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Latina. Stagione di Prosa, successo per la "Mandragola". Scaccia: «Un mondo privo di ideali, dominato da calcoli e interessi. E dai cattolici»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Mario Scaccia, protagonista, sabato al Palacultura,
di uno degli spettacoli più attesi della stagione di prosa: «La Mandragola».
«Niccolò Machiavelli scrive la Mandragola, una commedia in cinque atti, nel 1518, ma la
prima rappresentazione avviene solo nel 1519, a Firenze, in occasione del carnevale. Per
la sua ironia, l’opera si addice perfettamente al clima carnevalesco. Il mondo descritto
è privo di ideali, dominato da calcoli, interessi meschini e passioni irrefrenabili».
La storia è nota. Callimaco, di ritorno da Parigi, dove ha vissuto vent’anni, sente parlare delle virtù della bella, ma sposata, Lucrezia. Nonostante non l’abbia mai vista, Callimaco se ne innamora, tanto da tramare un piano con il perfido Ligurio, ai danni dell’onore della donna e del povero marito Nicia. Sfruttando il desiderio insoddisfatto dei coniugi di avere un figlio, Callimaco si spaccia per un dottore venuto da Parigi e consiglia a Nicia di far bere alla moglie una fantomatica pozione a base, dice, di mandragola. La pozione ha il potere di rendere fertile la donna, ma ucciderà il primo uomo che giacerà con Lucrezia. Per ovviare a questo “inconveniente”, Callimaco propone a Nicia di costringere un giovane ad unirsi alla donna, questo morirà ucciso dal veleno che avrà assorbito e Nicia potrà così unirsi alla moglie senza alcun pericolo. Con l’aiuto di Fra’ Timoteo, l’impenitente confessore di Lucrezia, Callimaco si finge un “garzonaccio” e viene così rapito e costretto a unirsi con la ritrosa Lucrezia. Compiuta la beffa, Callimaco rivela la sua identità e il suo amore alla non più ingenua Lucrezia, mentre Nicia, ignaro del raggiro, dimostra ai due imbroglioni tutta la sua gratitudine.
Un ritratto crudele, un impietoso giudizio sulla chiesa cattolica e sulla morale.
Possiamo parlare di attualità del testo? «Machiavelli ha conosciuto la chiesa peggiore,
quella della corruzione, del declino, del degrado. Da lì a poco ci sarebbe stata la riforma.
E lui è un fustigatore di costumi. Oggi la chiesa è condannabile magari per altro,
per i suoi tentativi di immischiarsi nella vita sociale e politica, per esempio».
Claudio Ruggiero
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