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Roma. Girotondo all'Eliseo. Giulio Brogi: «Una Vienna in piena decadenza, con depravazioni erotiche a nascondere mancanze di dialogo»

Davanti le Telecamere di Parvapolis Giulio Brogi, splendido protagonista con grande successo di pubblico durante la prima all’Eliseo della piece teatrale ‘Girotondo’ del medico, scrittore e drammaturgo viennese Arthur Schnizler. Il testo descrive cinque uomini e cinque donne che s’incontrano a coppie in dieci scene consecutive, in ognuna delle quali si consuma un rapporto erotico condito dal dialogo prima e dopo l’amplesso. L’alta e la bassa società viennese vengono a confronto: il soldato, la prostituta, la cameriera, il signorino nobile, la bella giovane sposata al marito vecchio, la fanciulla povera, il poeta, l’attrice ed il conte. Tutte figure simbolo di una Vienna fin de siecle di decadenza morale e sociale, dove le rigide regole dettano condizioni di sudditanza psicologica e assai labile appare il rapporto uomo-donna, basato su ipocrisie e sottili giochi cerebrali. La regia di Pietro Carriglio che ha curato anche le scene, dove predomina a mò di siparietto la stilizzazione klimtiana del bosco viennese, fluidamente accompagna i singoli incontri erotici, dando al tempo stesso quel tocco di leggerezza e di presagio di morte che sancisce la dissoluzione di un impero. Giulio Brogi, con la sua sapiente maestria, rende bene questo clima d’ipocrisia e di stereotipa appartenenza alla classe elevata, la cui noia di vivere si riflette in tragicomiche pulsioni erotiche ed ammiccamenti di compiaciuta ed amara autoironia. Convincente anche la prova degli altri attori, quali Liliana Paganini, Gian Paolo Poddighe, Anna Gualdo, Giovanna Di Rauso e Luciano Roman. Suggestivi gli effetti di luce di Gigi Saccomandi, belli e minuziosi i costumi di Paolo Tommasi, intense le musiche di Matteo D’Amico. Alcune curiosità sulla commedia: alla sua pubblicazione in Germania nel 1903, suscitò scandali e processi, venne sequestrata e, quando finalmente debuttò a Vienna nel 1921, seicento uomini prezzolati dai circoli reazionari saccheggiarono il teatro, malmenarono gli spettatori e costrinsero gli attori a ripararsi dietro il sipario di ferro.

Claudio Ruggiero

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