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Latina. Un governo Suvietico. Gli ecoterroristi danno battaglia alle automobili. Ma soltanto a quelle care all'odiato ceto medio...
«La prima mossa "economica" del governo Prodi-Pecoraro Scanio non poteva che essere
questa: tassare i Suv, cioè quei macchinoni che costano un occhio della testa, ma non
più delle lancetesi, delle mercedesnere, delle cabriomiddlescent, e che generalmente
inquinano di meno, ma che irritano di più il popololavoratore e i manettecologisti
perché così va il mondo. D'altra parte cosa aspettarci da un governo Prodi-Cossutta
in politica estera?». È la riflessione di Marco Taradash dei Riformatori Liberali
E ancora:
«Se un Suv con un litro di carburante fa meno strada di un’utilitaria, a parità di
chilometraggio chi lo guida versa di più all’erario. Il bollo, a sua volta, dipende
dalla potenza del motore: è quindi maggiore per i fuoristrada che per altre categorie
di automobili. Si dice: ma i Suv inquinano. Tanto per cominciare, anche i Suv come le
altre auto devono rispettare i limiti Euro4. Inoltre, i nuovi modelli sono più puliti
di quelli vecchi, come dimostra il calo dei livelli delle emissioni inquinanti a
dispetto della più capillare penetrazione dei fuoristrada. D’altronde, la Fiat
Sedici (il Suv della casa torinese) monta lo stesso motore della Grande Punto e
dell’Alfa 147: perché dunque dovrebbe subire una tassazione discriminatoria?
Infine, un’auto più pesante è garanzia di sicurezza. La realtà è che la battaglia
ai Suv ha poco a che vedere coi Suv. Punta a obiettivi più ambiziosi e radicali.
Uno è sociale: i fuoristrada da città non sono le macchine dei ricchi, ma quelle
del ceto medio, e come tali incarnano tutto ciò che a un certo progressismo europeo
dà l’orticaria fa venire il mal di pancia. L’altro è politico: il superbollo e
l’estensione dei divieti di accesso sono passi verso un giro di vite sul traffico
privato in generale. Cioè vengono messi in discussione il diritto e la pretesa
degli individui a muoversi da soli, ad andare dove vogliono quando vogliono.
I Suv sono il ventre molle di una libertà creata dall’incrocio tra capitalismo e tecnologia».
Rita Bittarelli
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