Venerdì 02/05/2025 | |
![]() |
categorie | ||
Home page | Appuntamenti | Cronaca |
Cultura | Economia | Politica |
Sport |
Parvapolis >> Sport Panathlon. Campioni e iniziative. Incontro con Daniele Masala In questo periodo l'attenzione degli amanti dello sport è catalizzata
dalle imprese degli atleti azzurri alle Olimpiadi invernali di Torino:
quale miglior momento per invitare Daniele Masala, due volte oro dei
Giochi estivi di Los Angeles '84 nel pentathlon moderno, ad un
incontro conviviale del Panathlon Club di Latina. Masala, oggi
prorettore dell'Università di Cassino e presidente del Comitato
Regionale Lazio dell'Uisp-Unione Italiana Sport Per tutti, ha
raccontato la sua esperienza di campione, ma ha anche tracciato il
rapporto corretto che dovrebbe intercorrere fra ogni tipo di
praticante e lo sport.
La serata si è aperta con la proiezione di un cortometraggio
realizzato dallo stesso Masala per diffondere la cultura dello sport
nelle scuole, dal significativo titolo "Lo sport per esempio…". «Lo
sport – ha spiegato l'olimpionico – deve essere un esempio da seguire
in ogni aspetto della vita. Il rispetto delle regole e degli
avversari, l'agonismo come desiderio di migliorarsi ma non di vincere
a tutti i costi, sono i principi che, peraltro, costituiscono anche il
fondamento dell'attività del Panathlon». Masala ha illustrato il suo
impegno nella formazione dei più giovani, evidenziando che ci si deve
rivolgere prima di tutto ai genitori. «Sono loro – prosegue – che
spesso chiedono aiuti anche illeciti per permettere ai propri figli di
ottenere risultati sempre migliori. Inoltre si è portati a sognare che
i ragazzi sfondino nel calcio, foriero di ricchezza, e non in altri
sport più poveri. Lì il successo costa sudore, fatica, rinunce,
sacrifici, ed in pochi sono disposti a farli. Inoltre le sconfitte non
vengono accettate: eppure è proprio dalle sconfitte che si impara di
più». Il problema è che questo allontanamento dallo sport provoca non
solo l'assenza di atleti di spessore, ma anche l'aumento di gravi
problemi di salute, come l'obesità infantile. «Dati recenti
evidenziano che, in alcune zone d'Italia, sono quasi il trenta per
cento i giovanissimi obesi: si badi bene, non si parla di un leggero
sovrappeso, ma di una patologia che provoca conseguenze ferali». Il
messaggio fondamentale è, secondo Masala, che ognuno deve trovare il
giusto rapporto con lo sport. «A seconda delle attitudini e dell'età –
sottolinea – si deve individuare la disciplina più adatta, e
praticarla rispettando le proprie capacità. Vanno bene anche lunghe e
salutari passeggiate, purché non si venga vinti dalla sedentarietà».
Queste convinzioni hanno spinto Daniele Masala ad impegnarsi come
dirigente nell'Uisp, Ente che promuove e diffonde la pratica dello
sport per tutti ed a tutti i livelli.
«Non ogni atleta – ha specificato – diventa un campione: qui entra in
gioco l'agonismo, che nel mio caso la faceva da padrone». E Masala ha
raccontato come si avvicinò allo sport di vertice. «Da ragazzino ero
scatenato - ha ricordato il campione di Los Angeles -. Una volta,
avevo sei o sette anni, me ne andai di casa e tornai a notte fonda.
Mio padre per punirmi decise di non farmi rientrare, ma per me non si
trattò di una punizione, anzi. Andai in giro con ragazzi più grandi e
mi ripresentai a casa la mattina dopo. A quel punto i miei genitori
decisero di portarmi in piscina, sperando di instradare nell'attività
sportiva la mia vivacità. Da allora mi innamorai del nuoto e dello
sport in generale, per poi passare al pentathlon. Per fortuna mi è
stata data l'opportunità di sfogare nello sport tutta l'energia che
avevo in corpo: questo è un percorso che molti genitori dovrebbero
seguire con i propri figli».
Per soddisfare la curiosità di molti ospiti, fatta propria dal
presidente del Panathlon Club di Latina Aldo Panico, Daniele Masala ha
esposto le metodologie di allenamento di un pentatleta, che deve
esercitarsi in cinque discipline diverse. «Per le peculiarità delle
diverse prove, è necessario allenarsi tutti i giorni nella corsa
campestre, nel nuoto e nella scherma, mentre si possono alternare il
tiro e l'equitazione. La giornata-tipo prevede circa otto ore di
allenamenti, seguendo il principio di distanziare il più possibile le
discipline aerobiche, ovvero la corsa ed il nuoto, e di intervallare
ogni seduta di allenamento con pause necessarie per il recupero
fisico. Questo per me e per gli altri che con me vinsero l'oro
olimpico a squadre, significava non avere tempo per nient'altro.
Eppure la sera trovavamo la forza di metterci sui libri: a volte ci
trovavamo a leggere la stessa pagina per ore senza memorizzare nulla
eppure, nonostante la fatica e gli impegni agonistici, io mi sono
laureato in scienze motorie, un altro in medicina, Pierpaolo
Cristofori in fisica e poi, conseguendo un master alla Bocconi, è
diventato uno dei manager italiani più brillanti». Questo per
rimarcare che "mens sana in corpore sano" non è solo un proverbio. «Il
più grande dei miei tre figli – prosegue Masala – ha praticato fino
alla scorsa estate il nuoto a buon livello. Poi ha deciso di lasciare
per dedicarsi con più impegno allo studio. Pochi mesi dopo è tornato
sui suoi passi perché si è reso conto che la mancanza dello sport
influiva negativamente nel suo rendimento scolastico».
Masala, che vinse anche l'argento a squadre alle Olimpiadi di Seul
'88, ha concluso il suo intervento con un aneddoto ed un monito. «Dopo
la mia prima Olimpiade, quella di Monaco 1972, per la quale fui
convocato in modo da accumulare esperienza, a 21 anni partecipai a
Montreal '76. Nonostante fossi ancora molto giovane, conquistai un
insperato quarto posto individuale dopo essere stato per gran parte
della gara sul podio virtuale. I dirigenti del Coni di allora si
complimentarono con me, affermando che senza quel risultato la
Federazione Italiana Pentathlon Moderno avrebbe chiuso. A quel punto,
visto che un quarto posto non assegnava premi, un alto dirigente disse
che meritavo comunque un riconoscimento importante e mi portò con sé
in un locale, nel quale c'era di tutto. Gigantesche forme di
parmigiano, televisori, gioielli e chi più ne ha più ne metta. Mentre
osservavo quel "paese dei balocchi", il dirigente prese un oggetto e
me lo consegnò. Si trattava di un mangiacassette: il mio quarto posto
alle Olimpiadi fu valutato quindici mila lire». Ancora una volta nello
sport si fanno figli e figliastri. «Eppure – ha concluso Masala –
grazie ai risultati miei e dei miei compagni di squadra, decine di
ragazzi si avvicinarono al pentathlon. Un po' come accade oggi con i
successi negli sport invernali, grazie all'eco della televisione. Però
tutte queste discipline non possono vivere una volta ogni quattro
anni: è necessario che abbiano il loro giusto spazio, anche perché
rappresentano un bagaglio di cultura e di formazione indispensabile
per tutti, ed in particolare per i giovani».
Rita Bittarelli |
PocketPC visualization by Panservice |