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Pisa. Religioni e Fedi. Oggi una conferenza in occasione della presentazione dell'Antologia di Studi Luz. Con Mauro Cascio e Vittorio Vanni

L’Accademia di Studi sulla Tradizione e la Scienza «Collegium Fraternitatis Eques Peregrinus» presenta – nell’ambito di un ciclo di incontri sul tema "Tradizione, tradizionalismi, la funzione dell’uomo" – una serata dal titolo "Religioni e Fedi. Necessità matematica dell’esistenza di Dio" che si svolgerà venerdì 31 marzo e sarà anche occasione per la presentazione dei numeri dell’Antologia di Studi Tradizionali Luz dedicati a "Le vie dell’immediatezza" e "Le vie della mediazione". Modera la serata Sergio Piane, coordinatore dell’Associazione culturale Vivarium di Pisa. Relatori i saggisti Mauro Cascio e Vittorio Vanni. Conclude Maurizio Camerata, presidente dell’Accademia. Scriveva a proposito del tema Immanuel Kant: «Non vi è che una (vera) religione; ma si possono avere diverse specie di fede. Si può aggiungere che nella pluralità delle chiese, che si distinguono le une dalle altre a causa della diversità delle loro forme di fede, si può tuttavia trovare l’unica e medesima religione vera. È dunque più corretto (come è pure in realtà l’uso più diffuso) dire che un uomo è di tale o talaltra fede (giudaica, maomettana, cristiana, cattolica, luterana) anzi che il dire che egli è di questa o di quella religione. Quest’ultima espressione giustamente non dovrebbe nemmeno essere usata nei discorsi al grosso pubblico (nei catechismi e nelle prediche) poiché è troppo erudita e incomprensibile per lui, come risulta anche dal fatto che le lingue moderne non offrono alcuna parola ad essa equivalente. L’uomo comune intende sempre per religione la sua fede di chiesa, che cade sotto i sensi; mentre la religione si tiene nascosta nel fondo dell’uomo e dipende solamente dalle intenzioni morali. È rendere troppo onore alla maggior parte degli uomini dire: essi si riconoscono di tale o tale religione; poiché essi non ne conoscono e non ne desiderano nessuna: la fede statutaria di chiesa è tutto ciò che essi intendono con questa parola. Anche le cosiddette guerre di religione, che così spesso hanno scosso il mondo e l’hanno coperto di sangue, non sono mai state che dispute intorno alla fede di chiesa, e l’oppresso non si lamentava, propriamente, del fatto che gli si impedisse di restare fedele alla sua religione (ciò che non può fare alcuna forza esterna), ma che non gli si permettesse di praticare pubblicamente la sua fede di chiesa. Ora se una chiesa, come di solito accade, presenta se stessa come la sola universale (sebbene sia fondata su una fede rivelata particolare che, in quanto è di natura storica, non si può mai esigere da tutti), in tal caso colui il quale non riconosce la sua fede ecclesiastica (particolare) è da esso detto infedele e odiato con tutto il cuore; colui poi che se ne allontana in parte (sopra un punto non essenziale) è, per essa, un eterodosso, da evitarsi perlomeno come contagioso. Se egli infine si riconosce membro di questa chiesa, ma, ciò nonostante, differisce in un punto essenziale (che cioè vien dato per tale) della fede che vi si professa, specialmente se egli propaga la sua eterodossia è chiamato eretico [Ketzer] ; è considerato come sedizioso, punibile ancor più di un nemico esterno, ed è cacciato dalla chiesa con una scomunica (simile a quella che profferivano i Romani contro colui che passava il Rubicone senza il consenso del Senato) ed è consacrato a tutti gli dèi infernali. La pretesa ed unica attendibilità dei dottori o dei capi di una chiesa sul punto della fede ecclesiastica si chiama ortodossia, che si può anche distinguere in dispotica (brutale) e liberale». Sede dell’incontro il più che centenario Caffé dell’Ussaro di Pisa, sul Lungarno al civico 27, leggendaria sede della cultura e della goliardia pisana, dove secondo i rapidi versi del Guadagnoli "si impara più stando un’oretta là che dodici anni all’università". Nella foto Mauro Cascio (al centro) e Maurizio Camerata (in piedi) nel corso dell'ultimo incontro.

Rita Bittarelli


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