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Latina. Pontina, dati e riflessioni. Li fa Legambiente. «Incidentalità all'800%. E troppe criticità ambientali nel tratto fino a Roma»
Flussi di traffico molto superiori ai 3.500 veicoli per ora per carreggiata, incidentalità dell’800% più alta rispetto alla media nazionale sulla stessa tipologia stradale, domanda di mobilità per oltre il 60% di natura pendolare nel tratto da Aprilia a Roma, criticità ambientali di grandissimo rilievo e zone agricole assai qualificate a rischio: ecco i punti di partenza su cui è stata avviata la discussione nel convegno “Pontina da Roma a Latina: dai dati trasportistici, riflessioni intorno alle proposte” organizzato da Legambiente Lazio e dal circolo Legambiente di Aprilia, con l’ausilio di alcuni studi molto importanti realizzati dall’Università di Roma Tre presentati per l’occasione, oggi presso la biblioteca comunale di Aprilia.
Un nuovo importante appuntamento per discutere sulla Roma-Latina, rimettendo al centro il tema dell’ex corridoio tirrenico meridionale. Un tema molto caldo, con una situazione di incidentalità sulla Pontina che richiede da tempo risposte immediate che non arrivano ed allo stesso tempo giuste e profonde preoccupazioni in merito al progetto di corridoio tirrenico meridionale della scorsa maggioranza regionale che Legambiente chiede sia profondamente rivisto.
Partendo dall’analisi trasportistica, da cui si evidenzia che i flussi di traffico risultano in gran parte della giornata quantitativamente molto elevati, con livelli di servizio sulla Pontina prossimi alla congestione o di congestione: secondo estemporanee misure condotte, i veicoli registrati anche in periodi di traffico non particolarmente intenso dimostrano flussi molto superiori ai 3.500 veicoli per ora per carreggiata. In particolare Mercoledì 4 Gennaio 2006, sono ben 3.976 i veicoli registrati in un’ora nel flusso di punta a Roma Eur in direzione Roma, 3.467 v/h a Pomezia, 2.853 v/h ad Aprilia e 2.135 v/h a Latina; numeri che crescono sensibilmente Mercoledì 10 Gennaio nella stessa direzione diventando 4.412 v/h a Roma Eur, 4.122 v/h a Pomezia, 2.903 v/h ad Aprilia e 2.621 v/h a Latina. E anche i flussi minimi nella giornata del 10 Gennaio non sono molto differenti, partendo dai 1.979 v/h a Latina ed arrivando ai 2.151 v/h di Aprilia, 2.376 v/h di Pomezia e 2.416 v/h di Roma Eur.
Un’evidenza che si delinea soprattutto nel tratto da Aprilia a Roma dove la domanda di mobilità è per oltre il 60% di natura pendolare, connessa evidentemente al grande esodo abitativo di cittadini romani che, pur mantenendo l’attività di lavoro su Roma, a causa del mercato degli immobili sempre più inaccessibile, acquista la prima residenza in zone esterne alla città ma ad essa collegate da infrastrutture immediatamente accessibili.
Ma è la sicurezza il problema più grande di questa arteria: con 3,37 incidenti al chilometro la Pontina ha una media di incidentalità dell’800% più alta rispetto alla media nazionale dello 0,42 sulla stessa tipologia stradale. Anche le cause dell’incidentalità non sono riconducibili a sole valutazioni di carattere geometrico, ma investono scenari più complessi: ciò è dimostrato sia dalle tipologie di incidente più frequente registrate sulla Pontina, sia dal fatto che le frequenze dell’incidentalità sono significative anche per elevate densità di traffico e modeste velocità.
Allora quel che va affermato con decisione, se ce ne fosse ancora bisogno, è che bisogna certamente intervenire, non solo per questioni di trasporto ma per emergenze sociali, visto il dramma della gente che sulla Pontina muore. La priorità va ricercata secondo Legambiente nell’adeguamento dell’esistente piuttosto che nella realizzazione di nuove opere, per due ragioni principali: la prima legata proprio alla struttura della domanda di mobilità evidenziata, in gran parte costituita da traffico pendolare, che non potrebbe essere disponibile al pagamento quotidiano di due pedaggi autostradali, evidenziando anche così un rischio connesso ad una ipotesi di pedaggiamento della Pontina; la seconda le criticità ambientali di grandissimo rilievo.
E quest’ultimo punto è un altro dei temi posti con forza durante l’appuntamento odierno. A partire dalla situazione intorno a Roma, ancora con varie ipotesi in discussione, che comunque andrebbero a colpire in modo molto pesante sia la Riserva del Litorale Romano (almeno 9 gli ettari coinvolti) che la Riserva di Decima Malafede (oltre 50 gli ettari coinvolti), zone di una singolarissima importanza naturalistica e con ambiti fortemente sensibili e vulnerabili. Più a meridione sarebbero invece zone agricole assai qualificate nella produzione di uve da vino e olive, tra le principali, che subirebbero un danno inestimabile se frazionate da una nuova infrastruttura stradale, con conseguenze proprio sul modello economico e sociale su cui si fondano le numerose comunità locali.
“Sulla Roma-Latina non si può rischiare che si cambi il nome senza modificare profondamente la sostanza della nuova infrastruttura. Per più di un anno ambientalisti, agricoltori, movimenti si sono battuti contro un’opera che ritenevano inutile e dannosa, costringendo a concrete riduzione degli impatti, pur se ancora insufficienti; ora è fondamentale coinvolgere quegli stessi cittadini nella realizzazione del nuovo progetto. Allora non si può solo rincorrere i soldi del CIPE, fondamentali per restituire sicurezza alla Pontina, ma vanno date risposte chiare alle troppe domande che si pongono. –dichiara Lorenzo Parlati, Presidente di Legambiente Lazio- Va risolta la priorità della messa in sicurezza dell’esistente sistema delle infrastrutture senza perdere altro tempo rincorrendo come si sta facendo sulla Livorno-Civitavecchia inutili e costose proposte autostradali; vanno realizzati gli interventi di adeguamento ed ammodernamento che consentirebbero il miglioramento funzionale dell’intero settore trasportistico del sud laziale, non attraverso l’autostrada a pedaggio, che consumerebbe inutilmente un territorio di grande valore come quello dell'agro romano e pontino, mettendo a serio rischio il sistema delle acque, sventrando aree protette come quelle della Riserva del Litorale e di Decima Malafede, compromettendo aziende agricole e stravolgendo il paesaggio di quell'area. Fatto questo si dovrebbe puntare sul sistema ferroviario esistente sulla Roma-Formia, che scaricato dall’entrata in esercizio dell’Alta Velocità Roma Napoli consente una penetrazione in ambito urbano capillare.”
“Sulla Roma-Latina esiste un problema reale politico e sociale che va affrontato analizzando da una parte la struttura della domanda di mobilità dall’altra le cause dell’incidentalità non solo riconducibili a valutazioni di carattere geometrico, ma che investono scenari più complessi. -dichiara Andrea Benedetto, Presidente Comitato tecnico scientifico Legambiente Lazio, Docente in Scienze dell’Ingegneria Civile-Università Roma Tre- Certamente l’attuale offerta infrastrutturale per il trasporto su gomma nel settore tirrenico è palesemente inadeguata, sia per ciò che attiene la sicurezza d’esercizio, sia per ciò che attiene la funzionalità dell’opera con flussi di traffico sempre prossimi alla capacità dell’infrastruttura e l’articolazione geometrica della strada non idonea agli standard attuali. Qualcosa bisogna certamente fare, non solo per questioni di trasporto ma per emergenze sociali, ma pedaggiare la Pontina non ha nulla a che fare con la sua messa in sicurezza e con il suo ammodernamento, piuttosto è quasi come chiedere agli utenti di cambiare modalità di trasporto.”
Nel solo caso di Aprilia, sarebbero compromesse aziende con produzione tipiche importanti: la DOP ricotta romana, le DOP Caseus e abbacchio romano; impianti di vigneto (DOC e IGT) ; l'IGP kiwi; diversi frutteti specializzati (meleti, pruneti e oliveti), coltivazioni cerealicole e foraggiere, industrie casearie in un'area dove si allevano oltre 6.000 ovini, abbattimenti di 4 ettari di serre riscaldate con coltivazioni di numerose varietà di ortaggi. In più punti del progetto si riscontrano grosse interferenze con i centri abitati, che causerebbero un forte impatto in termini di inquinamento (atmosferico, acustico…): il tracciato del Corridoio Tirrenico Meridionale è situato a meno di mt 100 dall’ambito urbanizzato detto Carroccetello - Stradaioli e a 200 metri dall’agglomerato urbano di Camilleri (due dei 55 nuclei abitativi da riqualificare e recuperare ad Aprilia)
Hanno partecipato al convegno: Fabio Ciani, Assessore ai Trasporti Regione Lazio; Dario Esposito, Assessore all’Ambiente Comune di Roma; Stefano Boscato, Ingegnere; Giancarlo Bernabei, Associazione vittime della strada; Alessandro Calvi, Dipartimento Scienze dell’Ingegneria Civile - Università Roma Tre; Claudio Celletti, Presidente Coldiretti Sez. Aprilia; Stefano Cosaro, Comitato no al corridoio tirrenico; Flavio D'Urbano, Resp.Regionale Comunicazione e Rapporti Istituzionali Fondazione L. Gruccione; Simone Franceschini, Comitato no alla bretella Cisterna-Valmontone; Gustavo Giorgi, Circolo Legambiente Monti Lepini; Monica Laurenzi, Presidente circolo Legambiente Aprilia; Mauro Veronesi, Responsabile Territorio Legambiente Lazio;
Rita Bittarelli
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