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Latina. Dopo la beffa di ieri in Sicilia. Paolo Iannuccelli: «Scendere in piazza per migliorare lo sport è stimolante». Un esempio da imitare
Scendere in piazza per migliorare lo sport è stimolante. Lo hanno fatto dei tifosi, sabato pomeriggio, stanchi di aspettare l’intervento della classe politica cittadina in favore di società impegnate in campionati onerosi, della base dei praticanti, di strutture di altissimo livello che mancano da sempre. Latina potrebbe essere un ‘isola felice nello sport: gioventù fantastica, realtà di giovani provenienti da tante etnie, mare, colline, sole, paesaggi da fiaba, collegamenti con gli aeroporti, quaranta palestre scolastiche. La crisi economica presente nel Paese non incoraggia certo la presenza di grandi sponsor, di investimenti cospicui, ma questo non è sufficiente a giustificare la crisi in cui versano molti sodalizi, una crisi si risultati e soprattutto d’identità. Da queste parti, non hanno compreso il messaggio che solamente lo sport, in tutte le sue componenti, può trasmettere. I grandi eventi trasformano in meglio le città (vedi Torino), i risultati sono una sorta di riscatto sociale (Reggio Calabria), il turismo cresce a dismisura (Trapani con la Coppa America di vela). Latina è fuori da tutto questo, il tempo si è fermato come in tutte le città dormitorio alle porte di Roma. Il passaggio da spiegare è proprio questo. Il capoluogo pontino è passato rapidamente da città viva ed armonica della simpatica provincia italiana a un macigno che non si muove e si allarga in continuazione. La stesso accade ad Aprilia, Pomezia, Guidonia, prive di identità. Lo sport potrebbe risvegliare Latina dal triste torpore di città-dormitorio, basta fare passi giusti per uscire dalla mediocrità di oggi, ogni cosa rivolta alla crescita viene “stoppata”. Pensiamo alla Biblioteca Stirling, mai realizzata per fare posto a un anonimo parcheggio asfaltato, alla mancata realizzazione del palasport da 4000 posti, ad una piscina lunga 33 metri. Latina è priva di progettualità, vivendo politici ei amministratori in perenne e odiosa conflittualità. Qualche tempo fa abbiamo letto in piazza del Popolo: “Latina città della pace”. Ci abbiamo scherzato sopra. Qui ci sono più coltelli che in ogni altra parte del mondo. Ma servono solo per minacciare: non hanno nemmeno il coraggio di tirarli fuori.
Paolo Iannuccelli
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