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Latina. Provincia. Protocollo d'intesa con il carcere per il finanziamento di corsi di formazione per il recupero dei detenuti
Ventimila euro in un anno per la realizzazione di attività educative, sociali e formativo/lavorative all'interno della Casa Circondariale di Latina. È questo l'impegno dell'assessorato alle Politiche Sociali della Provincia di Latina, presentato ieri mattina in concomitanza con la firma del protocollo.
Subito prima della firma, l'Assessore alle Politiche Sociali della Provincia, Fabio Bianchi, ed il direttore della Casa Circondariale, Claudio Piccari, hanno illustrato i contenuti dell'accordo, che impegna i due enti a promuovere la più ampia collaborazione al fine di favorire il detenuto ad esprimere al meglio le sue abilità e potenzialità, per una sua piena riabilitazione sociale e lavorativa. A questo scopo, saranno appositamente progettati percorsi di integrazione, finalizzati a facilitare la crescita personale e professionale dei soggetti. Il ruolo della Provincia sarà quello di un coordinamento territoriale dell'iniziativa, oltre, naturalmente, a fornire mezzi e finanziamenti per i progetti, mentre la direzione del carcere fornirà a sua volta le indicazioni necessarie allo sviluppo dei progetti stessi, che saranno realizzati all'interno della struttura.
Diverse sono già le idee allo studio, pur nelle gravi difficoltà in cui si dibatte il carcere di Latina. Nella sezione femminile (che è una "casa di alta sicurezza", in cui si possono ricevere solo detenute provenienti dal Ministero, e non persone che arrivano dalla libertà) sono già attivi corsi di yoga, e si attiveranno corsi di taglio e cucito, pittura, laboratorio teatrale, lettura di testi («Un testo scritto - ha sottolineato Piccari - serve a far riflettere i detenuti sul proprio percorso di vita»). Questi ultimi saranno attivati anche presso la sezione maschile (che è un'effettiva casa circondariale), mentre verrà ulteriormente potenziato il corso di informatica.
Per l'assessore Fabio Bianchi, il protocollo è la sintesi di un percorso articolato e di un lungo discorso, affrontato per comprendere come intervenire, non solo a livello di finanziamenti, ma anche con attività concrete per il recupero sociale dei detenuti. Un plauso alla sua iniziativa è giunto anche dal consigliere provinciale dei Verdi per la Pace, Fabrizio Vitali: «A prescindere dalle politiche generali dell'Ente, su cui non siamo d'accordo - ha concluso Vitali - quando il lavoro svolto è valido, ed in questo caso, come nel caso di altre iniziative dell'Assessore Bianchi, lo sosteniamo».
La validità del progetto è stata evidenziata dal direttore Piccari, che ha però ammonito come «il tempo della detenzione in carcere non può essere isolato: il detenuto segue dei corsi, svolge dei lavori, riflette sul suo passato all'interno del carcere, ma quando esce, se non ha sostegni, può tornare a delinquere». Tra gli altri progetti allo studio, vi è la pubblicazione di una raccolta di scritti e poesie delle detenute: «Le ho lette, e ne sono rimasto colpito - ha detto Piccari - ma dovremo studiare come affrontare le spese di tipografia. Sicuramente tra i progetti c'è l'ampliamento della palestra, molto seguita sia in ambito maschile che femminile, e valuteremo anche l'acquisto di libri per la biblioteca».
Le gravi carenze, sia a livello di strutture, sia di personale, sono state sottolineate dallo stesso Piccari: «È complesso portare avanti le stesse attività presentate senza l'adeguato numero di agenti di custodia. Allo stato attuale, sono costretti a seguire contemporaneamente due o tre incarichi e devono svolgere doppi o tripli turni, servirebbero almeno altre 30-40 unità». Ma è il sovraffollamento il problema maggiore: «Abbiamo sempre una media di 120 ospiti maschili e 30-35 femminili, per un totale di 150 circa. Secondo un decreto del Ministero della Sanità, bisognerebbe calcolare una cella di 9 mq per il primo detenuto e di altri 5 mq per il secondo detenuto, per un totale di 14 mq per due detenuti: questa è la capienza ottimale, mentre la capienza tollerabile è di 3 detenuti. Ma nel carcere di Latina, nelle celle da 16 mq abbiamo sei detenuti, mentre in quelle da 9 mq (che ne dovrebbero ospitare uno solo) ne abbiamo due e spesso anche tre».
Andrea Apruzzese
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