Venerdì 02/05/2025 
Parvapolis
categorie
Home page
Appuntamenti
Cronaca
Cultura
Economia
Politica
Sport


Parvapolis >> Politica

Latina. Elezioni. La Resa nel Pugno. I radicali determinanti per il pareggio. Ma con Berlusconi non avrebbero rinnegato la propria storia

«Ora più che mai, siamo impegnati per la riforma profonda della sinistra. Non è vero quello che si dice: che abbiamo ignorato i temi sociali; da sempre sono presenti nella nostra agenda politica. L'unità dei socialisti si persegue e realizza dando corpo al progetto Fortuna-Blair-Zapatero. Droga, amnistia, libertà ricerca scientifica: la nostra agenda politica. Marco Pannella intervenendo a "Radio Radicale" ha tra l’altro ricordato che "Da luglio abbiamo detto che c’era un obiettivo duplice per la nascita della Rosa nel Pugno: politico, strategico e non solo elettorale: assicurare l’alternanza fra la maggioranza berlusconiana e la maggioranza prodiana. L’altro. Costituire un elemento anche costitutivo per la riforma profonda della sinistra. Il primo risultato "miracolosamente" è stato raggiunto, e credo si possa affermare con il contributo della Rosa nel Pugno che si è collocata all’interno dell’Unione e di aver combattuto la sua battaglia nell’Unione. Abbiamo la responsabilità di essere assolutamente determinanti".
«Zero senatori», ha ossercato Christian Rocca su Il Foglio. «Marco Pannella fuori dal Parlamento, come da quattordici anni. Soltanto otto o nove deputati radicali, roba da uno-virgola-qualcosa. Il fallimento elettorale della Rosa nel pugno è clamoroso e ampiamente meritato. Un tempo i radicali erano quelli che capivano al volo la società, quelli che contribuivano più di ogni altro a dare linfa vitale al paese, a renderlo più moderno. L’ultima volta è stata nel 1999, quando si sono presentati alle Europee con una piattaforma elettorale liberale e liberista su cui hanno ottenuto quasi il nove per cento dei consensi. Non lavoro alla Nexus, ma posso svelare che quasi tutti i miei conoscenti che allora votarono Lista Bonino, domenica hanno scelto Forza Italia. E lo hanno fatto nonostante Forza Italia e malgrado Silvio Berlusconi sia il responsabile principe della mortificazione dei liberali nel centrodestra. Eppure, i conoscenti del mio piccolo exit poll personale hanno scelto il Caimano come credo chiunque altro, talebani-radicali a parte, abbia condiviso le campagne pannelliane dal 1992 a oggi. Soltanto di una cosa costoro domenica erano certi: mai avrebbero potuto votare il fascio di poteri e di interessi e di corporazioni che avvolge questo centrosinistra italiano. Certo, l'abolizione dell'uninominale è stata un duro colpo, ma non è che l'altra parte pulluli di maggioritari all'inglese (e in ogni caso la legge "porcata" ha funzionato benissimo: quale altro sistema avrebbe dato una maggioranza così chiara con uno scarto dello 0,6 per mille?). Certo, c'è stata la legge sulla fecondazione, la prima norma a favore della vita che rende più difficili le nascite, ma dalla propaganda elettorale della Rosa mi pare di aver capito che quella legge sia ben accolta anche nell'Unione. O no? La laicità dello stato, poi. Come se fosse in discussione. Come se davvero l'Italia corresse il rischio di trasformarsi in una teocrazia, soltanto perché Camillo Ruini, che non è il rappresentante di uno stato straniero ma dei vescovi italiani, interviene nel dibattito pubblico come Epifani o Montezemolo o l'ex presidente delle Coop Lanfranco Turci. Lavorassi alla Nexus mi piacerebbe scoprire quanto di questo 2,5 per cento ottenuto dalla Rosa provenga dai radicali. Io credo che sia in maggioranza un voto socialista, di quei socialisti che avevano già abbandonato il loro capo, mentre Pannella guidava gli autoconvocati del Parlamento degli inquisiti. Un radicale si sarebbe vergognato a sentire proclami in favore della scuola pubblica in bocca a uno dei suoi leader. I radicali non sono sindacalisti Uil: un radicale avrebbe cambiato canale ad ascoltare gli imbarazzanti comizietti contro il berlusconismo di Emma B. e Daniele C. Un radicale sarebbe entrato in analisi alla notizia che Alfredo Galasso, ovvero l'avversario ideologico degli anni Novanta, si fosse schierato con loro. Se non altro in memoria di Leonardo Sciascia. Potevano, i radicali, votare contro chi ha introdotto dosi di flessibilità. Ad eleggere chi vi si è opposto? Come avrebbe potuto votare l'Unione, un pannelliano americano, israeliano e che ha pure visto il bravo Capezzone trionfare tra i neocon di Washington? Pannella spiega gli insuccessi post '99 con la scarsità di mezzi attuali e con la disponibilità finanziaria di allora. In parte è vero, in parte no. Il punto è che allora apparivano come il volto presentabile di uno schieramento liberale, moderno e di centrodestra. Un motivo c'era. Il piano di Pannella nell'Unione è stato invece tanto ambizioso quanto fuori sincrono con l'Italia reale. Consisteva nel liberarsi dell'anomalia berlusconiana, per poi dedicarsi a cambiare la sinistra e riformare l'Italia. Ma non si è accorto che, malgrado tutto, nel paese Berlusconi c'è ancora. In realtà Pannella ha avvertito i suoi del rischio, ma questi non si sono accorti di essere diventati quei radical chic favoriti nei salotti che non sono mai stati. Marco è fuori dal Senato, ma i suoi voti hanno contribuito all'elezione di 38 senatori comunisti, più Franca Rame e tre marescialli dipietristi. Fossi iscritto al partito, chiederei un congresso per eleggere segretario Benedetto Della Vedova. È un neodeputato. Di Forza Italia».

Mauro Cascio


PocketPC visualization by Panservice