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Latina. Istat, non siamo più tra i comuni campione. Mario Bernardis: «Si tratta di sapere perché questa esclusione. Quali sono le responsabilità?»

«Nell’apprendere che il Comune di Latina è stato cancellato dall’elenco ‘Comuni campione’ per l’indicizzazione dei prezzi al consumo, mi sono interessato al problema, cercando di assumere notizie dal Responsabile dell’Ufficio ISTAT del Comune di Latina, sig. E. G. ( faccio uso delle sole iniziali per motivi di riservatezza e rispetto verso questa persona), apprendendo che a seguito di problemi interni avrebbe prima lasciato l’incarico, non si comprende bene se per malattia o per aspettativa, l’ufficio e poi sarebbe stato trasferito presso la Presidenza del Consiglio Comunale». Scrive Mario Bernardis: «Del problema dell’ISTAT, ebbi ad interessarmi circa un anno fa - quale rappresentante sindacale della CGIL - , allorché stavano accadendo episodi di violenze interne, quasi fisiche, fra il personale che interessavano altresì detta persona e mi fu assicurato che con il disciolto SCAL ( Servizio di trasporti comunale) si sarebbe sopperito alle carenze e risolto il problema. Le notizie sin qui acquisite hanno dimostrato esattamente il contrario, che il clima all’interno di detto servizio sia andato sempre più degradando sino a far si che sì allontanassero i due autisti e lo stesso responsabile dell’Ufficio statistica. Sarebbe auspicabile che quale Direttore Generale, che suppongo sappia perfettamente cosa accade all’interno della struttura e dei brogli emersi, dia corso ad una indagine conoscitiva per determinare: per quali ragioni questo Comune sia stato escluso dai Comuni Campione per l’Istat; quali le cause che lo hanno determinato; quali le responsabilità personali che hanno determinato questo declassamento del Comune di Latina. La voglio assicurare che procederò personalmente a verificare alcuni passaggi di cui ho chiara e precisa conoscenza ed appena ne avrò conferma sarà mia cura informare la Procura della Repubblica di Latina e la Procura della Repubblica presso la Corte dei Conti».

Andrea Apruzzese