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Latina. Elezioni. A sinistra, giorni di umiliante frustrazione. Paolo Iannuccelli: «Sono perdenti prima di combattere». Fassino non è Togliatti

Meglio Togliatti o Fassino? Impossibile una risposta, due leader diversi in tempi e periodi diversi. Una volta c’era il Pci, adesso i Ds. Non si parla più di comunismo – giustamente – ma di riformismo e partito democratico. Quando un segretario di federazione perdeva le elezioni nel Pci di una volta, la più grande macchina organizzativa del Bel Paese, lo dimissionava in meno di 24 ore. Erano i tempi di Togliatti e Longo a Botteghe Oscure. Arrivava il commissario, una figura che solitamente era di Livorno o di Sesto San Giovanni, le Stalingrado d’Italia. Insomma, nel gran partito che guardava ai lavoratori chi sbagliava pagava duramente i suoi errori politici. Ricordiamo Achille Occhetto spostarsi da Torino a Palermo per riorganizzare la base del partito, tanti giovani emergenti si sono formati in questo modo per poi approdare a Montecitorio o a Palazzo Madama. Leggendo i dati elettorali conseguiti dai Ds in provincia di Latina non c’è da stare allegri,sopratutto in vista di importanti tornate amministrative. Il segretario Enrico Forte continua a d affermare che tutto va bene ma nel partito non c’è stato un dibattito interno per analizzare il voto. L’ordine – meglio il disordine - regna sovrano. Dopo la elettorale di pochi giorni fa la base dei militanti è sconcertata davanti a tanto assenteismo, a una politica troppo arrendevole, a scelte che non hanno pagato in termini di numeri e consenso. I Democratici di sinistra, unitamente alla Margherita, hanno perso in soli cinque anni comuni importanti come Aprilia, Cisterna, Terracina, Sezze, Priverno, Gaeta, Pontinia, altri più piccoli come Maenza, Roccasecca, Lenola, Ponza, Cori, Itri. Una debacle gigantesca. I numeri penalizzano la gestione di Enrico Forte, ragazzo dalle buone maniere, proveniente dai Cristiano Sociali di Pierre Carniti e prima ancora dalla Dc, corrente basista, forse troppo a destra per governare un partito di grande ispirazione popolare. Forte, dopo la tremenda mazzata, non ha pensato di rimettere il mandato, non ha creduto che era meglio ammettere pubblicamente il fallimento di una politica poco propensa al dialogo con la gente, lontano dalle fabbriche che chiudono, dal turismo che langue, dall’agricoltura in crisi, dai negozi che non incassano nemmeno i soldi per l’affitto, ai giovani disoccupati. Un segretario troppo salottiero per un partito di massa che queste parti ha perso consensi anche sui Lepini, storica roccaforte rossa. A questo punto, l’obbligo di Enrico Forte è quello di dimettersi per avviare un nuovo ciclo, in caso contrario il commissariamento della Federazione rimane l’alternativa. Michele Meta, dove sei? A Latina già stanno organizzando liste più a sinistra dei Ds in preparazione alle prossime elezioni amministrative, con candidati di primo piano. Non vogliono stare assieme ai diessini morbidi e pronti al compromesso. La non si sente rappresentata da uomini poco propensi alla lotta politica, perdenti prima di cominciare a combattere. Togliatti avrebbe gradito.

Paolo Iannuccelli


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