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Latina. Compagnia de Galantomeni. Per Rubbettino Mauro Cascio dirige una collana di testi di filosofia della religione. Con prestigiosi curatori

Mauro Cascio è da qualche giorno direttore editoriale per la Rubbettino, la nota casa editrice di Soveria Mannelli (Catanzaro) che ha alle spalle decine di anni di storia editoriale. Anche sul fronte dell’eccellenza, ha già un "carniere" di prestigiosi collaboratori che hanno dato e danno il loro apporto intellettuale. I nomi di Alberto Abruzzese, Pino Arlacchi, Dario Antiseri, Cristopher Duggan, Emanuele Macaluso, Leonardo Sciascia, Gianni Vattimo, Elemire Zolla – per non citarne che alcuni – costituiscono uno dei più chiari esempi di come Rubbettino abbia saputo stabilire nel corso del tempo un ampio ventaglio di rapporti culturali. Liberalismo di Ludwig von Mises, la raccolta di saggi Studi di filosofia, politica ed economia di Friedrich von Hayek, i Lineamenti di una classificazione delle scienze sociali di Carl Menge testimoniano la volontà di trovare una collocazione editorialmente coerente ad una linea di pensiero liberale in politica, liberista in economia, "individualista" nelle prospettive metodologiche. La casa editrice è però aperta ad ogni apporto culturale, basti pensare alle collaborazioni, tra gli altri, di Giulio Andreotti, di Walter Pedullà, di Daniele Capezzone e di Francesco Cossiga. La collana fondata da Mauro Cascio si chiama Compagnia de Galantomeni, si occuperà di filosofia della religione, proponendo primi titoli di autori importantissimi nel panorama culturale europeo in prima edizione italiana e con impianti critici curati da docenti universitari e da saggisti di primissimo ordine. Il calendario delle prossime uscite sarà reso noto nelle prossime settimane, per il momento si sa che il titolo del debutto è previsto per il prossimo settembre. Ma perché questo nome? Cosa significa Compagnia de Galantomeni? Lo spiega lo stesso Cascio in uno dei suoi libri più noti ed apprezzati (con la prefazione di Gianni De Michelis), Storia (Apologetica) della Massoneria, presentato a Rimini esattamente un anno fa: «Venezia, XVIII secolo. Come in altre città d’Italia si diffonde la Massoneria e come in altre città d’Italia su di esse sta per abbattersi una ventata repressiva, largamente ispirata da due violente bolle di scomunica emesse in sequenza da due diversi papi: Clemente XII (1738) e Benedetto XIV (1751). Clemente XII, nella bolla In eminenti Apostolatus specula, condanna (damnamus et prohibemus) i Liberi Muratori proprio per i «principi che formavano i capisaldi fondamentali della Libera Muratoria: la tolleranza religiosa e il relativismo che mette in discussione la Verità rivelata . La Massoneria accoglie indifferentemente tra le proprie fila, in tutti i paesi, cattolici, protestanti e persino ebrei: il vivo sospetto che una simile pratica possa condurre con sé una possibile perdita di potere di influenza da parte delle gerarchie religiose alimenta l’accusa di intenti rivoluzionari dei Massoni. Tale accusa intende attirare sulla Massoneria l’ostilità dei monarchi e dei poteri temporali costituiti in genere. Di pari passo viene alimentato anche il sospetto che, dietro al famigerato segreto massonico (una metafora per indicare l’inconoscibilità della Verità Assoluta), si nascondano atroci infamie. A prendere le difese della Massoneria interviene, tra gli altri, Carlo Goldoni. La commedia goldoniana Le donne curiose, infatti, costituisce dietro una serie di veli metaforici – evidentemente assai trasparenti ai contemporanei – una difesa convinta e appassionata dell’attività massonica. Anche se tali veli metaforici non fossero, del resto, pienamente dispiegabili, a chiarire in modo inequivocabile il fine delle Donne curiose contribuisce direttamente l’autore. Goldoni, nelle proprie Memorie, spiega esplicitamente che tale commedia "sotto un titolo ben nascosto, ben mascherato, non rappresenta altro che una loggia di Liberi Muratori". Al centro della trama è un’associazione, una Compagnia de Galantomeni, fondata da un gruppo di amici, guidata da una ben nota maschera veneziana: Pantalone de’ Bisognosi. In tale associazione è vietato l’ingresso alle donne e questo divieto induce una famelica curiosità nell’animo delle compagne dei suoi componenti. Dietro ai sospetti femminili che giustificano tale curiosità, tuttavia, si nascondono tutti i luoghi comuni più classici – già all’epoca – della propaganda antimassonica. Sicuramente, sospettano a turno le protagoniste, all’interno di «quel maledetto ridotto» si faranno "stregonerie", si riceveranno donne in segreto, si praticheranno attività illecite, innominabili alla luce del giorno! O forse, secondo ipotesi più legate alla temperie dell’epoca, si produrrà il lapis philosophorum (cioè la pietra filosofale) o magari si preparerà «l’oro disputabile» (cioè potabile). Che per bocca delle donne vengano formulate accuse di ben altra origine diviene particolarmente chiaro, del resto, quando attraverso la voce della serva Rosaura giungono parole che riecheggiano assai da vicino la bolla di Clemente XII: «Se non vogliono che si veda, vi sarà qualcosa di brutto». Goldoni ci presenta la Compagnia de Galantomeni come uomini riuniti in una camera, amici della civiltà, della cultura e del conversare. Il terribile scontro con la chiesa, che col “bastone” difende la sua fede rivelata e la Massoneria che parla di Libero Pensiero, di “segreto” e di sistemi individuali è sintetizzato dal celebre scambio di battute tra Ottavio e Lelio, pronto ad andare sulle furie e a tentare di imporre la propria volontà alla moglie Eleonora in forza delle bastonate. Infine sarà l’iniziativa di Brighella, servitore di Pantalone, ad introdurre finalmente le donne nel luogo di riunione e fugare ogni possibile dubbio sull’onestà di intenti dei protagonisti».
Mauro Cascio, giornalista nato a Palermo ma da sempre a Latina, noto anche per aver fondato nel 1997 ParvapoliS, il nostro quotidiano “multimediale” online da sempre primo nella provincia per nascita e numero di contatti giornalieri, è alla sua seconda direzione editoriale, dopo un’esperienza che lo ha portato a curare, tra gli altri lavori, le prime edizioni in italiano de La Teodicea della Qabalah di Francis Warrain, Necessità matematica dell’esistenza di Dio di René de Clèrè e L’Eucarestia, il libro-scandalo di George Le Clement de Saint-Marq. Ha fondato e diretto numerose riviste tra cui l’Antologia di Studi Tradizionali Luz che in questi mesi con l’Accademia di Studi per la Tradizione e la Scienza «Collegium Fraternitatis Eques Peregrinus» diretta da Maurizio Camerata sta presentando in numerose città italiane (Catania, Roma, Pisa, Pistoia, Firenze, Palermo, Bologna, Imperia) in occasione di un ciclo di incontri dal tema “Tradizione, tradizionalismi, la funzione dell’uomo” con docenti universitari, accademici dei Lincei e saggisti e il Trimestrale di orientamento liberale Diritto e Libertà con le firme di Piero Ostellino e Sergio Romano e, con i contributi di Rita Levi Montalcini e Michael J. Fox, l’indimenticabile protagonista di Ritorno al Futuro di Steven Spielberg. È autore di Ut unum sint. L’Uno e il Molteplice (Bastogi, Foggia 2004) e di Storia (Apologetica) della Massoneria, con la citata prefazione di Gianni De Michelis (Bastogi, Foggia 2005). È in preparazione un suo nuovo libro che uscirà, sempre per Bastogi, a primavera inoltrata. Affianco a sé nella direzione della Compagnia de Galantomeni Mauro Cascio ha voluto Massimo Iiritano. Allievo di Sergio Quinzio, Iiritano insegna Filosofia della Religione all’Università di Perugia. Membro della Collingwood Society ha scritto numerosi saggi, tra cui Disperazione e fede in Soren Kierkegaard (Rubbettino, 1999), Sergio Quinzio. Profezie di un’esistenza (Rubbettino, 2000), Il messia povero. Nichilismo e salvezza in Sergio Quinzio (Rubbettino, 2005), Utopia del tramonto (Dedalo, 2004), con la prefazione di Massimo Cacciari.
Nelle foto gli stabilimenti della Rubbettino, a Soveria Mannelli, in provincia di Catanzaro, la casa editrice fondata da Rosario Rubbettino e guidata da Florindo Rubbettino e Antonio Cavallaro.

Rita Bittarelli


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