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Firenze. Mente, cervello, uomo nel mondo contemporaneo. Con Mauro Cascio, Maurizio Camerata e Vittorio Vanni c'è Sergio Moravia

L'Accademia di Studi sulla Tradizione e la Scienza «Collegium Fraternitatis Eques Peregrinus» – nell'ambito di un ciclo di incontri itineranti dal tema "Tradizione, tradizionalismi, la funzione dell'uomo" che si sono svolti nei mesi scorsi a Catania, Roma, Pisa, Altopascio (Lucca)– organizza, con l'associazione "Lettere e Simboli" una prestigiosa serata di approfondimento filosofico dal tema "Mente, cervello, uomo nel mondo contemporaneo". Con il saggista Vittorio Vanni, che introdurrà i lavori, ci saranno il presidente dell'Accademia Maurizio Camerata, la ricercatrice Sabrina Madia e Mauro Cascio, giornalista e scrittore, direttore editoriale per la Rubbettino. Relatore d'eccezione Sergio Moravia, ordinario di Storia della Filosofia all'Università di Firenze. Moravia, conosciuto dal grande pubblico anche per aver curato un manuale di filosofia in uso negli istituti superiori, è nato nel 1940 a Bologna da famiglia triestina, ma si è formato e vive a Firenze. Allievo di Eugenio Garin, si è laureato nel 1962 con una tesi su Romagnosi. Numerose le sue conferenze e cicli di lezioni in Belgio, Francia e Germania, e soprattutto in Canada e negli Stati Uniti, dove Moravia è stato visiting professor in alcune prestigiose università. I suoi interessi coprono un arco assai vasto di campi, discipline e problemi. Da prima si è accostato alla cultura francese, fra Sette ed Ottocento: tra i principali frutti delle sue ricerche figurano la riscoperta degli ideologues e delle scienze umane nel '700. Poi ha ampliato di molto l'arco dei suoi interessi, occupandosi dello strutturalismo e del pensiero francese contemporaneo, di Nietzsche e della Scuola di Francoforte, di filosofia della mente e dell'esistenza. Negli ultimi anni, l'attenzione maggiore dello studioso si è concentrata, per un verso, sulle complesse questioni connesse al cosiddetto mind-body problem, che costituisce il tema della serata, per un altro su certi nodi epistemologico-fondazionali della psicologia e dell'analisi dell'esistenza. In questo campo egli ha sviluppato una linea di ricerca che lo ha portato da un lato a criticare le posizioni di tipo neofisicalistico e neobiologistico, dall'altro a proporre una prospettiva di tipo fenomenologico. In ambito più strettamente teoretico-morale, Moravia va approfondendo posizioni di ispirazione ermeneutica e pragmatistico-costruttivistica. Contro il riduzionismo epistemologico, l'omologazione dell'uomo al biologico e al computazionale e certe tendenze odierne a svalorizzare gli aspetti simbolico assiologici dell'essere e dell'agire umani, viene riaffermata da Moravia la centralità nell'uomo della sua dimensione poietica, context dependent, eticamente impegnata nella dimensione della scelta e della responsabilità in direzione (auto) emancipativa. Tra le sue opere "Il tramonto dell'Illuminismo. Filosofia e politica nella società francese (1770-1810), Laterza, Bari, 1968; "La ragione nascosta. Scienza e filosofia nel pensiero di Claude Levi Strauss", Sansoni, Firenze, 1969; "La scienza dell'uomo nel Settecento", Laterza, Bari, 1970 (trad. tedesca Munchen 1974); "Il pensiero degli Ideologues. Scienza e filosofia in Francia (1785-1815)", La Nuova Italia, Firenze, 1974; "Lo strutturalismo francese", Sansoni, Firenze, 1975; "Filosofia e scienze umane nell'età dei Lumi", Sansoni, Firenze, 1982; "L'enigma della mente. Il "Mind-Body problem" nel pensiero contemporaneo", Laterza, Roma-Bari, 1986; "L'enigma dell'esistenza. Soggetto, morale, passioni nell'età del disincanto", Feltrinelli, Milano, 1996. La serata sarà anche l'occasione per la presentazione degli ultimi numeri dell'Antologia di Studi Tradizionali «Luz» fondata da Mauro Cascio nel 1999 ed attualmente edita dall'Accademia presieduta da Maurizio Camerata. Il tutto in un luogo storico: il caffé letterario "Giubbe Rosse". Fucina di sogni e passioni. Così Alberto Viviani definisce le "Giubbe Rosse" e quella terza sala del caffè Fiorentino dove fiorì, lottò, dilagò la rivoluzione futurista. Le "Giubbe Rosse" restano nella storia della cultura italiana, un laboratorio di pensiero, di progetti, di passioni. "Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità... Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno... Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie di ogni specie, e combattere contro il moralismo... È dall'Italia che noi lanciamo per il mondo questo manifesto di violenza travolgente e incendiaria, col quale fondiamo oggi il "Futurismo", perché vogliamo liberare questo Paese dalla sua fetida cancrena di professori, d'archeologi, di ciceroni e di antiquari...". Così tuonava Marinetti dalle pagine del Figaro del 20 febbraio 1909 tentando invano di scuotere il mondo sonnacchioso e perbenista della cultura italiana. L'appuntamento è per venerdì 19 maggio, dalle ore 18.30.

Andrea Apruzzese


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