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Pisa. Religioni e Fedi. Successo per la conferenza in occasione della presentazione dell'Antologia «Luz». Con Mauro Cascio e Vittorio Vanni
Mauro Cascio relatore su Immanuel Kant, in un incontro dedicato al tema "Religione e fedi"
nello storico Caffé dell'Ussaro di Pisa, vivace centro di produzione e fruizione culturali
da 250 anni.
«Non vi è che una (vera) religione; ma si possono avere diverse specie di fede . Si può aggiungere che nella pluralità delle chiese, che si distinguono le une dalle altre a causa della diversità delle loro forme di fede, si può tuttavia trovare l’unica e medesima religione vera. È dunque più corretto (come è pure in realtà l’uso più diffuso) dire che un uomo è di tale o talaltra fede (giudaica, maomettana, cristiana, cattolica, luterana) anzi che il dire che è egli è di questa o di quella religione. Ora se una chiesa, come di solito accade, presenta se stessa come la sola universale (sebbene sia fondata su una fede rivelata particolare che, in quanto è di natura storica, non si può mai esigere da tutti), in tal caso colui il quale non riconosce la sua fede ecclesiastica (particolare) è da esso detto infedele e odiato con tutto il cuore; colui poi che se ne allontana in parte (sopra un punto non essenziale) è, per essa, un eterodosso, da evitarsi perlomeno come contagioso. Se egli infine si riconosce membro di questa chiesa, ma, ciò nonostante, differisce in un punto essenziale
(che cioè vien dato per tale) della fede che vi si professa, specialmente se egli propaga
la sua eterodossia è chiamato eretico [Ketzer]; è considerato come sedizioso, punibile
ancor più di un nemico esterno, ed è cacciato dalla chiesa con una scomunica (simile a
quella che profferivano i Romani contro colui che passava il Rubicone senza il consenso
del Senato) ed è consacrato a tutti gli dèi infernali. La pretesa ed unica attendibilità
dei dottori o dei capi di una chiesa sul punto della fede ecclesiastica si chiama ortodossia,
che si può anche distinguere in dispotica (brutale) e liberale». Con Mauro Cascio
c'era il saggista e studioso Vittorio Vanni che ha insistito sull'importanza di non lasciarsi
schiacciare da uno schematismo che nei suoi esiti dogmatici ha sempre esiti negativi sulla libertà
di pensiero e di coscienza. Vanni ha cioè ritenuto che in molti casi un'esperienza passiva
del sacro è addirittura negativa, sia per l'adesione a principi formali esterni, Cascio
ha ricordato che Kant li chiamava statutari, sia perché si rischia di avere un Dio
a proprio uso e consumo, di antropologizzare il sacro, di avere, a causa della ragione,
un'idea del sacro pregna e condizionata dalla ragione stessa. Per sfuggire da questo
circolo vizioso c'è l'iniziazione, tema che però esula dai contenuti della serata.
Mauro Cascio e Vittorio Vanni hanno anche fatto riferimento, di sfuggita, al saggio di René
de Cleré "Necessità matematica dell'esistenza di Dio" che gli organizzatori hanno voluto
come sottotitolo della serata.
Ha introdotto e coordinato Sergio Piane, responsabile dell'Associazione
Vivarium che con l'Accademia di Studi sull'Accademia e la Scienza Collegium fraternitatis
eques peregrinus presieduta da Maurizio Camerata ha organizzato quest'incontro che rientra
in un ciclo di serate itineranti che l'Accademia sta organizzando in lungo e in largo per la
penisola dal tema unificante "Tradizione, tradizionalismi, la funzione dell'uomo". Iniziative
di altissimo profilo, con la partecipazione di saggisti e docenti universitari, si sono già
svolte a Catania e a Roma.
La serata è stata anche l'occasione per presentare i nuovi numeri dell'Antologia di Studi Tradizionali «Luz»,
diretta da Mauro Cascio e Maurizio Camerata, edita dall'Accademia e dedicati quest'anno alle
vie dell'immediatezza, con il numero 5 e alle vie della mediazione, con il numero 6.
Rita Bittarelli
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