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Latina. Elezioni, Forza Italia incontra le imprese. Claudio Fazzone: «Ci chiedono impegno per le infrastrutture. E per il Corridoio Tirrenico»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS con Claudio Fazzone, Coordinatore provinciale di Latina di Forza Italia, in occasione dell'incontro che gli imprenditori di Confindustria Latina hanno avuto con i leader pontini dei partiti della Casa delle Libertà (oltre a Fazzone, hanno partecipato il senatore Riccardo Pedrizzi, commissario straordinario della Federazione Provinciale di Latina di Alleanza Nazionale ed il senatore Michele Forte, segretario provinciale di Latina dell'Udc). Molte le richieste da parte degli imprenditori pontini, le principali relative alle infrastrutture. Quali le prospettive? «Io sono il promotore del Corridoio Tirrenico e credo - come hanno chiesto tutti gli industriali - che sia una necessità, obbligata, per questa provincia, se vogliamo uscire dall'isolamento e far sì che tutte le nostre attività produttive (non solo quelle industriali, ma anche quelle artigianali, agroalimentari e quelle legate al turismo), possano avere competitività e quindi recuperare quella funzione economica che devono avere in questo territorio». Si è parlato molto anche di termovalorizzatore: potrà essere realizzato e in quale zona della provincia? «Io credo che debba essere realizzato, dove non mi interessa: si può trovare qualsiasi ubicazione, io stesso ho invitato il Presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, ad indicare lui il luogo che ritiene più adatto (ma non a Borgo Montello). È una necessità per il nostro territorio, per consentire ai nostri cittadini di poter risparmiare sui costi dello smaltimento dei rifiuti, che è un problema presente oggi, ma ci sarà anche domani e sempre. Allo stesso tempo, potremo avere energia pulita, e quindi ricavare un ritorno per le nostre aziende, per le nostre abitazioni, ed una possibilità di sgravio per il consumo energetico». Lei ha toccato proprio il tema dei costi dell'energia per le imprese, uno dei maggiori "cahiers de doleance" degli industriali. Quali le prospettive future per abbassare questi costi e - soprattutto - sarebbe possibile in Italia un ritorno all'energia nucleare? «Il governo Berlusconi è stato il primo a presentare un piano energetico, che prevede attività di centrali, tutte riconvertite, che realizzino energia pulita. Queste si stanno realizzando nelle regioni a guida di centro destra, mentre hanno trovato ostacoli, anche quelle a produzione eolica, nelle regioni a guida di centro sinistra. Noi siamo totalmente dipendenti, dal punto di vista energetico, da altre nazioni, soprattutto dalla Francia, che la produce con il nucleare, a ridosso dei nostri confini, dalla quale importiamo il 70% dell'energia che serve alle nostre attività, sia per il consumo casalingo che per quello industriale. Io credo che sia giunto il momento di far comprendere ai cittadini che dobbiamo dotarci di un piano energetico che possa nel tempo renderci liberi. Se potessimo produrre noi quel 70% di energia che importiamo dalla Francia, avremmo un risparmio del 30-35% sulle nostre bollette». Le aziende chiedono anche una semplificazione normativa e burocratica: come andare loro incontro? «Credo che questo sia il punto primario che tutte le istituzioni devono mettere in campo: le aziende chiedono una semplificazione burocratica che è necessaria per loro e per i cittadini, in quanto il livello attuale è troppo soffocante, servono troppe autorizzazioni. Le aziende chiedono soprattutto di poter avere autorizzazioni celeri quando devono fare investimenti inerenti le proprie attività: molte volte devono attendere anni (se non decenni) per poter avere un'autorizzazione ad ampliare la propria azienda, magari con investimenti milionari, che consentono un doppio ritorno: occupazionale, ma anche dell'indotto economico, per realizzare l'ampliamento». Una battuta finale, anche a livello nazionale: Silvio Berlusconi ha annunciato (in caso di vittoria alle elezioni) il taglio dell'Ici sulla prima casa. Ma non ci saranno ripercussioni sui bilanci dei Comuni? «Non è così, Berlusconi è stato chiaro: si toglie l'Ici sulla prima casa e lo Stato interviene con finanziamenti propri, provenienti da altre parti, nei confronti dei Comuni che avranno quindi lo stesso importo che avevano prima dall'Ici. Quando abbiamo fatto la campagna provinciale per Latina per il Presidente Cusani, abbiamo detto che saremmo riusciti piano piano ad eliminare l'Ici sulla prima casa nei piccoli Comuni, ed è quello che stiamo facendo. Se è quindi possibile farlo - nei confronti dei piccoli Comuni - da parte di un'Amministrazione provinciale, che ha un bilancio piccolo, credo che lo Stato possa tranquillamente riuscire a fare in modo che la prima casa degli italiani venga sgravata da questa tassa perché, nonostante i sacrifici che ogni cittadino italiano ha dovuto compiere per poter avere un'abitazione propria, in pratica continua ad essere affittuario dato che sono tante le tasse che si continuano a pagare allo Stato. È quindi giusto che almeno la prima casa sia sgravata da queste tasse. Poi, per le seconde e le terze, si possono anche aumentare». Nel corso del suo intervento, Fazzone si è soffermato anche sul tema della formazione, sottolineando come sia necessario un coordinamento con il territorio, realizzato attraverso un monitoraggio delle Camere di Commercio: «La formazione seria va fatta attraverso un osservatorio della Camera di Commercio, per sapere di quali professionalità c'è bisogno sul territorio. È necessario coordinare e fornire un quadro preciso, non proporre solo corsi organizzati dalla politica». Altro tema molto sentito dal leader di Forza Italia è anche quello dello sviluppo del territorio legato alla necessità di uno snellimento burocratico, così come chiesto dagli industriali: «I piani regolatori sono superati, dobbiamo realizzare piani di sviluppo per la vocazione del territorio, soprattutto dal punto di vista turistico: Latina ha il 50% delle coste del Lazio. Non c'è "colore" che tenga, quando si tratta dello sviluppo del territorio: il Progetto Latina è il progetto di tutti, non può essere di un solo partito». Il primo leader politico a parlare nel corso dell'incontro svoltosi in Confindustria è stato il senatore Pedrizzi, che ha polemizzato con le associazioni di categoria e con gli ordini professionali: «Altre associazioni di categoria non hanno ritenuto di organizzare questi incontri e non è vero che non ce ne fosse bisogno, come mi dice il presidente degli ordini professionali, che sto inseguendo da venti giorni ed ogni volta mi dice che non ha tempo; ma tra tre giorni si vota». Una stoccatina il commissario straordinario di An l'ha data anche a Confindustria: «L'autonomia va rappresentata nei giornali, nei documenti, nella direzione: qui a Latina siete autonomi, ma a livello centrale alcuni esponenti non lo sono stati, così come non lo è stato il giornale di Confindustria». Subito Pedrizzi è passato ad affrontare i temi proposti da Parnolfi, in particolare sul mercato del lavoro: «Grazie alla Legge Biagi ci sono un milione e mezzo di nuovi occupati. Certo, la legge va aggiustata dal punto di vista delle garanzie sociali: la flessibilità dal punto di vista delle aziende non può diventare precariato dal punto di vista dei lavoratori». Per quanto riguarda la semplificazione normativa e l'abbattimento della pressione fiscale sulle aziende, il leader di An ha sottolineato le proposte di detassare gli straordinari e di ridurre l'Iva, contestualmente all'introduzione di una "basic tax" del 5% per le micro-iniziative realizzate da giovani ed anziani, oltre ad una graduale riduzione dell'Irap. Centrale il nodo delle banche e dell'accesso al credito: per Pedrizzi il sistema bancario «anche se riformato dalla legge Amato-Ciampi, non è ancora sufficientemente sensibile al suo ruolo sociale di essere accanto alle aziende. Non è possibile che le banche abbiano utili a due cifre, del 15%, in alcuni casi anche del 20%, quando il sistema Italia ha un utile del 2%». Molto sanguigno è stato nel suo intervento il senatore Michele Forte, in particolare sulle infrastrutture e sulla necessità di realizzare un corridoio in grado di portare velocemente e in sicurezza da Roma a Formia: «In altre nazioni, quando si parla di autostrade, sono subito tutti d'accordo. Qui non si riesce a fare la Pedemontana di Formia. Nel Lazio, le altre province, Rieti, Frosinone e Viterbo, hanno tutte collegamenti autostradali». Per Forte è anche necessario eliminare, o quantomeno diminuire, il "centralismo" di Latina rispetto alle altre città della provincia, in particolare rispetto alla parte meridionale. Ma soprattutto, il leader pontino dell'Udc ha chiamato a raccolta tutti: «A questi incontri devono partecipare anche gli amministratori, coloro che hanno le responsabilità dirette sul territorio». Per dare risposte immediate e concrete.

Andrea Apruzzese

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