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Latina. Elezioni. Benedetto Della Vedova: «I radicali oggi sono più Caimani che Prodiani. Conviene loro tornare a guardare a Berlusconi...»
Le future analisi sui flussi elettorali, con ogni probabilità, dimostreranno che una parte consistente dell’elettorato radicale del decennio 1994/2004 (quello più "duro" in termini di proposte e non di appartenenza) ha scelto il Caimano. E in questa scelta ha certo pesato (anche) la presenza all’interno di FI dei Riformatori Liberali.
Certo, si è votato con una legge elettorale "brutta". Sarebbe stata preferibile (e temo che la Cdl l’abbia capito a proprie spese) una razionalizzazione maggioritaria del Mattarellum (abolizione dello scorporo), come noi, Calderisi in primis, avevamo richiesto. Ma così si giocava; e proprio con questa legge - e grazie a questa legge - la Rosa nel Pugno ha lanciato la sua sfida. Comunque, il sistema è rimasto maggioritario. L’alternativa era secca: votare per Prodi o per Berlusconi. Poi (solo poi) si sceglieva (e si è scelto) il partito. I voti alla Rosa nel Pugno servivano alla vittoria di Prodi. E così è stato, con ogni probabilità.
Certo, i radicali della pattuglia parlamentare della RnP - almeno loro- dovranno fare e faranno "i radicali". Ma come lo faranno, dopo essersi proclamati, ieri, i "giapponesi di Prodi" e, oggi, i "guardiani dell’Unione"? Votando contro le scelte di Prodi: l’abolizione della legge Pecorella e della riduzione dei termini di prescrizione, lo slittamento della riforma previdenziale e l’abrogazione degli istituti più innovativi della Biagi? Votando contro quella politica estera "franco-tedesca" cui è rimasto affezionato, in funzione anti-Usa, solo Prodi (e non più certo i tedeschi, e presto neppure i francesi), e contro la retorica del multilateralismo "onusiano"?
Ci dicono che noi salmoni radicali guardiamo ad un Berlusconi virtuale, inesistente. Stiamo ai fatti.
Il Berlusconi di cui noi radical-liberali volevamo una nuova vittoria e i radical-socialisti l’uscita di scena a favore di Prodi e del prodismo è quello della politica internazionale angloamericana: quando, esattamente due anni fa, Fassino e Rutelli dicevano "la nostra linea è quella di Zapatero", i radicali dicevano "Tutti a Bagdad" contro la linea "vile" del ritiro imposto dai terroristi. Berlusconi ha portato i nostri soldati a sostegno della democratizzazione dell’Iraq, i nuovi alleati dei radical-socialisti (e metà del nuovo gruppo parlamentare della Rosa nel Pugno) semplicemente non ce li volevano. Questo è un fatto. Come è un fatto la posizione di Berlusconi su Israele e Turchia nella UE. Quella di Prodi è notoriamente per il no.
La battaglia radicale contro l’articolo 18, Berlusconi l’ha combattuta. Male, visto che l’ha persa. Invece, la sinistra succube del sindacato, che ha vinto grazie alla RnP, gli e ci (ai radicali allora "berlusconiani") vomitava addosso epiteti come "incivili" e "barbari".
Sulla giustizia Berlusconi non ha fatto la separazione delle carriere. Verissimo. Ha fatto, male, una riformetta. Ma, questa volta, la seprazione delle carriere era scritta a chiare lettere nel programma. Nel programma di Prodi c’è scritto a chiare lettere il contrario.
Sulle tasse: Prodi vuole finanziare a carico della fiscalità generale (le tasse di tutti) un patto corporativo tra produttori, Berlusconi ha ridotto (poco) le aliquote delle imposte sul reddito e si proponeva di continuare su questa strada, rompendo il tabù della "concertazione".
Sulle pensioni: Berlusconi ha fatto una riforma nella direzione giusta a favore dei giovani seppur con effetti differiti, e i prodiani (non Diliberto: Fassino) preannunciano di volerne sospendere l’applicazione.
Sul lavoro: Berlusconi ha fatto la legge Biagi: i più, nell’Unione, la vorrebbero cancellare, e la stessa Rosa nel Pugno (con Bonino, non con Boselli) ne ha chiesto il "superamento" contro la "precarietà perpetua".
Sull’istruzione: la Moratti si è mossa bene, nella direzione dell’autonomia, su scuola e Università; poco rispetto al necessario, ma bene. La RnP ha scelto: "scuola pubblica, scuola pubblica, scuola pubblica". Cioè la scuola disegnata dal sindacato ad uso e consumo di insegnanti e bidelli e non degli studenti. I Radicali, prima, chiedevano il contrario, cioè il buono - scuola. La RnP ha chiesto la cancellazione di ogni finanziamento alla scuola privata (come se questo danneggiasse più le suore che non le famiglie che portano i bimbi nei loro asili nido). Eppure per anni i radicali hanno sostenuto - a partire dal modello "Radio Radicale" - la produzione dei servizi pubblici da parte del mercato e non dello Stato.
È chiaro che il principale prodotto offerto dalla Rosa nel Pugno sul mercato elettorale è stato il tema della laicità. Sulle forme, la natura e la cultura di questa laicità "No vatican-No Taliban" dei radical-socialisti ci sarà modo- anche in futuro- di discutere. Ma non c’è dubbio che su questi temi a sinistra ci sono una consonanza più forte e prospettive più promettenti.
Eppure, anche su questo, Berlusconi (lui, non i "suoi") ha fatto una campagna elettorale scevra da clericalismi o bigottismi; ed è un fatto che la laicità "dorotea" di Prodi non annuncia, sul punto, rivoluzioni. Ma soprattutto è chiaro che la laicità imposta come assoluta centralità non ha appassionato (neppure, forse, molti radicali appassionatamente laici).
Noi non abbiamo mancato di spiegare che siamo e resteremo, ad esempio, per una legge sulle coppie di fatto, in particolare quelle omosessuali. E il Berlusconi "reale" si sorbirà (come sa e forse come, persino, spera) le nostre critiche sulla legge Fini e il nostro impegno laicamente liberale sui temi legati alle questioni "eticamente sensibili".
Insomma, i radical-socialisti dicono di volere e sapere aprire grandi "contraddizioni" nella coalizione prodiana. Noi, invece, riteniamo che la politica radicale dell’ultimo decennio imponesse e imponga, anche elettoralmente, una posizione esterna e alternativa, non interna e contraddittoria, a quel sistema organico e insediato di poteri di cui Prodi è l’ espressione e il garante istituzionale.
Rita Bittarelli
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