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Latina. Modernità della Repubblica Romana. Nel 1849 già quei valori che l'Italia riuscirà a esprimere compiutamente solo un secolo dopo...

Nel 1849, all’una di notte del 9 febbraio, con un decreto approvato dalla prima Assemblea Costituente eletta a suffragio universale che dichiarava il papato “decaduto di fatto e di diritto dal governo temporale dello Stato romano”, iniziava la vicenda della Repubblica Romana: cinque mesi di straordinaria tensione morale, di rigore politico, di passione civile e democratica che la successiva evoluzione del processo unitario, monarchica e moderata, ha respinto come fra parentesi, escluso dal filone agiografico e celebrativo prima, precipitato nella sottovalutazione e rimozione dell’intero Risorgimento poi. Chi sa qualcosa, oggi, della Repubblica Romana del 1849? Gli specialisti, i ragazzi appena usciti dal liceo, qualche bizzarro e irriducibile paleodemocratico. Eppure quante lezioni da quei cinque mesi, a cominciare dalla coerenza dei documenti e dei testi fondamentali, i quattro articoli della proclamazione notturna che si sviluppano nei settantasette della Costituzione, senza enfasi,senza retorica, con una densità di principi e contenuti ed una stringatezza di espressione che potrebbero costituire ancora oggi un modello di efficacia, limpidezza e democrazia del linguaggio. Quattro articoli più sessantanove: e c’è dentro già tutto quello che l’Italia otterrà solo un secolo dopo: diritto di sovranità del popolo, democrazia come forma di governo, eguaglianza e obbligo per la repubblica di promuovere il miglioramento delle condizioni morali e materiali dei cittadini, suffragio universale, fratellanza dei popoli, rifiuto della pena di morte e dei tribunali speciali, inviolabilità del domicilio, libertà di insegnamento, l’affermazione che ”dalla credenza religiosa non dipende l’esercizio dei diritti civili e politici”, inviolabilità delle persone, inviolabilità dei rappresentanti eletti, salvo il permesso dell’Assemblea, fino al segreto postale e all’obbligo dell’indennizzo per eventuali espropri per pubblica utilità. A questi principi, e alla regola della stringatezza e della chiarezza di linguaggio, si uniformarono i provvedimenti del governo repubblicano, provvedimenti di varia natura, anche a carattere sociale, che ben spiegano il coinvolgimento popolare nella difesa della città. Il testo ufficiale della Costituzione venne dopo e fu quasi un testamento: fu approvato il 2 luglio sotto le cannonate francesi; il 3 Roma cadde. Il 12 febbraio la Repubblica aveva adottato il tricolore come bandiera e fu uno dei suoi primi atti; il 6 luglio, dopo un’agonia di un mese, morì Mameli e fu sepolto di nascosto. Forse non sarebbe male se, con il tricolore e l’inno nazionale, si riproponesse anche una rilettura non più fra parentesi dei principi per cui Mameli, e tanti insieme a lui, sono caduti.
Nella foto Villa Medici "Il Vascello" e Villa Corsini, dove furono combattuti gli ultimi momenti per la sopravvivenza della Repubblica Romana contro le truppe pontificie e francesi. Oggi Il Vascello è la sede del Grande Oriente d'Italia di Palazzo Giustiniani, la Massoneria Italiana.

Mauro Cascio


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