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Latina. Poste Spa, con le rose ci sono le spine. Pasquale Verrengia: «L'azienda privata pensa solo al profitto e non a dare servizi giusti»
«Le Poste Italiane spa? Un gigante dai piedi di argilla... che già frana». È questo quello che hanno maturato le Organizzazioni Sindacali Slc Cgil, Slp Cisl, Uilpost, Failp Cisal, Confsal Ugl Com. Tale giudizio si è verificato determinato verificando nell’arco di molti mesi l’inconsistenza delle misure e l’inefficacia della tempistica individuate nelle linee strategiche perseguite da Poste SpA. Non esiste un piano industriale definito e puntuale e non si comprende il conseguente e reale dimensionamento degli organici e delle attività da espletare ed implementare.
Infatti, registriamo già oggi come i più forti competitori si siano organizzati sul territorio appropriandosi di quote di mercato proprie di Poste. Così ecco la strada dello sciopero per giovedì 1° giugno, con una protesta davanti gli uffici della sede centrale delle Poste all’Eur a Roma che si concluderà con un comizio alle ore 12.
«Contestualmente non sono chiari gli scenari su fronte delle privatizzazioni e questo determina la nostra preoccupazione per le future ricadute occupazionali -scrivono i tre sindacati-. In merito alle relazioni industriali costatiamo che gli accordi siglati, per quanto apprezzabili negli intenti e rilevanti (quali Recapito, Sportellizzazione, Produttività, Ferie collettive, Mobilità) rimangono all’interno delle mura delle sedi di V.le Europa a Roma».
«Vengono inoltre diramate "policies" discrezionalmente interpretative di leggi importanti di tutela, con grave pregiudizio delle lavoratrici e dei lavoratori interessati (vedi legge 104) –aggiunge Franco Magistri, segretario provinciale della SLP CISL-. Il tavolo regionale in tutto questo quadro, risulta privo di titolarità, si sommano mancanze della regolazione dei demandi, le finte intese anche su temi rilevanti per il territorio (Accordo sulla sportelleria, Accordo CMP Fiumicino, etc.) non vengono prospettati alle Organizzazioni Sindacali Territoriali i piani riguardanti le priorità di intervento rispetto alle condizioni presenti negli ambienti di lavoro. Non si rispetta l’elementare diritto sociale sindacale di informazione semestrale rispetto ai principali indicatori di gestione aziendale come da CCNL.
Si è in presenza quindi di una reale assenza di relazioni industriali svuotate dei loro vari contenuti, forse a causa di una mancanza di delega da parte del centro alle R.I. previsto dagli assetti contrattuali».
Ciò determina una difficoltà nell’attività sindacale, aggravata peraltro dalle mancanze di un accordo quadro di regolazione delle libertà sindacali finalizzate agli incontri con la Direzione Aziendale.
«Va rivisto l’intero sistema –aggiunge Pasquale Verrengia, segretario generale della Cisl Latina- credo che fosse meglio il servizio che dava la Posta come azienda di Stato e non come privato: col privato si cerca e si pensa soltanto al profitto e a non dare un servizio adeguato alla collettività e questo non fa altro che creare un disservizio che è sotto gli occhi di tutti».
Tali condizioni di vera e propria impossibilità al confronto, hanno sommato ritardi e di conseguenza accresciuto i problemi, che restano:
- nello Staff: mancati inquadramenti, una mobilità non contrattata, l’assenza di qualsiasi percorso di riqualificazione professionale, una insufficiente informazione preventiva alle Organizzazioni Sindacali rispetto alle modifiche organizzative, uno snaturamento dell’istituto delle ferie attraverso un vero e proprio arbitrio nella loro erogazione;
- nella sportelleria: una carenza d’organico senza precedenti, un correlativo mancato rispetto all’orario di lavoro, un mancato rispetto della Legge 626/94 con un particolare riferimento agli uffici lay-out fatti oggetto di rapine a livello quotidiano;
- nei centri di meccanizzazione postale e nei CPO: sperimentano orari e turnazioni ai limiti della sopportabilità, un degrado nei servizi e nell’ambiente di lavoro, carichi di lavoro non equilibrati ed un’errata composizione delle squadre, tutte condizioni che dovranno essere sottoposte alla discussione e validazione delle lavoratrici e dei lavoratori interessati;
- nel recapito: una carenza strutturale di personale, una mancata assegnazione delle zone ( prevista invece, dall’accordo di fase), una mancata implementazione delle zone di recapito in particolare a livello provinciale, aggravate dai recenti fenomeni di urbanizzazione, utilizzo di motomezzi in assenza di condizioni di sicurezza, numero eccessivo di ferie pregresse;
- quadri: assenza di percorsi formativi, eccessiva discrezionalità aziendale sui percorsi di carriera e sulla gestione degli orari della Direzione Aziendale.
In questo quadro si rende indispensabile riappropriarsi del tavolo di confronto regionale assicurandogli autonomia ed efficacia; lo sciopero proclamato, infatti si presenta come strumento capace di perseguire tale obiettivo, riaffermando la dignità del livello di confronto e l’esigibilità degli accordi sottoscritti.
Mauro Cascio
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