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Latina. Laicità, le idee confuse. Paola Binetti gioca alle tre carte: «I laici sono i non preti. I laicisti invece sono infedeli e senza Dio». Amen

Davanti le Telecamere di ParvapoliS con Paola Binetti, candidata al Senato della Repubblica per la Margherita nel collegio del Lazio, docente di Neuropsichiatria Infantile e già presidente del Comitato Scienza e Vita. La Margherita come intende sviluppare i rapporti tra mondo laico e mondo cattolico? «La Margherita rappresenta, all'interno della compagine dei diversi gruppi politici, un modello in cui il mondo cattolico e il mondo laico dialogano da sempre. Proprio nella struttura della Margherita esiste questa presenza contemporanea di persone che giungono dall'esperienza dei cattolici popolari (quindi portatrici di valori che hanno le loro radici nel senso cristiano della vita), insieme ad altre persone che hanno altre esperienze culturali. Aver creato un modello di dialogo (che affronta anche i problemi politici e che intuisce delle strategie politiche in cui le diversità si armonizzano per dare vita ad uno stile democratico), che permetta a tutti di esprimersi con libertà, ma che permetta anche di convergere su punti comuni, rappresenta indubbiamente un grosso punto di arrivo per tutti quanti. Da questo punto di vista io credo che anche all'interno dell'Unione dovrà essere messa in atto una strategia che permetta al mondo cattolico e al mondo laico di dialogare sempre più profondamente e sempre più intensamente per la soluzione di problemi. Mi permetta di sottolineare che la contrapposizione non è tra mondo cattolico e mondo laico, perché il mondo cattolico a cui ci riferiamo è il mondo di persone impegnate nella società civile, nel mondo politico, e sono tutti laici per definizione. La contrapposizione semmai c'è tra il mondo cattolico ed una sorta di deriva laicistica, che è tutt'altro, perché è qualcosa che in qualche modo accantona tutto un mondo di valori ed un mondo di tradizioni che appartengono strutturalmente a noi, al popolo italiano». Lei è docente di neuropsichiatria infantile ed ha una vasta esperienza nel campo medico-scientifico, nonché della ricerca. Secondo lei, qual è la situazione attuale della ricerca in Italia e in particolare quale deve essere il ruolo della politica nel supportare la stessa ricerca? «Diciamo che in questo momento si sente un grande bisogno in Italia non tanto di far ripartire la ricerca, perché l'Italia ha delle buone aree di ricerca scientifica avanzata che in molte parti del mondo ci invidiano, quanto di rendere questa qualità scientifica sempre più estesa a tutti i gruppi di ricerca che lavorano nelle università e nei centri privati. C'è bisogno di ricerca, ma c'è bisogno di una ricerca che abbia un punto di riferimento forte, e che questo punto di riferimento sia nell'uomo; proprio nel mio caso - non solo dell'ambito in cui opero, che è la neuropsichiatria infantile - ma proprio per la mia appartenenza specifica ad un mondo cattolico fortemente esposto nell'affermazione dei suoi valori, quando io parlo - per esempio - di tutela della vita dal momento del concepimento fino alla morte naturale (e quando noi sosteniamo una sorta di opposizione a quella che è una diagnosi per impianto, oppure alla necessità di garantire ad ogni persona, sia pure portatrice di problemi, di handicap), lo facciamo in nome di una scienza che si impegni fortemente accanto a loro. L'unica soluzione che si possa pensare in questi casi è a medio termine, di un impegno scientifico forte che risolva i problemi. Certo, in attesa di questo impegno scientifico forte che possa giungere a risultati significativi per la qualità di vita di questi pazienti, è necessario pensare anche ad un altro tipo di ricerca, una ricerca che si svolge nell'ambito delle scienze sociali, delle scienze dell'organizzazione ed in questo caso è necessario anche individuare formule, soluzioni, modelli che siano capaci di garantire una qualità di vita a questi bambini e una qualità di vita alle loro famiglie». La prof. Binetti nel corso dell'incontro ha anche illustrato la lettera aperta (firmata insieme a Luigi Bobba, leader dell'associazionismo già presidente delle Acli) in cui chiarisce i punti principali della sua scelta di candidarsi con la Margherita: non solo la tutela della vita, come chiarito nel corso dell'intervista, ma anche un sistema socio-sanitario integrato che metta al centro la persona e non scarichi sulle famiglie i problemi più spinosi; una scuola che rispetti la libertà di scelta delle famiglie e che consenta a tutti, anche a chi meno possibilità di reddito, di conseguire una solida formazione umana e professionale; ma anche - ha più volte sottolineato la docente - la famiglia come nucleo centrale della società secondo il dettato dell'art. 29 della Costituzione. Il ruolo della famiglia è stato sottolineato anche dall'on. Claudio Moscardelli, consigliere della Regione Lazio, e da Emilio Ciarlo, presidente provinciale della Margherita di Latina. Moscardelli in particolare ha sottolineato come per il centro sinistra la famiglia resta intesa come quella dettata dalla Costituzione, ovvero costituita dal matrimonio tra un uomo e una donna, e che per questa il futuro governo di centro sinistra (in caso di vittoria alle elezioni del prossimo 9 e 10 aprile) si impegnerà in politiche a favore della risoluzione dei problemi, soprattutto di quelli economici per le giovani coppie. «Un discorso a parte - ha proseguito Moscardelli - è quello relativo ad altre comunità, che possono ritrovarsi a convivere forzatamente per diversi problemi (come difficoltà economiche), ad esempio una nonna con una nipote, o disabili, anziani, minori. Per questi casi verranno fatti dei provvedimenti di tutela, ma che non daranno riconoscimento, né autorizzazione, a forme di convivenza che potrebbero essere assimilate al concetto di famiglia: una cosa sono i provvedimenti di politica sociale, ed un'altra cosa sono i pacchetti di aiuto alle famiglie».

Andrea Apruzzese

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