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Latina. Referendum, c'è chi dice sì. I Riformatori Liberali: «Una scelta importante». Arturo Diaconale: «Una sinistra da Circo Barnum...»

Comincia a mobilitarsi il fronte del sì per l'appuntamento referendario. Ha dichiarato Benedetto Della Vedova dei Riformatori Liberali qualche giorno fa: «Chiediamo, e chiederemo ossessivamente fino al giorno del referendum, ai "riformatori del No»" perché volete privarvi dell’unico strumento di cui i riformatori, di destra o di sinistra che siano, possono concretamente oggi disporre? Per avere la botte piena (le riforme) e la moglie ubriaca (un centro-sinistra unito sul referendum)? Avrete solo la moglie ubriaca e un’Italia sempre più ingovernabile».
Intanto c'è l'affondo di Arturo Diagonale su L'Opinione: «Il fronte del no è partito all’assalto. No al Ponte di Messina, no all’Alta velocità, no alla legge Biagi, no alla legge Gasparri, no alle missioni militari ovunque esse siano, dall’Iran all’Afghanistan, no alla parata del 2 giugno. A tutti questi no, che testimoniano il fermo proposito di fare piazza pulita di tutte le iniziative, compiute o solo avviate, del centro destra, dovrebbero corrispondere altrettanti sì. Che fare al posto del Ponte di Messina sul terreno delle grandi infrastrutture? Come sostituire o modificare la legge Biagi? A chi vendere i pezzi della Rai messi in libertà dalla eventuale abrogazione della Gasparri? In quale modo realizzare il ritiro delle truppe inviate in giro per il mondo in missione di pace? Che fare al posto della sfilata dei soldati in armi in via dei Fori Imperiali? Del centro sinistra al governo che forma il fronte del no conosciamo al momento solo la parte negativa. Quella che vuole eliminare, cancellare, distruggere. Ci manca la parte positiva e propositiva. Con una duplice eccezione. Che è quella che prevede di sostituire i soldati in armi in missione di pace con civili disarmati in missione umanitaria. E quella che suggerisce, come ha fatto il presidente del Wwf Italia Fulco Pratesi, di innovare la tradizionale sfilata del 2 giugno caratterizzandola con la presenza di una serie di testimonial delle diverse peculiarità del Paese. La prima eccezione, quella che prevede di mandare i civili volontari al posto dei volontari militari, è un vero e proprio capolavoro di furbizia. Invece di essere destinati alle Forze Armate impiegate all’estero, i soldi per le missioni vengono distribuiti ai soliti noti delle Ong e delle associazioni pacifiste. In questo modo si rispetta l’art. 11 della Costituzione e si garantiscono flussi di denaro continui alle tradizionali strutture clientelari dei partiti della sinistra. Una sorta di ennesima e gigantesca greppia buona per soddisfare gli appetiti crescenti di tutte le organizzazioni di quella parte della società civile della sinistra che campa solo sullo sperpero del denaro pubblico. Inoltre, non si rompono affatto i normali rapporti internazionali del nostro Paese con gli altri governi occidentali. Per la semplice ragione che per la protezione militare dei civili, indispensabile sia in Iraq che in Afghanistan, si chiede l’intervento delle truppe Usa. In modo da scaricare le spese della necessaria presenza militare sugli americani ed assicurare il massimo dei benefici ai propri amici di partito. A questa idea geniale, che poi è quella solita della sinistra di predicare la pace e razzolare la clientela, si aggiunge la proposta ancora più sfolgorante di Pratesi di innovare la sfilata trasformandola nel Circo Barnum. Accanto ai militari, ha sostenuto il presidente del Wwf, dovrebbero sfilare “gli esponenti più amati della società civile: il corpo di ballo della Scala, la Ferrari del campionato di Formula 1, l’equipaggio di Luna Rossa o di Mascalzone Latino, attori ed attrici del cinema e della Tv, associazioni di volontariato, una rappresentanza degli ordini religiosi, dei circhi equestri, delle razze animali più tipiche (come i bovini maremmani o i cavalli delle Murge), delle confederazioni industriali ed agricole e così via”. Ma sì! Il tutto tra l’allegro sventolio delle bandiere arcobaleno e magari, tra la delegazione dei frati minori, quella delle veline ed un drappello di asinelli sardi, qualche variopinta rappresentanza delle minoranze etniche e sessuali del nostro Paese. È questa per il fronte del sì del centro sinistra, la capacità di proposta della nuova maggioranza? Se è così non è una tragedia. È una comica. Purtroppo finale».

Rita Bittarelli


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