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Latina. La cultura del dialogo. Leon Bisengambi Bibalu: «Oggi è sempre più importante il riconoscimento della dignità dell'altro e del diverso»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS con Leon Bisengambi Bibalu, giornalista della Radio Vaticana, in occasione della Tavola Rotonda "Dialogo interculturale nella società globalizzata", organizzata dall'Itis "Galileo Galilei" di Latina.
Quali i punti principali per poter sviluppare il dialogo interculturale?
«Sono tre: la conoscenza delle origini (cioé la dignità della persona umana riconosciuta da tutti); la conoscenza della storia, sia i fatti positivi da reiterare, sia quelli negativi da evitare per sempre (ad esempio il nazismo va studiato, per comprendere che una tale tragedia non deve mai più accadere). Il terzo punto è quello che riguarda il diritto, inteso come giustizia, come inserimento tramite il lavoro. Se noi mettiamo questi punti insieme, cioé una persona che si riconosce e riconosce gli altri come provenienti da un'origine di digintà e se conosciamo la nostra storia, le nostre grandezze, ma anche la storia e le grandezze degli altri, possiamo avere una relazione profonda. Solo tenendo insieme questi tre aspetti noi riusciamo a favorire la realtà interculturale, perché se ad una persona manca il diritto, cioé il lavoro, non può interagire; se un'altra persona non si sente riconosciuta storicamente, o se quelli che hanno commesso degli sbagli nel passato, non li riconoscono, non è possibile l'interculturalità. Noi rifiutiamo un dialogo verticale, dal nord al sud, "ti accolgo per pietà"; difendiamo un dialogo che annuncia la parità tra gli esseri umani».
Lei è un giornalista, un operatore della comunicazione: alla Radio Vaticana a quali principi vi ispirate nel vostro lavoro, in particolare per favorire il dialogo interculturale?
«Il ruolo dell'informazione è di verità, al di là delle ideologie. In questo periodo stiamo vivendo nella società dell'immagine e della pubblicità, ogni nazione difende la sua immagine, ogni Paese espone la propria grandezza storica e quindi i mass-media hanno un ruolo importante nel non condizionare la crescita positiva e pacifica dei giovani presentando certe realtà in un'ottica sempre negativa. Ad esempio, non si devono presentare sempre immagini di miseria e povertà di certi Paese, senza illustrarne anche il lato positivo, del lavoro e dell'impegno: è uno schema sbagliato quello per cui per quel Paese solo l'occidente fa qualcosa e loro non fanno niente per loro stessi; è altrettanto errato non presentare sufficientemente le realtà intellettuali delle varie culture. Per quello che riguarda Radio Vaticana, ribadisce che tutti sono figli di Dio, e quindi trasmette questo messaggio di amore e fraternità per tutti i popoli della Terra. Questa è la fonte primaria, da cui poi partire per parlare delle leggi, per incontrarsi e unirsi. I mass media dovrebbero quindi evitare l'errore di presentare parzialmente le cose. Rendiamo omaggio ai docenti che oggi hanno organizzato questo incontro, e vogliamo incoraggiare le nuove generazioni che secondo me sono in passo avanti, cioé sono più avanti degli adulti condizionati dalle ideologie e noi dobbiamo liberarli da queste, per iniziare ad avere un mondo veramente unito, come si vede (almeno nella visibilità esterna) in tante città del mondo come Parigi, Londra, Bruxelles, e tante città americane, in cui i ragazzi di tutte le razze parlano la stessa lingua, non si pongono problemi di ideologie. Invece di mettere loro delle ideologie di divisione (politiche o etniche) dobbiamo aiutarli a continuare ciò che stanno già facendo, a scoprire ciò che di profondo c'è in loro. L'Africa, inoltre, porta la sua cultura di solidarietà, mentre quella dell'occidente è tendenzialmente una cultura dell'individualismo: tutto si compra e si vende, anche il tempo, mentre nelle società del sud, c'è più solidarietà, chi ha, aiuta, il bene è di tutti. Certo, per chi si deve integrare, è necessario compiere un passaggio antropologico non facile».
Andrea Apruzzese
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