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Latina. Elezioni, turiamoci il naso. Domenico Cambareri: «Alla fine non resterà che votare Forza Italia. I radicali a sinistra destinati a soffrire»
La sarabanda elettorale è al suo acme, che è anche il suo termine. Lascia la bocca molto amara per le mancate occasioni di realistiche promesse. Da ambo le parti. Non importa il ruolo mediatico né tantomeno il volere fare previsioni circa il risultato. Né per invitare a votare per questo o per quest’altro. Personalmente, con grande difficoltà, voterò per Forza Italia. Con grande difficoltà, turandomi non solo il naso (come faceva Montanelli con la DC) ma anche le orecchie e risparmiando gli occhi per non andare a sbattere contro fantomatici cartelli esentasse.
Quello che preme maggiormente è quello che si agogna, ma raramente ciò che si agogna coincide con quello che può essere strumento per un meno conflittuale percorso in funzione del bene pubblico. Bene, cercherò di formulare le presenti riflessioni in funzione della premessa fondamentale che i miei ragionamenti possano valere a pro di un più fluido percorso politico dell’interesse nazionale e sociale. Ragionamenti che si rivelano essere non coincidenti e sicuramente discordanti con quelli di analisti e osservatori che stimo, non ultimo Paolo Mieli.
Nel Polo dell’Unione, è cosa importante vedere crescere il ruolo del gruppetto che supporta direttamente il leader di questa alleanza elettorale, proprio al fine di dargli maggiore risalto in funzione delle prerogative che dovrebbero garantirgli autorevolezza e capacità di fare recepire le sue eventuali “imposizioni”, se questa coalizione dovesse vincere, nei confronti delle discussioni che tergiversano per non fare prendere decisioni e non fare andare da nessuna parte “ad Occidente”. Non meno importante sarebbe vedere crescere da cespugli in alberi il partito dei repubblicani europei della Sbarbati, piccola forza che si propone in maniera dinamica e mette sul tappeto questioni molto importanti e scelte ben individuate, come quello di una seria, matura e non equivoca laicità della politica e, soprattutto, dello Stato. O quello, ormai fra i più scottanti e scandalosi, relativo alle disparità retributive e al rilancio alla grande del ruolo e dei riconoscimenti retributivi dei professori delle secondarie. Su questo punto, Prodi potrebbe recuperare sia come capo della coalizione sia come concorrente-alleato della Sbarbati, visto che nel 1994 era nato a Bologna il “manifesto dei mille prof.” molto vicino a lui, manifesto che apertamente si prefiggeva punti chiarissimi, ad iniziare dal ripristino dell’aggancio della carriera del docente delle superiori a quello dell’università. Cosa rimasta lettera morta per la pugnalata diessina alle spalle di Prodi. Ai fini di un maggiore equilibrio interno nel contesto del raggruppamento di centro-sinistra, importante sarebbe una non minore affermazione della rosa nel pugno. Forza sicuramente tardiva, eterogenea e raccogliticcia, “estremista” in temi scandalosi relativi ai “diritti” individuali e alla forzata formulazione della laicità dello Stato - soprattutto nella spesso inconcludente e demagogica “porzione” radicale - che intende dare battaglia su più cose. Borselli ha ed avrà un bel che da fare non solo con Pannella e Bonino ma anche e soprattutto per contenere, da socialista, le incessanti irruzioni del PDCI e dei rifondaroli.
Problematico sarebbero un eccessivo rafforzamento dell’estrema sinistra, verdi-pomodoro in testa e di Diliberto. Grave cosa sarebbe, in caso di vittoria dell’Unione, inserire Diliberto nel governo. Oltre al caso Ochalan, per come fu preparato e condotto dagli elementi dell’estrema sinistra a danno sia del nostro Paese che degli stessi armeni, non dimentichiamo che questo capetto comunista che si perita di dare lezioni di bon ton e di altro a tutti fu colui il quale, pur rivestendo i panni di ministro di grazia e giustizia della Repubblica, si recò all’aeroporto di Fiumicino per accompagnare a casa la fiancheggiatrice di terroristi americani, la Baraldini, “consegnata” alla “giustizia” italiana dagli USA per l’intervento dell’allora presidente Clinton (il massone Clinton: eppure, ancora oggi la Massoneria non è odiata, sprezzata e discriminata dai comunisti, anche da non pochi di quelli nostrani?) L’estremismo di Diliberto e del PDCI si “fuma” in un sol colpo la smielata dolcezza del sindacalista di Rifondazione.
Problematico non di meno sarebbe per Prodi il rafforzamento del “correntone” dei DS e della Margherita, visto che Rutelli si è appiattito su posizioni eccessivamente “moderate” (è il corrispettivo di quanto accaduto in AN con l’opzione filoclericale). Per un clericale come Prodi, che dimostra di saper temperare le sue idee e di saper dialogare anche con persone portatrici di valori diversi e, soprattutto, di frenare atteggiamenti distruttivi ed eversivi delle estreme, una posizione da “palude” in parecchi temi, ad iniziare da quelli della bio-etica, sarebbe dannosa e lo farebbe pencolare pericolosamente dall’altro lato. Naturalmente, questi ragionamenti debbono fare il conto con la nuova legge elettorale e con le quote pre-assegnate ai partiti minori, cosa che non permetterà loro mai e poi mai di potere aspettare dalle urne un responso molto positivo o sbalorditivo.
Dall’altro lato, nella Casa e nel Polo delle libertà, un miglioramento dei risultati elettorali dell’UDC accentuerebbe a dismisura le condizioni di pressing e forse di ricatto in funzione palesemente e sistematicamente filo-clericale e di difesa del sottobosco politico di questa forza sul governo, in caso di vittoria di Berlusconi. Il moderatismo di Casini è pericoloso perché, nella sostanza, si dimostrerà sempre poco liberale e sempre pronto ad utilizzare come arma politica la categoria “religiosa” e dell’ideologia della fede cattolica. Non meno pericoloso è il ruolo regressivo che intende svolgere AN. Per quanto clericali come Fisichella e Fiori hanno lasciato AN, questa forza politica con Fini ormai persegue irrazionalmente il diniego delle sue origini e si inventa ruoli e radici come i maccheroni con le carote. Beninteso, vi sono personaggi che potrebbero esprimere molto di più, ma l’unanimismo, questo feticcio-fantoccio, e la guida a vita - quest’altro feticcio-fantoccio - di chi dovrebbe tornare a fare barchette di carta davanti all’Istria hanno distrutto quel po’ di energie propositive che vi potevano ancora essere in una forza originariamente laica e cattolico-ghibellina. I giudizi e i concetti non vincolano alle catene certamente i giudizi sugli uomini, poiché ad esempio, per un cattolico dc in AN come Learco Saporito, fortunatamente preso da Fini, e un missino come Moffa, non meno fortunatamente recuperato dall’uomo delle verità politiche giornaliere, nutro sicura stima, come per altri ancora. anche amici personali.
Quindi, ogni voto in meno per AN sarà una buona cosa. Indirizzato a chi? Se nell’ambito dello stesso schieramento, a Berlusconi, o alle liste minori di destra, Alessandra Mussolini con Alternativa sociale e la Fiamma Tricolore. Cespugli intrisi di anti-occidentalismo (UE, NATO, USA) e di recente vernice di ideologia politica cattolica (abiurato il culto olimpico di Evola, che andrebbe fortissimamente recuperato da questi rinnegati), ma ciò poco conte, poiché il ruolo di Alessandra e di altre persone al suo fianco potrebbe portare a fare rivedere parecchie cose. Ma anche e non di meno, votare per i radicali rimasti nel Polo delle libertà con Della Vedova.
Forza Italia, infine. Non vi è dubbi che le sorti della futura maggioranza e della futura opposizione, in un quadro post-elettorale di non sfasciamento, dovrebbero ruotare attorno a Berlusconi e a Prodi. Se Silvio ha accentuato, e non in maniera puramente mediatica, il ruolo del leader, di fatto così dovranno fare e agire i due massimi esponenti. Forza Italia, in particolare, questo irripetibile mix di uomini e gruppi fra i più eterogenei, raccolti da Berlusconi, in ciò ha in prospettiva il suo tallone d’Achille. Ma ha ancora, al presente, una delle sue basi di forza. Pertanto, è da soprassedere sulla reale consistenza di Forza Italia come partito effettivamente cattolico e al tempo stesso liberale. Contraddizione oggi ancora per nulla sanabile. Se Berlusconi gioca anche spregiudicatamente sul ruolo della Chiesa e dei vescovi, non dimentichiamo che lo fa anche per non lasciarsi tirare il tappeto sotto i piedi dal duo Fini-Casini.
Infine, non dimentichiamo che Paolo Mieli avrà considerato ma non ha detto, nell’invitare a votare per l’Unione, che Prodi, se vince, non potrà governare che con l’appoggio esterno di Belusconi sui temi più spinosi di politica estera, di politica energetica, di ruoli e di investimente per le strategie italiane ed europee per i futuri decenni negli scacchieri extra euro-mediterranei. E, non di meno, per gli aspetti più scottanti delle politiche del lavoro, degli investimenti e dello sventare il ritorno all’utilizzazione della burocrazia dello Stato come “comune” dove fare albergare a vita stuoli di parassiti riformatori e rivoluzionari falliti. E di incalliti sindacalisti, pronti sempre a rialzare la testa. E, sulla Lega? Dopo l’accordo fatto con Emanuele Lombardi di Catania, converrà parlarne certamente a risultati elettorali conclusi. Per adesso, più che di risultati elettorali, la Lega ha da preoccuparsi solo di una cosa: del referendum confermativo sulla riforma federale della Repubblica. Risultati, questi, che potrebbero essere – come mi auguro – ghiacciati come le nevi perenni delle Alpi, se la fanatica caparbietà leghista non le farà nel frattempo sciogliere.
Domenico Cambareri
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