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"Abbiamo un Parco Mussolini, ma un Teatro senza nome"

L'insoddisfazione serpeggia in un lungo documento. Tema: cultura a Latina. Svolgimento: "È cosa ormai risaputa che l’attuale maggioranza di destra-centro, sia in Comune che in Provincia,temiamo , purtroppo, presto anche in Regione, si trova prigioniera di una presunta fase di verifica (ma di cosa?) politica che l’ha ridotta in una situazione di stallo condita di ripicche, inutili prese di posizione , interviste del giorno dopo o prima e via discorrendo. Padronissimi, lor signori di maggioranza e di giunta di discutere all’infinito il contrappeso degli assessorati e delle presidenze di commissione ma senza alcun diritto di incancrenire sia quel 70% di cittadini che ha scelto di esser da lor signori governato e amministrato sia quell’altro 30% che, non avendoli votati, si trova doppiamente costretto a subire il loro malgoverno. Si potrebbe parlare di una storia che non finirà mai, quasi volendo parafrasare Guareschi… Si potrebbe parlare di un’ottima tecnica per mascherare la propria incapacità politica di amministrare, anteponendo ai progetti, alle fasi attuative, alle grandi idee ed alla responsabilità di decisioni che esse comportano il nome o nomignolo di chi dovrà firmarne l’imprimatur. Come se poi, tutto ciò non fosse opera ed espressione di una intera maggioranza, e – spesse volte ci illudiamo – di una stessa città di cui siamo tutti parte… Resta il fatto che poi, a soffrire di quest’inoperosa e statica incapacità, non sono le segreterie di partito ma ampie fasce di cittadinanza". A parlare sono Giorgio De Marchis, Raoul Davolio e Gabriele Tecchiato, della Sinistra Giovanile di Latina. "Ci limiteremo qui a fare qualche riflessione, prendendo spunto dall’esempio dato dall’assessorato alla Cultura e Pubblica Istruzione. Potremmo, sì, parlare di assessore in vacanza, ma questo già potrebbe prefigurarci un rapido e proficuo suo ritorno in Giunta, dovremo, invece, quasi con fare funerario, limitarci a commentare la vacanza (scomparsa) dell’assessore. Funerario, certo, celebrando a giorni il primo anniversario della sua assenza (ma senza epigrafi, per carità, con tanto di fotografia e messa in suffragio, in questa città tanto ligia agli anniversari di parte) e della vedovanza tutta della cittadinanza di quello che dovrebbe, nella città laboratorio della destra che governa, essere uno degli assessorati chiave, vero faro di innovazione per tutti gli altri comuni ancora nell’attesa di essere liberati dalle catene dell’indottrinamento, dal giogo comunista( resta però da capire perché Latina è culturalmente più arretrata di piccoli, minuscoli centri governati dalla sinistra). Ed invece nulla, un capoluogo di Provincia, secondo centro della Regione Lazio per numero di abitanti, non ha un bel nulla. Manca un assessore, quest’università è forse – così come è, teatro di scontri di potere e vero campo di battaglia Comune-Provincia – inutile, manca un reale comitato di gestione per l’Ente Teatro che abbia la sua massima espressione artistica ed organizzativa in un Direttore Artistico, di certo vi sono cittadini, in questa città, che possono vantare biblioteche private più cospicue e specializzate che quella comunale e via discorrendo, resta da capire che indirizzo si vuol dare a questi micro-musei ospitati nel Palazzo della Cultura…E ci limitiamo solo a vicende che sono sotto gli occhi di tutti, per non scendere in virtuosi tecnicismi che avrebbero un sapore, certo, un poco bizantino. Resta il fatto che questa città – nel campo della cultura – ha sempre dovuto fare i conti con i treni o con i veti incrociati. I treni che portavano da Roma l’assessora Carla Angela, glissiamo sull’evanescenza di Di Caprio , o i veti che dimostrano, nella rosa di nomi che leggiamo – quasi fosse un conclave – quotidianamente sulla stampa quotidiana, quanto la destra locale sia incapace di trovare, o di spendere, un nome che sia culturalmente di prestigio e che sia anche espressione manifesta di questa città. Forse, un domani, ci rallegreremo di avere Roberto Tana anche assessore alla cultura. Torneranno, forse, allora, i tempi del mecenatismo umanistico, fatti di mercanti-banchieri finanziatori di intellettuali e patroni di artisti e poeti, attenti spettatori delle dispute universitarie. E in lui avremo, finalmente, il novello Principe. Torneremo noi pure allora a rispolverare quello splendido depliant di trenta pagine o quasi, tutto in carta patinata e con tante fotografie in bianco e nero che il Sindaco Finestra ci recapitò a casa nel lontano 1993, corollario di quella magnifica campagna di affissione che chiedeva i voti al programma virtuale del sindaco, su ciò che avrebbe voluto fare – e come votargli contro? Lui, novello demiurgo - e mai – negli anni a venire – sulla sua amnesia nel portarlo a termine. Da allora sette anni sono passati, di certo quasi in nessuno resta memoria di quei grandi e maestosi propositi, fatti di metropolitane di superficie mare-monti e di complessi termali,e poi di città delle acque – qui dove i canali, quando ancora ci sono, sono fogne. Virtuali anch’essi come il sito internet del Comune di Latina,in eterna fase di allestimento. Dove alla voce sport non c’è nulla, nel mentre che celebriamo la città dello Sport. Dove alla voce città delle acque è il vuoto più totale. Dove addirittura i gruppi consiliari sono falsati. Vera città del futuro… Sogni ed utopie, più che altro, utopie di una destra che realizza, lasciando, appunto, alla sinistra, le utopie. Una destra di grandi ideali, che vuole – Dio voglia – attuare finalmente il progetto della Biblioteca Stirling e che intanto chiude – con efficiente razionalizzazione – quelle poche, sparute, sedi circoscrizionali che sono state, per molti, anche un luogo di ritrovo e di scambio umano. Una destra che si perde, inseguendo il suo sindaco, nel sogno di sbancare Piazza del Polo, per realizzarvi la conchiglia dei miracoli, che possa diventare un palco d’orchestra, che ci liberi da tutti i mali. La conchiglia dove, un giorno , finalmente colti ed eruditi, avremmo forse intravisto nascere di nuovo la Venere del Botticelli. La conchiglia vista e copiata a Cortina d’Ampezzo. Incapaci, ancora una volta, di elaborare qualcosa di pontino. Incapaci, ancora una volta, di produrre qualcosa di nostro. Impotenti in questa città amorfa e senza, ormai svuotata di ogni energia, nessuna voglia di riscatto. Costretta inesorabilmente ad assistere ad una crisi totale del sistema cultura, fautrice troppo spesso del volontario, metodico allontanamento delle risorse locali, sempre pronta ad aprirsi ad una colonizzazione (noi che spesso siamo stati figli e nipoti di coloni e non di colonizzati) romana,americana, pacchiana, priva di ogni spirito. E non parliamo di sofismi, pensiamo anche allo spirito di questa città, nello smantellamento sistematico del centro storico, nell’assassinio e stupro di Corso della Repubblica, temi questi, che eppure dovrebbero essere cari al Sindaco. Restiamo qui, estranei e distaccati, a subire gli imput esterni in una città inerte capace, troppo spesso, di copiare o di affidarsi a fantomatici Deus ex Machina (erano i tempi delle iniziative di Giampaolo Cresci, a cui va il nostro affettuoso tributo e ricordo, esule da Roma che ci portava, quasi in ostensione, i Ministri a teatro, con annunci sui giornali. I Ministri del Governo Berlusconi. E come non tornare, con la memoria, al tempo in cui i Gerarchi percorrevano l’Appia in macchina…e Qualcuno sorvolava Littoria in aeroplano?), incapaci di ricostruire un tessuto connettivo in questa città. Una città che troppe volte ha vissuto di ricordi, e di memoria. E ciò è giusto, guai all’uomo e alla civiltà che perde la sua identità e più non ha memoria. …meglio sarebbe non fosse mai esistito. Ma se questa memoria non è più stimolo per il futuro, per il progresso, a che ci serve? Siamo stanchi di rimpianti e di celebrazioni di staraciana memoria, pura esibizione di muscoli. Dove sono finite le ambizioni di Finestra e dei suoi uomini, le loro promesse di palingenesi per questa città vittima di una dittatura ‘democristiana’? … Perché allora o devono ammettere la loro incapacità, ed allora lascino – come direbbe il leader dell’attuale opposizione politica in parlamento – il posto a persone più competenti di loro, o sono vittime di ricatti politici o simili – ed abbiano allora il coraggio di denunciarli, troveranno tutta la città al loro fianco per riprenderci la nostra indipendenza – o hanno bluffato… E non stiamo chiedendo la luna, parliamo di piccole cose concrete. Aspettiamo ad esempio che il Sindaco renda esecutivo il progetto, o l’auspicio, o-visti i tempi-la pia illusione di assegnare un nome al teatro comunale di Latina. Proposta che ormai s’impolvera negli anni, mentre il palazzo della cultura languisce, relegato a trimestrale, inutile e roboante vetrina di regime. Vantiamo l’unico Parco Comunale A. Mussolini in Italia e non riusciamo a scegliere un nome per un teatro. Suvvia…si bandisca allora questo concorso di idee,si leghi questo edificio al territorio che lo ospita. E si abbia il coraggio di dargli un direttore artistico, perché non possiamo continuare a vivacchiare all’infinito piluccando in un cartellone stabilito da altri, vogliamo una nostra identità, di cui essere fieri, da cui partire. Vogliamo poter noi scegliere, senza imposizioni di sorta.Basta con questo commissariamento perpetuo. Non siamo qui a scrivere per il gusto di criticare, vogliamo costruire. Si comincino a mettere da parte i faraonici piani che tutti sappiamo di certo, al momento, inattuabili: parchi tematici, centri congressi(congressi di che? Vogliamo, intanto, pianificarli, senza correre il rischio di metter su altri enti inutili, ma ottimi ai fini di lottizzazione?)… e partiamo dalle risorse che disponiamo, incominciamo a lavorare. Diamoci un’identità che ci sappia far riconoscere anche a livello nazionale. Abbiamo un teatro, facciamolo fruttare, di là da effimere iniziative e da patrocini non sempre equanimi. Si legge, troppo spesso, che la produzione drammaturgica contemporanea in Italia è in crisi, che nella stragrande maggioranza le rappresentazioni sono di repertorio. In gran parte ciò è vero. Ed allora, accanto alla validissima rassegna F.I.T.A. perché non potenziare, strategicamente e finanziariamente un’iniziativa come ‘Sentieri d’Ascolto’, avendo anche il coraggio di andare oltre al Concorso ‘G. Volpi’? Perchè il Comune non si fa interlocutore delle nuove generazioni, di questi virgulti tanto cari al Sindaco Finestra e non si fa promotore di una vera grande rassegna nazionale del teatro sperimentale contemporaneo, una rassegna di alto profilo, per addetti ai lavori, capace di richiamare su Latina l’attenzione di larghi strati del mondo accademico e della cultura, ma allo stesso tempo capace di costruire un rapporto solido di collaborazione tra mondo della cultura e dell’economia, capace insomma di catalizzare attenzione e prestigio in questa città? Non credo sia poi così impossibile trovare i finanziamenti, finanziamenti troppe volte perduti – appunto – per incapacità programmatica e propositiva. E perché non avere ancora più coraggio , organizzando( e dando il patrocinio oltre ad un valido contributo) – magari avviando progetti di collaborazione con Enti Culturali Nazionali (pensiamo, in questo momento all’Accademia Nazionale di Arte Drammatica) con autorevoli Case Editrici - un concorso destinato alla pubblicazione dell’opera di un giovane e qualificato drammaturgo contemporaneo? Perché è anche così che questa città potrebbe uscire dal ghetto e dalla provincia, con umiltà ma senza abdicare alle proprie peculiarità. Perché nostre sarebbero le idee. Ma questo è un discorso che vuole avere anche un carattere metodologico, valido anche, p.es., per il Premio Tascabile, che – così com’è – non è che conti poi molto in ambito nazionale. Non ho mai visto- in giro per l’Italia – nessuna fascetta editoriale che segnalasse l’ottenuto ambito riconoscimento. Un motivo ci sarà pure…Latina, la città del ‘900. Perché non farne la sede di una rassegna annuale ed internazionale di editoria e grafica del primo ‘900,affiancata – magari – ad un’importante mostra mercato nel settore. Eppure mi pare che i Futuristi siano cari al cuore della destra, come, credo, Giulio Aristide Sartori… E che dire di questa Università senz’anima? Destinata, pare, a saturare ancora di più il mercato medico-giurdico, per perpetuare le dinastie pontine… Un Parco Nazionale con ecosistemi unici in Italia, di interesse come minimo europeo, il delicato equilibrio dei laghi salmastri,delle dune,Fogliano,il Museo del Mare e della Costa di Sabaudia…mi sarei aspettato, come minimo, un corso di Biologia Marina. E l’immenso patrimonio archeologico di questa provincia, d’epoca classica e medievale, ancora da valorizzare, su cui lavorare, la volontà di far rivivere Satricum…Ma non potrà cambiare nulla, perché anche i sogni non sono Cultura. E gli archeologi raramente sono ricchi, incapaci di uniformarsi al tenore di vita questa città. E il circolo vizioso ricomincia… Di tutto ciò, sappiamo, grazie alle vostre verifiche politiche, non vedremo nulla. Perché, lo sappiamo, la cultura non porta denaro, non permette di costruire palazzi, richiede solo sacrificio, passione, intuizione, intelligenza. Tutte le volte che abbiamo pensato di andarcene via ad un certo punto ci siamo voltati ed abbiamo scoperto di non poter non amare questa città. Perché Latina è la nostra casa, è qui che siamo nati, è qui che noi vogliamo vivere, lavorare e costruire.Questa città ha bisogno di volare alto, ed è tempo, ormai, di farlo. Perché non abbiamo nessuna intenzione di tornare in una palude, ma la strada, al momento, sembra portare solo a quello. Rivogliamo la nostra dignità di uomini,e non tester di centri commerciali. Quando riavremo un vero assessore alla Cultura – e non un funzionario di partito - con cui interloquire, quando avremo, infine, una seria politica culturale? Ma Lei, caro Sindaco, non ci risponderà, perché gli equilibri di maggioranza sono per lei più importanti, e non vogliamo più sentir parlare dell’autonomia di scelta di un sindaco prigioniero. Altrimenti ci dia ancora la possibilità di stimarLa, nomini subito a questo assessorato un uomo che abbia la fiducia di lei sindaco e capace di operare".

Mauro Cascio


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