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Latina. Laicità e 194, le donne scendono in piazza. Maria Mantello: «Stufe di attacchi clericali, forze retrive con i loro opportunisti servitori»

Dopo tanti attacchi clericali alla loro autodeterminazione, stufe di molestie clericali, come ha ripetuto Emma Bonino e come è scritto su tanti manifesti, le donne sono di nuovo in piazza. Sono passati circa 25 anni dall’approvazione della 194, la legge che ha sancito il diritto alla maternità responsabile, ma che è stata ed è la legge-simbolo dell’emancipazione delle donne. Un punto di non ritorno per l’affermazione della totale riappropriazione della propria individuale sfera psichica e corporale. Ecco perchè di fronte ai tentativi di rimetterla in discussione le donne hanno detto “BASTA”. Hanno fatto baluardo contro quelle forze retrive e i loro opportunisti servitori, più ossequiosi ai dettami vaticani, che tutori dei diritti civili e della laicità dello Stato che sola li garantisce. Dopo gli anni dell’emancipazione faticosamente conquistata, la crociata contro le donne è ripartita in occasione della legge 40 (fecondazione assistita), passata in Parlamento quasi in sordina e contrastata per nulla o moderatamente da tante forze politiche da cui ci si sarebbe aspettata pure una seria opposizione per ottenerne l’abrogazione. Ma le donne hanno incamerato la lezione. Hanno capito che non possono delegare. La posta in gioco è alta. Sanno che libertà e diritti non sono un dono. Vanno conquistati e difesi, soprattutto quando il vento reazionario spira e c’è chi non ha mai digirito la loro emancipazione e vorrebbe rinserrarle esclusivamente nella funzione riproduttiva. Riportandole a vivere la maternità come condanna all’interno dell’ancestrale mitologia mariana del catechismo cattolico. Con la legge sulla fecondazione assistita la Chiesa ha ottenuto di equiparare l’ovulo fecondato ad una persona nata. Era l’inizio per attaccare la 194: se un embrione è persona, come non può esserlo un feto? E su questa strada è iniziato il bombardamento mass-mediatico per convincere che le donne che abortiscono sono delle assassine; che aborto e shoah sono la stessa cosa. L’opera di criminalizzazione della donna è ripresa. E contro tutto questo le donne sono nuovamente scese in piazza. Accanto alle ragazze di allora, le giovani di oggi: figlie e nipoti. Ma anche tanti uomini, a differenza degli anni ’70. Piazza Duomo era già piena quando ancora la parte terminale del corteo era alla Stazione Centrale. “200 mila partecipanti”, annuncia con gioia Susanna Camusso, dirigente della CGIL. Manifestazione partecipatissima e coloratissima. Sventolano le bandiere della Cgil, dei radicali, storico baluardo nella promozione dei diritti civili, dei socialisti del neo movimento “la rosa nel pugno”, di Prc, Pdci e dei Ds. Sono presenti tanti politici a titolo personale (anche qualcuno dello schieramento di destra), tante personalità della cultura e dello spettacolo, gruppi laici storici, come l’Associazione Nazionale del Libero Pensiero Giordano Bruno. Gli striscioni sono tantissimi. Da quello d’apertura: “Uscite dal silenzio”, a quelli più polemici per l’affermazione della laicità dello stato e contro le ingerenze delle gerarchie vaticane: “Meno Ruini, più bambini”, ma anche di avviso ai politici: "Attenti, le donne votano di pancia" . L'attrice Ottavia Piccolo, aprendo gli interventi dal palco: "Non voglio dimostrare niente, voglio mostrare" ha esordito citando Federico Fellini per poi aggiungere: "Siamo qui per questo". Per chi pensava che il femminismo fosse morto, e per chi in questi anni si è dedicato a reclamizzare i pochi casi che da quel movimento avevano preso le distanze, Milano è stata una gran bella risposta. L’11 febbraio a Napoli si replica. Chi ha vista ed udito per intendere intenda e per chi non ce l’ha ....pensi che le elezioni sono vicine e che le donne continueranno a vigilare.

Maria Mantello

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