. Su questa strada, ci chiediamo se non si giunga a chiedere che si pratichi senza anestesia, come ai tempi dell’aborto clandestino. Ma la cosa assai grave è che i rappresentanti dello Stato Repubblicano italiano non abbiano proferita neppure una parola a difesa dell’autonomia dello Stato laico. Dimentichi del loro dovere di tutelare i diritti civili ed umani dei cittadini, non hanno neppure timidamente fatto notare ad un Ratzinger che dettava ricette e cure mediche, che loro compito precipuo è quello di assicurare l’impiego di strumenti e tecniche scientifiche che riducano quanto più possibile la sofferenza. Avrebbero potuto dire, che se per la Chiesa cattolica la sofferenza è la croce da sopportare per il regno dei cieli, per lo Stato laico e democratico, al contrario, è il diritto alla felicità dei cittadini che va sviluppato nell’unica vita certa che essi hanno a disposizione. Avrebbero potuto sottolineare quanto sia sacrosanto il diritto a costituire nuclei familiari, ma non è detto che questi coincidano col modello di “sacramentata famiglia cattolica”. Ma tutta questa voglia di autonomia purtroppo non l’abbiamo vista. E’ prevalso l’ossequio. Le immagini televisive hanno mostrato i rappresentanti dello Stato sorridenti mentre ascoltavano il papa e gli tributavano inchini e doni. Un copione già visto negli ultimi anni. In particolare, prima che andasse in vigore la legge sul finanziamento delle scuole confessionali e per la connessa azione d’immissione in ruolo degli insegnanti di religione cattolica; poi per la fecondazione assistita. Il papa e le alte gerarchie vaticane chiedevano, rimproveravano, con tanto di amplificazione mass-mediatica. I funzionari statali provvedevano a soddisfare le loro esigenze. Nel frattempo si incrementavano a vario titolo i finanziamenti a favore della Chiesa cattolica e si trasformavano in legge i principi del suo catechismo. Mentre si riproponevano pericolose alleanze teocratiche, si consumava il vulnus alla laicità dello Stato. Le mura leonine oggi stanno allargando sempre più le loro aree di influenza. La classe dirigente politica italiana a corto di programmi, rinserrata nella sua mancanza di coraggio non trova di meglio che cercare la benedizione d’oltre Tevere. E, tranne qualche rara e sincera eccezione, sembra caratterizzarsi soprattutto per il sommo interesse a far durare il più a lungo possibile le cariche politiche che ricopre. Ormai si assiste alla abbondanza e alla concorrenza di “Unti dal Signore”. O meglio del suo Vicario in terra. La nostra speranza è quella di poter essere smentiti.

Maria Mantello


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