Parvapolis >> Cultura
Latina. Panariello da Gusto per girare uno spot. «Il mondo dello spettacolo è il massacro dell'amicizia. L'importante è che tu lo sappia»
Ai microfoni di ParvapoliS Giorgio Panariello,
al supermercato Gusto per girare uno spot.
Mai stato a Latina?
«Sì, l'ultima volta pochi mesi fa. Abbiamo fatto delle prove qui al Teatro.
Il Teatro, tra parentesi, è molto bello. Ha questo foyer
che è più grande del teatro dentro. Poi Manuela Arcuri è di Latina, no?».
Lei è un personaggio poliedrico...
«Mi piace. Oggi mi diverto a interpretare il presentatore. Mi piace variare.
Qualcuno dice che così creo confusione. Ma se sto fermo mi annoio. Sapete,
io ho ancora 45 anni, finché c'è l'energia preferisco confrontarmi con
più cose».
Cosa c'è dietro le quinte di un suo spettacolo?
«Tanto lavoro. Ma anche la partita a poker, i libri, la cena.
Dietro Sanremo c'è solo lavoro duro, perché c'è un'azienda grossa
e provare a rendere conto a tutti è dura».
Ha trovato amicizie in Rai?
«Lo spettacolo è il massacro dell'amicizia. L'importante è che tu lo sappia.
I primi tempi la fregatura te la prendi. Tutti come il Truman Show.
E poi c'è una solitudine da fare paura. Poi io oggi ho Carlo Conti,
Leonardo Pieraccioni. E gli amici che mi son portato dietro dal mio ambiente, diciamo».
Cosa pensi di chi fa politica facendo spettacolo? Ci sono tante critiche, oggi,
sul lavoro dei Guzzanti o di Luttazzi, così come di Beppe Grillo.
«Chi lo sa fare lo deve fare. Io non ho pregiudizi. È una questione storica,
c'è sempre stato un buffone di corte. Io ho le mie idee politiche,
non mi riscontro fino in fondo con i partiti e con le loro logiche ed interessi.
E poi la gente quando va in teatro si rompe
a sentire di Berlusconi. Mi sento stanco io».
A Berlusconi lei preferisce Renato Zero...
«Sul palcoscenico siamo arrivati alla fusione. Da suo imitatore,
sono diventato imitatore ufficiale. Poi ho fatto qualcosa insieme a lui.
Adesso, ad Ancona, lui è diventato me. Mi ha imitato. Lui è un grandissimo
personaggio con un grande cuore. Un puro. Una perla rara».
Lei è cresciuto con i nonni...
«Non mi hanno fatto mancare niente. Loro hanno esigenze che tu non vedi.
Gli anziani sono importanti. E la cosa di cui soffre un anziano è questo,
la mancanza di rappresentatività. Bisogna ascoltarli, stare insieme,
farli ragionare, far sì che abbiano sempre la mente fresca».
Quella è una statuetta della Carrà...
«La porto sempre con me. Lei lo sa. Me la regalò lei. Non sono scaramantico
ma le prime volte, quando ero sconosciuto, le accendevo un cero davanti.
Mi è andata bene. E sono riconoscente sia a Raffaella che alla sua statuetta.
Così me la porto sempre appresso. La statuetta. Raffaella sarebbe più difficile».
Elisabetta Rizzo
Riproduci il filmato oppure procedi con il download.
|