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Latina. Palumbo colpisce ancora. Quando l'arte non si siede ma c'è una sedia da spostare. Alla ricerca di punti di incontro. «Parliamone»

Cari Mauro (Cascio) e Maria (Corsetti), a proposito dell'ultimo Doolin Street dell'ultimo sabato e de "l'arte seduta, 100 sedie d'artista", l'evento centrale della terza edizione di "Vitarte a Viterbo", la sedia tirata di traverso a Giuseppe Salemo è accompagnata da uno scritto che riporto qui. «(La scena è buia. Al centro una sedia molto illuminata. Voci fuori campo). Secondo me quella sedia lì va spostata. Anche secondo me quella sedia lì va spostata. Facile dirlo quando l'han detto gli altri. Se è per questo sono anni che lo dico e nessuno mi ascolta. Da una approfondita analisi storica e sociologica viene fuori che quella sedia pesa dai nove ai dieci chili. Non sono d'accordo. Dai sondaggi il 2% degli intervistati dice che pesa dai cinque ai sei chili, il 3% dai sei ai sette chili, il 95% non lo so e non me ne frega niente. Basta che la spostiate. Secondo me per spostarla ci vorrebbe qualcuno che la prendesse delicatamente per la spalliera e la mettesse da un'altra parte. Eccesso di garantismo. Al punto in cui siamo è assolutamente necessario prenderla in qualsiasi modo. Anche a calci. A calci? Ma questo è profondamente antidemocratico e anticostituzionale. Se è così cambiamo la Costituzione. Non è una cosa che si può fare da un giorno all'altro. Nel frattempo propongo di indire un referendum. Non si troveranno mai 500.000 firme per spostare una sedia. E allora non c'è scelta: elezioni anticipate. No, le elezioni oggi no. Sarebbe troppo grave per il Paese. Forse domani. Rimane il problema urgente della sedia da spostare. Su questo sono d’accordo. Può essere un punto di incontro. Parliamone. Parliamone…».

Massimo Palumbo


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