Venerdì 02/05/2025 
Parvapolis
categorie
Home page
Appuntamenti
Cronaca
Cultura
Economia
Politica
Sport


Parvapolis >> Cultura

Latina. Il ricordo e la nostalgia. Ferdinando Parisella ricorda Romano Mussolini: «Mi parlava di suo padre. Ed io ero teso dall'emozione...»

Romano Mussolini e l'Irish pub Doolin, un rapporto iniziato circa sei anni fa. La prima volta che venne, mi confessò di non aver mai suonato in un pub. La curiosità lo aveva spinto a venire. pensate che aveva già 73 anni ed aveva suonato tutta la vita ed in giro per il mondo. E con tutti i grandi del jazz. ma la curiosità, la novità di suonare davanti ad un pubblico per lui sconosciuto, lo stimolava. E dopo, a tarda ora, mi disse che sarebbe tornato. E per altre quattro volte tornò al Doolin. Una persona gentile, misurata, che non ha mai fatto pesare di essere il figlio del duce. Certo ne abbiamo parlato sempre. E potete immaginare che per me significasse molto parlarne. Emozioni allo stato puro. E tante cose le tengo per me. eccetto una. La difficoltà di vivere della sua famiglia dopo la fine della guerra. E nel suo ultimo libro, "Era mio padre", si possono ritrovare le sensazioni di un uomo che era figlio di uno dei più straordinari personaggi del secolo passato, piaccia o non piaccia. Ma quando iniziava a suonare, chiudeva gli occhi, come se sognasse. sembrava si isolasse, ma le sue mani erano lì veloci a trasformare la sua musica con un ritmo travolgente. Dopo l'ultimo concerto, a maggio 2005, mi salutò dicendo: "a ferdinà chissa se ci rivedremo". Un abbraccio e via a notte fonda a Roma. Con naturalezza. Questo era Romano Mussolini. Poi, circa venti giorni fa, Lucio Turco, il suo batterista preferito, mi telefona per dirmi che Romano era stato ricoverato d'urgenza e si è addormentato senza rumore. Ecco la mia doppia fortuna, di averlo nel mio Doolin e di averlo conosciuto, lui il figlio del duce.

Ferdinando Parisella


PocketPC visualization by Panservice