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Latina. I cattolici sempre più incompatibili con l'Italia laica e liberale. Continua l'indice delle sante proibizioni: Massimo D'Alema e Dan Brown
Il sogno teocratico del Vaticano, soprattuto in Italia non è stato mai dismesso, anche perchè solleticato da quelle schiere di politici cattolicisti, che si sentono disturbati al solo pronunciamento della parola laicità. Affannati ad arruolare nelle proprie fila membri del movimento per la vita o dell’opus dei, costoro amano anche esibirsi in giustificatori e vanesi distinguo tra laico e laicista. Sono i veri supporter delle Gerarchie Vaticane. I più fidati garanti delle ingerenze della Chiesa nella vita dello Stato.
Ecco allora il Vaticano fare pressione per proibire libri o films (si pensi, per limitarci ad esempi più recenti, agli anatemi dell’allora cardinale Ratzinger contro Harry Potter, o a quelli di monsignor Angelo Amato contro "Il codice Da Vinci"). Ecco allora gli espressi divieti a candidature istituzionali dello Stato italiano. Così, a ridosso dell’imminente elezione del Capo dello Stato da parte del Parlamento, suona nuovamente le sue campane per bloccare la candidatura alla Presidenza della Repubblica di Massimo D’alema. Sembra che qualche eminente anziano prelato abbia addirittura gridato allo scandalo per il fatto che il Presidente dei DS non sia battezzato. Ciò che preoccupa le gerarchie è che D’alema, a differenza di tanti suoi ondivaghi colleghi, non ha fatto mai mistero della sua visione laica del mondo. E questo basta per non far rammentare Oltre Tevere il salvataggio della scuola cattolica a cui ha contribuito da Presidente del Consiglio, perfezionando il sistema paritario integrato ideato da Luigi Berlinguer.
L’Avvenire, qualche giorno fa, ha scritto che chi si candida a Presidente della Repubblica deve essere espressione di una “leadership istituzionale capace di stare al centro”. Il punto è proprio questo. Pur formalmente auspicando un candidato super partes, la Chiesa in effetti vuole un Presidente ad essa funzionale. E’ proprio il candidato – tipo in cui essa spera, infatti, a destare le maggiori inquietudini, visto che in Italia essere di Centro vuol dire in pratica appartenenza cattolico apostolica romana.
Di contro, non è forse la laicità la garanzia massima di essere al disopra delle parti? Evidentemente quanti richiedono un presidente super partes sono i più partigiani di tutti. Allora, la contraddizione è fin troppo evidente. Gli interessi di parte del Vaticano (e non solo) assai meno.
Forse qualcuno dovrebbe pur spiegare alle gerarchie vaticane che il Quirinale non è più la residenza dei papi. Qualcuno dovrebbe pure spiegare che c’è stata la Breccia di porta Pia che ha decretato la fine del papa re. Oppure, visto che si vuole abdicare alla divisione tra Stato e Chiesa, non sarebbe il caso di chiedere il diritto di reciprocità? Ad esempio che la messa venga gestita da esponenti della Rosa nel Pugno. O che il matrimonio religioso venga celebrato da Luxuria. O che gli affari dello Ior vengano indagati da Di Pietro. E, per che no, che il Papa per essere candidato debba prima sottoporsi ad un test di affidabilità laica.
Maria Mantello
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