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Latina. La responsabilità delle imprese. Sergio Viceconte: «Il problema è che recepiamo direttive europee tardi e male. Ma l'idea è buona»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS con Sergio Viceconte, Direttore Generale di Confindustria Latina, in occasione del convegno "Il decreto legislativo 231/2001. La responsabilità delle imprese: problematiche ed opportunità".
Quali sono i maggiori problemi di responsabilità - non solo amministrativa - per le imprese?
«Le problematiche sono quelle dell'attuazione di normative che, come sempre accade nel nostro paese, recepiscono le direttive europee in ritardo e vengono applicate in maniera più cogente per le industrie. È evidente che il decreto 231 è molto importante, perché parla delle responsabilità amministrative delle imprese - e anche delle associazioni - ed apre quindi una strada che in quest'ultimo periodo - se pensiamo agli scandali Unipol e Parmalat - pone l'accento su una verifica più circostanziata sulle responsabilità delle aziende. Noti bene che il legislatore ha dovuto chiamare questa normativa come "responsabilità amministrativa delle imprese", ma ci sono risvolti penali importanti; poiché però la società non può essere configurata come destinataria di responsabilità penale, in quanto quest'ultima è solo personale, sotto la configurazione della dicitura "responsabilità amministrative delle persone giuridiche e delle associazioni", dobbiamo stare attenti perché si configura anche la responsabilità penale».
Perché questo convegno?
«È un convegno che ha visto anche la partecipazione del Procuratore Mancini, del Prefetto Pironti, del Questore, e rappresentanti dei ministeri. Da un'indagine del Sole 24 Ore, solo 11 imprese su 100 delle medie-piccole hanno ottemperato a questa normativa, mentre delle imprese con più di 200 dipendenti, la percentuale sale a oltre il 50%: il dato è sconfortante, perché essendo l'Italia un paese composto al 90% di piccole e medie imprese, quel dato (11%), ci dà la dimendsione esatta di quanto ancora bisogna fare. Il seminario di oggi si pone in questa direzione: noi, come Confindustria, possiamo aiutare le imprese nella compilazione di un modello contenuto nella norma di legge, che può aiutare le imprese. Consideri che un'impresa se - come è successo recentemente per alcune imprese farmaceutiche interessate da un'operazione della Procura di Bari - dimostra di aver già predisposto il modello, previsto dal d.lgs. 231, non è imputabile di attività e iniziative fatte da suoi collaboratori, che possono essere dirigenti o - nel caso in specie - degli informatori medico-scientifici, in quanto ha ottemperato alle disposizioni di legge. Per concludere vorrei fare una considerazione, pur condividendo sia le procedure previste e imposte alle aziende, sia quello che hanno detto il Procuratore ed il Prefetto: questi decreti hanno una certezza da un lato e un'incertezza dall'altro. La prima sono i costi, perché è indubbio che le imprese, quando affrontano queste tematiche, devono affrontare degli investimenti, anche in termini di risorse umane, ma ben vengano questi costi, quando vi sono dei benefici. Quello che ho fatto rilevare oggi è che gestiamo costi certi ma benefici incerti, perché la discrezionalità del pubblico ministero è ampia, la normativa non blinda, non dice "se l'azienda fa questo è sicuramente in regola". Viene lasciato molto margine di discrezionalità alla magistratura e questo per le imprese, che hanno l'abitudine di lavorare rispettando le norme, ma con delle certezze, non è un ritorno positivo».
Andrea Apruzzese
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